Quando mancano tre sole giornate alla fine di questo campionato, tutto quello che c’era da dire sul rendimento complessivo offerto dalla Paganese è stato detto. Il programma di minima stilato dal gruppo dei dirigenti, con capofila il notaio Calabrese, è stato rispettato e la squadra in tante occasioni è andata anche al di là di ogni più rosea aspettativa.
Certo, ci sono stati periodi in cui si è pure pensato che in fondo qualche cosa in più sarebbe stato possibile ottenere. Solo illusioni, con la possibilità di arrivare alla disputa dei playoff apparsa lì lì, a un vero e proprio tiro di schioppo. Avete presente il comportamento di un naufrago che lotta con tutte le sue forze contro i marosi in tempesta ma poi cede proprio quando sembra fatta con la riva a portata di mano? Ogni volta una legittima aspettativa, una speranza, un sussulto, un fremito. Niente da fare.
Eppure non si può dire, a onor del vero, che non sia stato fatto complessivamente – e con le poche risorse a disposizione – un buon lavoro in tema di allestimento della squadra. I giovani sui quali si puntava non hanno per niente deluso e lo dimostra il fatto che proprio la Paganese – in base ai parametri stabiliti dalla Lega Nazionale – sia al primo posto tra le squadre che hanno meglio utilizzato le risorse giovanili.
Su alcune cose però è necessario che ci si chiarisca una volta per sempre, soprattutto per il futuro. La politica dei giovani non è per niente sbagliata ma va precisato – in tema di ambizioni – che una squadra giovane, per quanto ambiziosa e ricca di buone individualità, difficilmente può arrivare a certi traguardi.
I precedenti in materia non lasciano dubbi. I giovani bravi devono maturare le loro esperienze che non sempre sono conciliabili con i risultati. E i risultati arrivano quando si hanno in formazione elementi in grado di fare pendere il piatto della bilancia in virtù di qualità superiori alla media. Perché dico questo? Perché non bisogna mai correre dietro alle illusioni e credere alle favole. Si vince o si combatte per vincere quando si è forti e si riesce ad allestire compagini di rilievo. Le tattiche contano, ma fino a un certo punto; almeno fino al momento in cui chi ha classe e talento non decide che la partita deve andare in un certo modo.
Le squadre composte perlopiù da giovani si attrezzano, si compattano, esprimono anche un buon gioco ma poi si perdono sotto rete quando non riescono a concretizzare la mole di gioco prodotta. Capita quando si ha a che fare con formazioni giovani come l’attuale Paganese che per buona parte del campionato è stata additata come squadra dal gioco brioso e spumeggiante. Dove è finita quella squadra? Possibile che la stessa formazione non riesca più a fare punti? Solo sfortuna o cos’altro?
Della partita di ieri con l’Altamura ho detto già tutto che c’era bisogno di dire con il “pagellone”. Non c’è bisogno che dica dell’altro anche se bisogna riconoscere che il risultato finale ha penalizzato un po’ troppo gli uomini affidati a Quaglietta.
Il campionato però non è finito e non può essere archiviato perché la matematica ancora non si è pronunciata in tema di rimozione e di salvezza.
È ancora aperto invece il discorso sul futuro della società. In merito sono attese importanti decisioni proprio nelle prossime ore. Amen!
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