Così è (anche se non vi pare)
Sempre più difficile, sempre più complicato, sempre più impossibile. Per come si sono messe le cose, solo un intervento dall’alto a questo punto può salvare la Paganese dal baratro della retrocessione diretta. Alto lo scriverei con l’iniziale in minuscolo, ma anche in maiuscolo l’intervento sarebbe oltremodo gradito. In minuscolo perché oramai è lampante come il sole che domenica Monza e Ravenna giocheranno per non farsi male. Il risultato della gara pare già scritto in partenza: zero a zero e tutti felici e contenti. Conterà poco quello che succederà al “Marcello Torre” tra Paganese e SudTirol, con gli azzurro-stellati costretti a vincere con uno scarto di due reti per poi sperare nelle disgrazie altrui.
Ma qualcosa potrebbe arrivare dall’alto, come dicevo prima, forse già al momento in cui queste note saranno pubblicate. Potrebbe essere la Commissione Disciplinare a sovvertire la classifica facendo sprofondare il Ravenna all’ultimo posto, con contestuale retrocessione diretta, per il noto rinvio a giudizio.
Altre strade non ne vedo. Perché, lo ribadisco, Monza e Ravenna domenica non avranno interesse a schiodare il risultato di parità a occhiali e se capitasse a una delle due squadre di segnare, perché può pure capitare, state certi che l’altra arriverà comunque al pareggio che è il risultato più scontato del mondo in questo tipo di partite. Almeno questa è la convinzione generale. Le speranze sono un’altra cosa.
La verità è che siamo messi proprio male, anche e soprattutto a causa di quella inopinata sconfitta interna con lo Spezia, arrivata proprio nel giorno in cui nessuno se l’aspettava. Questo è il calcio; hai voglia di fare calcoli. Quando sembra tutto scontato, quando ti sembra di aver superato i momenti più difficili, quando sei convinto di aver scalato montagne impervie, all’improvviso – come appunto nel caso della sconfitta con lo Spezia – ti casca il mondo addosso e – patapuffete! – sei nei guai fino al collo.
I risultati di domenica scorsa, scaturiti dai campi di calcio che più ci interessavano, non lasciano scampo.
Le speranze riposte nell’orgoglio del Como che affrontava l’antagonista territoriale di sempre, sono miseramente svanite sulle rive dell’omonimo lago nel tardo pomeriggio. Dimostrazione pratica che i detti popolari, tipo “ognuno è arbitro del proprio destino”, hanno quasi sempre ragione.
Purtroppo – quando tutti noi magnificavamo le gesta della squadra, scordandoci del presente e del futuro – nella giornata campale che vedeva la Paganese di fronte allo Spezia, squadra che non aveva più niente da chiedere al campionato, ci siamo dati da soli la zappa sui piedi, come si suol dire. Hai voglia, poi, di sperare sulle disgrazie altrui!
A Gubbio, si sapeva, le speranze di farla franca erano proprio pochine. Ha resistito mezzora la difesa paganese davanti ai tambureggianti attacchi del Gubbio. Ha resistito anche bene, raddoppiando a dismisura le marcature su Gomez, Daud e Galano che sembravano spiritati e ispirati come nelle giornate migliori. Raddoppi uno, raddoppi due, raddoppi anche tre; ma quanti ce ne vogliono per frenare un attacco a mitraglia come quello del Gubbio? E Sandreani, questo centrocampista semi-sconosciuto alle grandi platee, chi lo tiene?
Proprio da quest’ultimo è partito il primo gol, quello che in definitiva ha tagliato le gambe alla Paganese. Il centrocampista del Gubbio è stato senza ombra di dubbio, assieme a Gomez che con quattro gol segnati tra andata e ritorno pare avere un conto personale da regolare con la Paganese, l’elemento più rappresentativo della squadra umbra. Pensate che Sandreani è da nove anni a Gubbio, quasi un record anche di dedizione ai colori sociali; attorno a lui, perno insostituibile e faro indiscutibile della manovra, Gigi Simoni ha costruito tutta l’impalcatura della squadra. Ecco cosa significa “programmazione”. Meditate, tutti voi che – molto spesso a sproposito – vi riempite la bocca di questa parola!
