Così è (anche se non vi pare)
“Venite gente, venite, siamo vivi e vegeti” – quasi un appello dell’intera squadra dopo la vittoria a mani basse conquistata contro la Nocerina una settimana fa. Appello alla città, ai distratti, ai benpensanti; ma anche appello rivolto ai riottosi, a quelli che hanno sempre la puzza sotto al naso, che non sono mai contenti di niente, ai supertecnici, a quelli che classifica alla mano sono sempre pronti a trovare il pelo nell’uovo, a quelli cui non sta mai bene niente, a coloro i quali vogliono vincere sempre in tutte le categorie.
Una squadra brava a vincere dopo cinquant’anni il derby per antonomasia di questa terra, il derby che è un campionato nel campionato, meriterebbe di avere tanto pubblico, non solo tanti complimenti.
Ma chi te li dà, dove sono quelli “senza età” che – vento, freddo, pioggia imperversanti – gremivano gli spalti prima del “Del Forno”, poi del “Comunale” e poi del “Marcello Torre?”. Cambiano i tempi, cambiano le usanze, cambiano pure i tifosi. Ogni volta una litania, una scusante: fa troppo caldo, orario impossibile, fa freddo, piove. Si è capito: siamo quelli che siamo; pochi di sicuro, ma – speriamo – buoni.
Siamo pochi, forse anche meno del solito nell’incontro con la Carrarese e possiamo solo gioire per il risultato conseguito. Siamo pochi e sappiamo bene anche com’è il calcio. Tutti voi – sportivi o tifosi d’occasione – che avete il palato fine, che volete sempre vincere e vedere un calcio d’eccezione, fate bene a rimanere a casa. Se siete capitati per caso al “Marcello Torre” per godere uno spettacolo di alto spessore, avete sbagliato posto: dovete andare al teatro. Nel calcio possono anche convivere gioco brillante e risultato, anzi sarebbe auspicabile: ma raramente i due risvolti riescono a coesistere. Certo il discorso cambia se hai una squadra schiacciasassi, tipo Lecce di quest’anno, ma siamo su un altro pianeta…
Se la squadra toscana si trova malinconicamente all’ultima posizione di classifica, una ragione ci deve pure essere. La Paganese non se lo chiede e cammina diritta per la sua strada. Il primo gol è di quelli che avrebbero fatto la felicità del produttore di “paperissima”. Complice anche un vento malizioso ed impertinente, un disimpegno difensivo di Benassi di testa diventa un pallonetto imparabile per il portiere Piscitelli trovato nella circostanza fuori dai pali.
Grassadonia ringrazia e porta a casa; non può certo dolersi della fortunata coincidenza che gli spiana psicologicamente una strada che comunque non è mai facile.
Avevano in programma di disputare una gara accorta i calciatori maremmani, ma sono costretti da subito a cambiare registro. Non più difesa bloccata e centrocampisti a protezione della propria porta ma una gara di offesa per cercare di riportarsi in parità. A centrocampo i toscani si fanno valere territorialmente. Pestrin è in giornata di grazia e diventa il catalizzatore della manovra offensiva in funzione di centromediano metodista, come si diceva una volta. Funzionano bene gli inserimenti offensivi di Pedrelli sulla sinistra del proprio schieramento e di Orlandi che sembra una scheggia impazzita quando parte in verticale. Venitucci è uno che non scherza ed ha un sinistro al fulmicotone. Ci prova subito il calciatore dopo aver subìto il gol con una sventola di sinistro su calcio di punizione dai venticinque metri che si stampa all’incrocio dei pali alla destra di Marruocco vanamente proteso in tuffo. La Paganese non è quella di Chieti; l’organizzazione del suo gioco passa sempre tra i piedi di Romondini e Soligo, che appaiono in palla e determinati quando hanno il pallino del gioco in mano; qualcosa invece s’inceppa nella fase di non possesso, nonostante un encomiabile impegno di Ciarcià che si vede poco come attaccante di fascia ma che si sente nell’economia del gioco. Gli avversari sembrano essere sempre in superiorità numerica, arrivano primi sui palloni; vincono i contrasti più feroci, addirittura sono favoriti da rimpalli sempre amici. Finisce il primo tempo e non si può dire che la partita sia particolarmente coinvolgente.
