Così è (anche se non vi pare)
Due a due il risultato finale di Isola Liri-Paganese. Un risultato che non mette e non toglie niente alle ultime prestazioni altalenanti della squadra azzurro-stellata. Cambia il direttore d’orchestra, ma non cambia la musica. Di getto, dopo aver seguito per quello che è possibile le gesta della Paganese attraverso internet (a proposito, complimenti ai giovanotti dell’ufficio stampa che compiono autentiche acrobazie per essere puntuali negli aggiornamenti), al risultato finale mi è frullata nella mente la romanza “Questa o quella per me pari sono” dal primo atto del Rigoletto di Verdi.
Dove “pari”, parafrasando detta romanza, più che pareggio deve intendersi come “non cambia niente”. Capisco che nessuno a questo mondo ha la bacchetta magica; che di tempo ce n’è stato poco, pochissimo se vogliamo, per dare una sterzata alla squadra sotto il profilo tattico e caratteriale. Ma, dopo l’inopinato abbandono di Grassadonia, nel cuore di molti tifosi ed appassionati della casacca azzurro-stellata aleggiava il vento della speranza e del cambiamento.
Dai pochi amici presenti ad Isola Liri ho ricavato considerazioni contrastanti. Quelli che masticano di calcio per mestiere, tecnici e giornalisti, hanno parlato di una squadra in ripresa e che ha quasi sempre avuto fra le mani il pallino del gioco; i due subìti sarebbero arrivati nelle uniche azioni in cui la squadra avversaria si è affacciata in avanti. Gli intransigenti, quelli che guardano soprattutto al risultato e che non vanno troppo per il sottile, hanno parlato di una prestazione della squadra al di sotto delle normali potenzialità, in linea con le poco convincenti prove degli ultimi tempi.
Cosa aggiungere: purtroppo, quando non si vede una partita, sulla stessa non si può dire molto. Il più delle volte ci si affida alle immagini televisive per ricavare impressioni da sviluppare e da sviscerare, ma quest’anno siamo proprio ai verbi difettivi per quello che riguarda le riprese televisive. Domenica – anche se le direttive della Lega Pro consentirebbero servizi di cinque minuti – addirittura abbiamo visto solo i quattro gol, fritti e rifritti nella stessa salsa.
Una considerazione: che scadimento, che tristezza se rivado con il pensiero agli albori delle radiocronache improvvisate, fatte da un balcone adiacente al rettangolo di gioco; a riprese televisive in bianco e nero con telecamere amatoriali! Poi si passò al colore e le tv private scesero in campo pronte a darsi battaglia in una sorta di corsa contro il tempo; si faceva a gara per tornare presto a casa per mandare in onda la telecronaca integrale della partita a beneficio dei tanti impossibilitati a seguire la squadra in trasferta.
Certo, sono cambiati i tempi; la Lega pretende il pagamento di diritti televisivi non sempre sostenibili, ma mi pare di poter dire che anche l’interesse dei media verso le squadre di calcio nostrane è scemato.
Mentre la tecnologia avanza e con l’era digitale fa passi da gigante, le emittenti radio-televisive guardano – come è anche giusto che sia – ai ricavi pubblicitari perché oggi sono vere e proprie aziende; e le aziende devono guardare ai bilanci. Il calcio di provincia, purtroppo, non tira più ed è già molto che si riesca a racimolare stentate immagini da riproporre la domenica sera.
Ecco perché assume un valore preponderante l’opera dei componenti l’ufficio stampa della Paganese calcio. Sono loro che ci informano, che non ci fanno sentire isolati dal contesto di una partita disputata fuori casa, attraverso quella meravigliosa macchina tecnologica denominata internet.
Intanto bisogna dare il benvenuto a Pino Palumbo, un tecnico serio e preparato che ha legato il suo nome ad una storica promozione e che raccoglie per strada – diversamente da quanto capitatogli la scorsa annata calcistica – una squadra dall’andamento altalenante ed incerto.
E’ un momentaccio per la Paganese che all’inizio del campionato, specie dopo i primi successi ottenuti, veniva etichettata come un’autentica “corazzata” capitata quasi per caso in seconda divisione. La realtà, con il passare del tempo, ci ha mostrato una squadra incompleta composta da buone individualità ma che non è affatto una macchina da guerra come in tanti volevano farci credere.
Sia ben chiaro, la squadra non è affatto scarsa ma, tenuto conto che tutte le dirette concorrenti alla promozione si sono nel tempo adeguatamente rinforzate, è giusto anche sottolineare che ha più di un problema caratteriale e soffre per la mancanza di un uomo d’ordine a centrocampo. Questo credo che Palumbo lo abbia intuito e che abbia già discusso ampiamente con la proprietà sul ruolo che la squadra deve recitare in quest’ultima parte del campionato.
Intanto le squadre che alla vigilia del campionato venivano considerate concorrenti alla promozione diretta, e non solo quelle, corrono e non perdono un colpo che sia uno. La Paganese, invece, cammina. Loro corrono, noi camminiamo. Dove possiamo arrivare? Ai play-off, certamente; a meno di clamorosi disastri, con i dovuti scongiuri.
Un banco di prova importante lo avremo subito, domenica prossima: il Perugia. All’andata non tutto filò liscio ma Fusco e compagni tennero testa all’attuale capolista e furono sconfitti solo dalla sfortuna che quasi sempre si allea con il più forte.
Adesso la classifica è cambiata ma tutti ci attendiamo una Paganese puntigliosa, aggressiva e sicura di sé. Domenica prossima forse non si riaprirà il campionato, per quello che riguarda la prima posizione, ma ci si augura che possano essere riaperte almeno le porte della speranza.
Nino Ruggiero
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