Nell’occasione del primo gol Sandreani è come se avesse compiuto un’opera d’arte. Mentre Di Pasquale e Casisa andavano a marcare Gomez tutto spostato sulla destra quasi vicino alla bandierina del calcio d’angolo, Sandreani si è fatto vedere in area, vi si è infilato, ha ricevuto il pallone solo soletto, ha scambiato con Raggio Garibaldi e poi ha rimesso all’indietro uno di quei palloni che non si possono rifiutare per l’accorrente Boisfer che, di piatto e di precisione, ha infilato a fil di palo. Azione gol da manuale del calcio. L’applauso quando ci vuole ci vuole.
Sandreani è risultato essere il prototipo dell’uomo guida, quello che sa prendere per mano la squadra per portarla avanti alla vittoria in virtù di una visione di gioco non comune; uno che non si limita a dispensare palloni ma è partecipativo; uno che – oltre a essere punto di riferimento costante di tutto l’architrave organizzativo del gioco – si inserisce con efficacia, sicurezza, classe e tempismo nelle azioni offensive che la squadra propone.
Passo a Gomez, altro pezzo pregiato della squadra. Ha dato dimostrazione di grande temperamento; in questa serie è sembrato sprecato, tanto straripante è apparso in più di un’occasione. Hanno fatto di tutto Radi e Fusco per frenarne l’irruenza e la genialità. Quando poi due minuti dopo il primo gol si è esaltato e se n’è andato in slalom fra tre, quattro difensori quasi come una lama calda che penetra nel burro, allora si è capito che la classe nel calcio non è acqua. Puoi organizzare tutto quello che vuoi e sai in fase difensiva ma quando si ha a che fare con un fuoriclasse, non ci sono tattiche che tengano. Onore e merito a questo immenso giocatore.
Quando si dice “qualità”: a Gubbio – bisogna ammetterlo sportivamente – la qualità quest’anno è stata proprio di casa. I campionati, diciamocelo francamente, non si vincono mai per caso.
Contro un Gubbio spiritato, che sprizzava salute da tutti i pori, la Paganese ha potuto ben poco. Si è difesa, ha cercato qualche sporadico contropiede, ma nulla ha potuto oltre una strenua difesa durata mezzora tanto era straripante la voglia dei padroni di casa di arrivare alla vittoria. Com’era logico, senza nulla togliere alle prestazioni di Casisa e Liccardo, si è sentita molto la mancanza di due giocatori del calibro di Gatti e Vicedomini che avrebbero potuto supportare meglio la squadra nei momenti di maggiore pressione offensiva del Gubbio.
Adesso nella partita con il SudTirol bisognerà fare a meno anche di Tortori e Fusco. Quest’ultimo è stato espulso senza alcuna colpa – come capitò con la Salernitana in casa – proprio sul finale della partita per un intervento, giudicato falloso, su un avversario.
Possibile – dico io – che non ci sia mai un collaboratore dell’arbitro in linea che aguzzi bene la vista sugli interventi del giocatore? Era pulito e netto l’intervento, interamente sul pallone, senza alcun dubbio, ma l’arbitro, ineffabile, ha espulso il calciatore assegnando anche un calcio di rigore alla squadra di casa.
Ve l’immaginate una decisione del genere se la partita fosse stata sul risultato di parità? Non oso pensarlo.
Non posso dire altro. Mentre scrivo, siamo fra “color che son sospesi”, o – forse, più appropriatamente, volendo essere realisti – siamo come un imputato in attesa di giudizio. Speriamo bene.
Nino Ruggiero
(Rubrica “Così è, anche se non vi pare”, Paganese.it 11 maggio 2011)
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