Il primo tassello è stato messo. Massimo Agovino è ufficialmente l’allenatore della Paganese edizione 2023-24.
Si torna, dunque, a parlare di calcio a Pagani dopo una delicata parentesi durante la quale – all’indomani delle dimissioni dalla carica di presidente di Raffaele Trapani – giocoforza si è dovuto prendere atto che solo la costituzione di una nuova società avrebbe potuto evitare il fallimento non solo metaforico. Se oggi possiamo guardare con maggiore fiducia al futuro è solo grazie all’opera meritoria del sindaco De Prisco che ha saputo coinvolgere più persone nel nuovo discorso societario e al notaio Calabrese, garante indiscutibile di un nuovo corso. Onore e merito, dunque, anche a circa dieci imprenditori che hanno raccolto l’invito e hanno assicurato la continuità del calcio. Ma sarebbe ingeneroso non riconoscere la disponibilità dell’ex presidente Trapani che non si è tirato indietro e, con la sua esperienza, sta dando una mano per avviare i lavori che interesseranno la costituzione della nuova società.
La parola adesso passa agli uomini di campo: al direttore sportivo Accardi e all’allenatore Agovino che, di concerto, dovranno trovare gli elementi giusti per dare un volto alla squadra.
Non sarà un’operazione semplice. Bisognerà rifondare la squadra dal primo all’ultimo elemento e bisognerà farlo con cognizione di causa, cercando di pescare il meglio sul mercato contando peraltro su un badget limitato. In questo tipo di operazione dovrà emergere la bravura degli addetti ai lavori. Parliamoci chiaro: con il portafoglio a mantice sono tutti bravi a ingaggiare elementi di valore. Difficile, invece, è spendere con cognizione di causa; l’esperienza ci insegna che non è affatto certo che con acquisti importanti si arrivi al traguardo sperato. Vi ricordate quanto ha speso la Casertana nel corso dell’ultimo campionato?
La bravura degli addetti ai lavori, che possono contare su disponibilità limitate di danaro, sta nel saper trovare le pedine giuste da mettere al posto giusto. Operazione difficile, ma non impossibile. Guardate all’impresa del Sorrento che di certo non si è svenato e ha vinto il campionato.
Non è difficile immaginare quali saranno i primi movimenti. Di solito si parte dalle operazioni ritenute indispensabili per dare alla squadra una spina dorsale; un po’ come quando si deve costruire un palazzo. Si parte dalle fondamenta che dovranno assicurare stabilità ed equidistanze tattiche in campo. E vi assicuro che non è mai solo una questione di scelta di moduli. Gli allenatori di una volta basavano le loro certezze su quattro calciatori ritenuti fondamentali: un portiere esperto, un difensore centrale di grande carisma, un centrocampista centrale (il famoso regista) di spiccata personalità, cui affidare le chiavi del gioco, e un attaccante accreditato di buon fiuto del gol. Qualcosa però nel tempo è cambiato. Oggi con la regola di schieramento obbligatorio di quattro under, gli allenatori optano per un portiere giovane ma non proprio esordiente. Ma almeno tre elementi di assoluto valore, carismatici ed esperti, ci vogliono per dare un’identità alla squadra.
Lo staff tecnico sta lavorando in queste ore alacremente. Circolano voci di elementi con buoni trascorsi che sarebbero vicini all’accordo. Ci auguriamo solo che esperienze passate non proprio felici siano tenute in debita considerazione. Come diceva un vecchio saggio: meglio avere a che fare con un asino vivo che con un dottore morto!
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