Il nuovo corso della Paganese ha portato a due le vittorie consecutive con piena soddisfazione dei tanti tifosi azzurrostellati.
Oggi, dopo aver raggiunto la quota salvezza, si può dire che la squadra affidata a Raffaele Esposito stia mantenendo fede al programma tracciato a inizio campionato. Anzi, bisogna dire che i programmi della vigilia sono andati al di là delle aspettative, anche se, a un certo punto del campionato – legittimamente – si è pensato, con la squadra al vertice della classifica, di potersi inserire nel novero delle candidate alla vittoria finale. Poi, lo sapete, qualcosa si è inceppato nel delicato meccanismo che regola i valori di una squadra di calcio e sono arrivate le brusche frenate con il Sassari LatteDolce e con il Monterotondo che hanno riportato la squadra azzurrostellata con i piedi per terra.
E ora, che facciamo? Vogliamo forse biasimare chi ha creduto di poter aspirare a qualcosa in più di un campionato tranquillo? Non credo ci sia qualcuno che possa impunemente vietare i sogni, soprattutto quando nel dolce dormiveglia, preludio di un nuovo giorno, tutto è sembrato essere anche a portata di mano.
Oggi, con la vetta a sette lunghezze, la squadra ha cambiato pelle, e soprattutto ha ritrovato alcune pedine che mancavano all’appello per infortuni occorsi prima e durante il campionato. Sono arrivati anche giovani di valore, più adatti a ricoprire ruoli di una certa importanza sulle due fasce laterali, per cui l’allenatore ha potuto anche valutare la possibilità di cambiare l’assetto tattico della squadra. Non vi dirò di schieramenti in numeri, tanto abusati con formule che fanno a pugni con l’aspetto dinamico di una gara di calcio e che sembrano sempre di più adatti a un tavolo di scopone, scacchi o a dama. Guardate, ve lo dico per esperienza, non è una questione di numeri e di schieramenti se oggi parliamo di una squadra più portata all’offensiva. Più offensiva, è vero, ma che deve pur sempre fare i conti con l’equidistanza tra i reparti che in una squadra di calcio non deve mai mancare. Gli addetti ai lavori, in gergo, lo chiamano “senso della misura” e una squadra che si rispetti non può mai farne a meno. Lo affermo perché fino a prova contraria il calcio è un gioco di movimento e non statico. In campo – a prescindere dal numero di attaccanti schierati – bisogna correre anche senza palla, soprattutto senza palla, correre ed essere presenti in ogni zona del campo, bisogna saper difendere quando sono gli avversari ad avere il pallino del gioco in mano ma bisogna anche proporsi in avanti quando è necessario per dare sostegno al compagno in possesso di palla.
Il nuovo corso della squadra ha solo portato alla ribalta una squadra più convinta della sua forza, a prescindere dagli attaccanti schierati. Andava detto, e lo diciamo, anche se saranno proprio le prossime gare (con Lodigiani in trasferta e Savoia al “Marcello Torre”) a dirci qualcosa in più.
Ma i sogni non toglieteceli. Mai.
(foto Paganese calcio)
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