Mi hanno insegnato, nel corso di una lunga carriera, che le partite di calcio hanno una storia che finisce al novantesimo minuto (almeno una volta era così!) e che la relativa cronaca finisce in quel momento per poi lasciare il campo ai commenti.
Sulla partita di ieri con la Lodigiani, quello che avevo da dire l’ho già detto ampiamente nelle valutazioni soprattutto dei singoli componenti con il solito pagellone, evidenziando anche una prestazione per niente eccezionale della squadra nel corso del primo tempo.
Da quando mondo è mondo, i commenti rappresentano il sale di una partita perché sono l’espressione dello stato d’animo che pervade l’animo di ogni appassionato; sono peraltro soggettivi e non sempre coincidono con quelli delle varie anime che costituiscono il variegato mondo del calcio.
Qui ci sono sempre state due scuole di pensiero: quelle degli addetti ai lavori e quelle di un pubblico che, scevro dal ruolo di chi ha posizioni dominanti, vede la partita con l’occhio critico di chi vuole certamente vincere ma ha anche il palato fine.
Perché dico questo? Perché se è vero che nel calcio contano soprattutto i risultati (e lo sottoscrivo), è anche vero che, quando il gioco non rispecchia lo standard del minimo indispensabile, ci può essere una voce di sano dissenso.
Detto questo doverosamente, è forse anche il caso di aggiungere che la Paganese del secondo tempo, ridisegnata probabilmente nell’intervallo, ha mostrato segnali di cambiamento anche nel modo di interpretare la partita. La squadra ha affrontato gli avversari in modo radicalmente diverso, con ordine e geometria senza abusare nei personalismi. In questo ha giocato un ruolo di primo piano il sudamericano Ferreira apparso finalmente rigenerato e autore di un gol che ha denotato opportunismo innato sotto rete.
Adesso c’è in vista l’incontro esterno con il Savoia che si giocherà in campo neutro.
(foto Paganese calcio)
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