La partita non l’ho vista, anche se ho tentato inutilmente di vederla sul piccolo schermo. Ho pagato regolarmente, come d’uso; ma questi che hanno in concessione le partite interne della Paganese sono di una professionalità disarmante e non si rendono conto che probabilmente non posseggono i mezzi per entrare in tutte le case. Non lo dico solo io, chiedete pure un parere, soprattutto ai numerosi utenti che da Nardò hanno invano premuto per poter legittimamente guardare la partita dopo aver pagato un prezzo anche fin troppo congruo. Sul settore, sarebbe bene che ci mettesse il becco anche e soprattutto la Lega per evitare che degli sprovveduti possano lucrare sulla passione dei tanti tifosi impossibilitati a recarsi personalmente negli stadi.
Per avete notizie più dettagliate sull’andamento della partita potete leggere il pagellone di Paolo Saturno che ieri era presente al Marcello Torre.
Detto quello che andava doverosamente detto, passo a dire che dalle notizie attinte, direttamente o indirettamente, è risultato che la Paganese, ancora una volta, abbia disputato una gara di tutto rispetto, con la consapevolezza di avere di fronte una squadra che, in estate, ma anche nella sessione invernale, non ha lesinato affatto sulla lista della spesa. In tante formazioni – ad onor del vero – hanno speso molto, anche troppo.
Tra le squadre che hanno speso di meno, troviamo proprio la Paganese che ha saputo spendere; forse anche per necessità (che in questi casi, però, aguzza l’ingegno!) ma anche per una legge di mercato, probabilmente non scritta, che si rifà a una sana economia. E qui entra il gioco il famoso rapporto “qualità/prezzo” che è indice proprio di saper spendere.
Da questo assunto, verità vera non romanzata, parte la storia di quest’anno della Paganese. Una squadra costata poco, che ha i suoi padri putativi in Nello Calabrese, Raffaele De Prisco e una cordata di imprenditori locali; coordinato dal tecnico Agovino, da Accardi e da Raiola. Da questi personaggi, parte una fascinosa avventura che vede protagonisti non solo la squadra ma anche una tifoseria eccezionale che ha saputo condividere una scelta di mercato obbligatoria.
L’attuale squadra oggi sembra avere un’anima, non si ferma mai, anche quando ha di fronte avversari sulla carta ben più forti e possenti, tanto da far rivivere, d’una tratto, la favola tra Davide e Golia. Il gigante contro il pigmeo, una sfida della vita, con il più piccolo che deve combattere con il più grande.
Che cosa è cambiato nel giro di qualche anno, quando un pareggio in casa veniva considerato dalla tifoseria locale come una iattura o un lutto nazionale? Una volta, il pareggio era considerato un infortunio imperdonabile, quasi paragonabile ad una sconfitta.
Oggi, alle soglie del 2024, siamo diventati tutti capaci di accettare un pareggio senza profferire parole? Che dire, meglio ancora, pronti addirittura a festeggiare goliardicamente un pareggio giunto all’ultimo istante grazie a un gol di rapina di Mancino. Un pari che sa di vittoria contro una squadra che ha il veleno sulla coda perché nel girone di andata arrivò al pareggio grazie ad un infortunio del portiere della Paganese.
Allora, cosa è cambiato nel corso del tempo e cosa ha contribuito a rendere meno esigente un pubblico che si oggi si accontenta di una squadra che mostra di avere un’anima pulsante ancorchè costruita con criteri forzatamente parsimoniosi?
Bisognerebbe che l’arcano ce lo spiegasse qualche sociologo, esperto di vita vissuta.
Io ho una mia idea, sociologi a parte che potrebbero elucubrare le loro teorie in una materia molto opinabile. Dico che nella vita è solo una questione di chiarezza di intenti. Bisogna avere idee chiare e farsi capire.
Questa Paganese farà bene perchè è stata costruita bene. Come diceva un bel cartello in un’officina meccanica, “Facciamo tutto quello che è umanamente possibile. A volte anche l’impossibile. Per i miracoli invece ci stiamo attrezzando”
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