Secondo tempo. Secondo munifico regalo della Carrarese. Disimpegno sbagliato della difesa ed invito al bacio per Girardi che non si fa pregare due volte per il regalo ricevuto. Tiro potente ma centrale e pallone che passa letteralmente tra le gambe di Piscitelli uscito alla disperata nel tentativo di chiudere lo specchio della porta. Il gol spezza le gambe alla squadra toscana ed ecco venir fuori le qualità di una Paganese finalmente più tranquilla dal punto di vista psicologico. Cresce Soligo a centrocampo e cresce di conseguenza anche il rendimento del reparto che può contare – oltre che sulla qualità di Romondini – anche su un Ciarcià che sembra calarsi bene nel ruolo di ala tattica vecchio stampo. Dorme sonni tranquilli la difesa e potrebbe far dormire sonni perlomeno meno agitati in vista del prossimo incontro esterno di Benevento se Marruocco se ne stesse più calmo e non cercasse di reagire ad un fallo di un attaccante della Carrarese. Cartellino giallo per il portiere già diffidato e addio Benevento per lui.
Qualche amico, che è lontano da Pagani e segue le mie note settimanali, mi chiede lumi sulle effettive potenzialità della squadra. Bella domanda; bella ed imbarazzante. Azzardo solo una considerazione, peraltro suffragata anche dalla posizione in classifica della squadra. Quella di quest’anno è da considerarsi la formazione più completa e competitiva che sia stata allestita nell’era di Raffaele Trapani. E’ forte in difesa non solo per la riconosciuta affidabilità di Marruocco, Fernandez e Fusco, ma anche grazie all’intuito di Cocchino D’Eboli che d’intesa con Grassadonia ha saputo dotare la squadra di due ottimi giovani sulle due fasce laterali, vale a dire Calvarese e Nunzella che crescono caratterialmente domenica dopo domenica. E non vorrei dimenticare Pepe, l’uomo dei momenti difficili che quando viene chiamato in gioco non delude. Il centrocampo è il reparto che forse avrebbe bisogno di un ritocco. Romondini è l’homo sapiens della squadra; dai suoi piedi partono inviti che non si possono rifiutare; catalizza il gioco di centrocampo ed ha forte personalità che nel calcio in determinati momenti conta più di un podismo sfrenato. Grande calciatore Romondini e grande uomo; proprio ieri ho letto su Tuttolegapro di una sua toccante iniziativa in difesa delle persone meno fortunate della vita. Quando ha saputo di una iniziativa di Vincenzo Criscuolo, allenatore in seconda della Paganese, che ha fondato un’associazione no profit dedicata alla memoria di un giovane calciatore cavese, Alfonso Di Giorgio, deceduto sul campo a soli quindici anni, ha subito dato con entusiasmo il proprio appoggio.
Mi scuso per la divagazione ma certi valori in campo e fuori è bene che vengano evidenziati in questo mondo che sembra avere sempre meno tempo per le nobili iniziative. Dicevo del centrocampo e dico subito di Soligo che ha cominciato a far vedere di che panni veste. Buona la gara con la Nocerina, eccellente quella con la Carrarese. Ottimi i suoi inserimenti in avanti come quello del secondo tempo quando ha tagliato d’un fiato tutta l’apparato difensivo avversario per proporre poi il cross al centro fra un nugolo di difensori avversari. Se cresce ancora Soligo, ho l’impressione che ne vedremo delle belle. Proprio a centrocampo però ho l’impressione che si debba meglio quadrare il cerchio perché due soli centrocampisti non possono reggere a lungo ancorché supportati a turno nel loro impegno da elementi che hanno nel loro dna altre caratteristiche. E mi riferisco a Ciarcià e Scarpa. Il primo si è sacrificato all’inverosimile in un ruolo delicato a supporto proprio di Romondini e Soligo; grande lavoro oscuro, grande duttilità. Ma la domanda per un elemento che in origine presenta altre caratteristiche sorge spontanea: durerà? Discorso a parte per Scarpa che è l’elemento di maggiore spessore e di maggiore personalità. Saprà e potrà Scarpa recitare il ruolo che gli è stato ritagliato da Grassadonia e che prevede grossi sacrifici di ordine fisico?
Credo che il futuro della Paganese girerà attorno a questi interrogativi perché per quanto riguarda l’attacco mi sembra di poter dire che Grassadonia ha in mano una rosa di attaccanti di tutto rispetto che peraltro sa anche gestire bene se è vero – come è vero – che nel finale di gara abbiamo visto all’opera la soluzione numero due con Fava ed Orlando al posto degli spompatissimi Girardi e Tortori. E scusate se è poco, avrebbe detto Luciano De Crescenzo in “Così parlo Bellavista”.
Andiamo a Benevento e poi a Barletta per capire meglio il nostro futuro.
Per intanto accontentiamoci di aver preso un altro uovo: alla gallina penseremo domani.
Nino Ruggiero
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