È vero, è praticamente impossibile, pure dopo due giorni, scrivere senza le lacrime agli occhi. Difficile spiegarlo a chi con il calcio di provincia non si emoziona più, e parla con una (finta) aria di superiorità, storcendo il muso quando parli di traguardo fallito a un passo dal sogno. Scontato raccontarlo a chi a Tivoli c’era, in presenza o col pensiero. A un certo punto il flusso delle lacrime è stato inversamente proporzionale a quello delle parole: tutti muti e disperati allo stesso tempo. E dopo due giorni è ancora così.
Ci sono immagini di questa sconfitta – la più bruciante della storia recente – che nemmeno il tempo spazzerà via. Ci sono gli abbracci di consolazione che restano impressi come un fermo immagine, perché questo calcio crea legami veri; ci sono i cori instancabili ed encomiabili dei tifosi dopo una sconfitta che pesa e condanna; c’è la folla al Palazzurro, una folla azzurra strabocchevole che non eravamo più abituati a vedere. E poi ci sono i bambini, i tanti bambini che, raccogliendo il testimone di una fede calcistica da tramandare, quest’anno si sono avvicinati alla Paganese. Voi ve li ricordate i ragazzini delle scuole che, sistemati nei distinti, durante il campionato cantano “Questa è la mia città e la difenderò”, vero? Tutto ciò a riprova del fatto che la Paganese qui non è solo calcio. Lo dimostrano la cocente delusione, le copiose lacrime, la mancanza di parole e il silenzio assordante in cui siamo sprofondati – tutti, senza distinzione alcuna – da domenica pomeriggio.
Ora, ditemi, con tutto il comprensibilissimo e bruciante sconforto del momento, come tutto questo può finire?
Ci sono i play-off: mollare la presa non sarebbe giusto per tutto il mondo che ruota intorno ai colori azzurrostellati. E la rabbia che ancora anima i più delusi non è disinteresse; al contrario: è sintomatica del forte attaccamento ai colori sociali.
Nello sconforto generale, si è parlato poco delle partite all’orizzonte: si gioca domenica alle 16 in casa con la Lupa Frascati. La Paganese ha due risultati utili su tre: anche in caso di pareggio, dopo i supplementari, passano gli azzurrostellati. Poi, in caso di qualificazione, ancora un’altra partita in casa, domenica 21 maggio, contro la vincente tra Casertana e Arzachena con le stesse chance di passare il turno. E poi? La graduatoria per eventuali ripescaggi in Lega Pro. Poche speranze, sì; ma cos’altro si può fare? C’è un patrimonio da preservare e la storia insegna che solo chi cade impara a rialzarsi. Vecchioni, invece, lo canta da anni: “le stelle non le spengono i temporali”.
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