Nel calcio le giornate storte sono sempre dietro l’angolo. Proprio storto, che più non si può, il primo tempo disputato dalla Paganese contro l’Angri a Vallo della Lucania. Siamo sicuri che c’era in campo la Paganese delle nove vittorie consecutive? No. Era una squadra diversa, senza identità, apparentemente frastornata, succube ingenua di un’avversaria scesa in campo con spirito guerriero al limite del lecito agonismo sportivo. Un primo tempo da incubo. I calciatori dell’Angri sembravano come indiavolati, schizzavano via da tutte le parti, effettuavano un pressing forsennato appena la Paganese conquistava un pallone. Due, tre giocatori sui calciatori in possesso di palla, nessuna possibilità di ragionare per Iuliano e compagni, quasi spaesati e dimessi; un’intensità agonistica da parte dell’Angri fuori dal normale.
Lecito interrogarsi: sono loro troppo forti e gagliardi oppure è la Paganese troppo molle? La risposta, legittima, viene dalle posizioni in classifica delle due contendenti ed è pacificamente lapalissiana: giornata storta per la Paganese, giornata di gloria per l’Angri.
È il derby, amici cari. Gli esiti delle partite tra città viciniore non sono mai scritti prima della gara, classifica o non classifica. Nel derby c’è sempre un po’ di tutto: rivalità calcistica, motivazioni campanilistiche, voglia di riscatto per campionati non rispondenti alle attese della vigilia. L’Angri ha messo in campo tutto quello che aveva e nella prima parte di gara ha interpretato lo spartito come meglio non poteva. La Paganese non è riuscita nel breve a raddrizzare il suo comportamento timido e remissivo. Gli avversari l’hanno trascinata sul piano della battaglia agonistica e su quel piano gli azzurrostellati sono stati sopraffatti. Fine primo tempo: Angri uno, Paganese zero.
Nel secondo tempo un’altra partita. Negli spogliatoi evidentemente l’allenatore Giampà si sarà fatto sentire. Gli azzurro-stellati, anche in vantaggio numerico per l’espulsione dell’attaccante Barone, hanno preso in mano le redini dell’incontro. Qualcosa è cambiato anche tatticamente con l’innesto progressivo in formazione di Verna, di Esposito, Semonella, Cusumano e Dioh. È arrivato il pareggio e poteva arrivare anche la vittoria. Ma quando le giornate sono storte è già tanto che si sia riusciti a non perdere.
“Storta va, diritta vene” – recita un proverbio napoletano. La giornata ha riservato un’altra sorpresa: la sconfitta in casa del Sorrento. Quindi proprio male non è andata, anche con la comprensibile delusione di non aver avuto la meglio in un derby molto sentito.
Adesso la Paganese veleggia solitaria con quattro punti di vantaggio proprio sul Sorrento. Un’impresa non da poco per Giampà e compagni che appena tre mesi fa avevano la bellezza di dieci punti di distacco dall’allora capolista Sorrento. Pensate: dalla vittoriosa partita con il Cassino hanno recuperato i dieci punti più altri quattro che le consentono di essere prima in questo momento e di guardare con fiducia alle prossime gare.
Adesso permettetemi un inciso. Si è sentita più di quanto si potesse pensare l’assenza di DAgostino, non solo dalla tre quarti in avanti. Si è sentita l’assenza di un uomo carismatico nei momenti critici della gara quando la squadra avrebbe avuto bisogno di essere presa per mano per ristabilire le distanze con gli avversari in linea tecnica. Tanto di cappello per i sostituti, ma D’Agostino, scusatemi è un’altra cosa! Teniamocelo caro caro.
Nino Ruggiero
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