Questa rubrica vede la luce di venerdì quando i bollori patiti per una sconfitta difficile da digerire sono quasi del tutto smaltiti. A freddo, a distanza di qualche giorno, devo comunque dire che la delusione è stata grande: così come grande – bisogna ammetterlo – è stata la prestazione del Pergocrema.
Ci si attendeva un’avversaria votata solo ed esclusivamente alla difensiva e invece abbiamo visto all’opera una squadra determinata, fredda, calcolatrice, addirittura spietata quando, nelle rare occasioni che si è procurata, ha interpretato alla lettera il copione tracciato dal suo allenatore.
Guardate, so che a parecchi la tattica ostruzionistica messa in campo dai nostri avversari non è piaciuta; ma io credo che bisognerà cominciare a ragionare praticamente, al di là di astratti concetti di bel gioco. Bisognerà dunque ammettere, anche a malincuore – perché non ci siano equivoci di sorta – che il Pergocrema ha mostrato molte di quelle qualità – tutte in una volta – che egoisticamente credevamo essere patrimonio esclusivo della nostra squadra.
Ha giocato con intelligenza tattica, ha chiuso tutti gli spazi ai nostri attaccanti, ha giocato con un’intensità agonistica di prim’ordine: per giunta, a differenza di altre impostazioni tattiche messe in mostra dalla Paganese in trasferta, ha presentato nove elementi almeno dietro la linea del pallone, pronti però a ripartire con fulminei contropiede, che adesso la terminologia corrente vuole siano chiamate ripartenze.
In questo gioco di chiusura di spazi in fase difensiva e di veloci puntate in avanti in spazi larghi, bisogna riconoscerlo, il Pergocrema è stato bravissimo.
Io credo, e non è il senno di poi, che la nostra Paganese avrebbe dovuto affrontare con lo stesso spirito agonistico e con la stessa intensità tutte le gare in esterno giocate fino a questo momento. Nel calcio bisogna guardare al sodo, ai punti, alla classifica, ai traguardi da raggiungere: altri obiettivi, tra cui quelli intriganti del bel gioco, possono aspettare.
Il guaio – purtroppo – è che domenica nemmeno il bel gioco abbiamo visto; questo deve preoccuparci ancora di più. Si pensava che la squadra dovesse dosare meglio le sue forze nel corso dell’intera gara; “non più inizi arrembanti e ritmi folli, ma saggia diluizione di intensità agonistica per tutta la durata della gara” – deve aver pensato Palumbo.
Il nostro guaio più grosso è stato quello di incontrare una squadra organizzatissima sul piano tattico e un tecnico, Maurizi, che della Paganese conosceva a memoria vita, morte e miracoli. E’ bastato bloccare Triarico sulla fascia con un raddoppio asfissiante di marcatura perché tutto l’apparato offensivo della squadra andasse in crisi. Lepri è stato un’ombra vagante sull’altra fascia laterale. Una volta bloccate le fasce come potevano arrivare i pericoli per la porta del Pergocrema?
Sembra una cronaca della partita, e sarebbe fuori luogo a distanza di cinque giorni dalla sua disputa, ma non lo è. E’ solo l’amara disamina tecnica di una squadra che sa giocare solo alla stesso modo; che è sbilanciata in avanti, perché se non ci avete fatto caso ve lo dico io: gioca sempre con quattro attaccanti, vale a dire Triarico, Lepri, Tortori e Tedesco.
E volete che elementi come Triarico e Lepri, due ali pure, veloci, guizzanti, con tutta la buona volontà possibile, sappiano interpretare efficacemente la fase difensiva? Inoltre Tedesco e Tortori sono o non sono attaccanti da area di rigore, anche se spesso si sacrificano – con risultati tutti da vedere – anche sulla trequarti?
Poi ci lamentiamo delle prestazioni di Vicedomini e di Casisa quando, in due contro tre o quattro avversari a centrocampo, non riescono il più delle volte a dare il là all’azione propositiva in avanti.
E’ a centrocampo che qualcosa va rivisto, con tutto il rispetto possibile per le idee tattiche di Palumbo; una squadra deve innanzitutto avere equilibrio tattico, deve trovare le giuste equidistanze fra i reparti: deve pensare prima a non perdere le partite e poi, se possibile, pensare anche a vincerle. Quando c’è equilibrio ci si può permettere anche di organizzare meglio quella benedetta tattica del fuorigioco che in casa ci ha portato a subire già due gol evitabilissimi. Perché, guardate, incassare un gol come quello di domenica scorsa nel primo tempo è proprio da polli, sfortuna a parte.
Adesso andiamo a Sorrento. Ci aggrappiamo alla tradizione favorevole.
Ma anche un cambiamento di rotta della squadra sotto il profilo tattico non guasterebbe.
Nino Ruggiero
(Trasmissione “Azzurrissima” di Telenuova, sabato 22 ottobre 2010)
No Comment! Be the first one.