Ci sono partite che restano nella mente per anni, pietre miliari di un calcio che ancora avvince perché irrazionale e bizzarro, quindi bello e coinvolgente. Paganese-Juve Stabia di domenica scorsa è una di quelle che resteranno nella memoria di quanti l’hanno vissuta intensamente per le emozioni che ha saputo trasmettere.
Non era facile per una Paganese riveniente da quattro sconfitte consecutive arrivare alla gara con una carica agonistica pari alla voglia di rivincita. Qua la mano, ragazzi! Su un terreno al limite della praticabilità per le abbondanti piogge cadute prima e durante la gara, i ragazzi di Grassadonia hanno dato il meglio di se stessi giocando con un’intensità agonistica fuori dal comune; hanno sovrastato gli avversari in tutte le zone del campo; erano dovunque, come moschiglioni impazziti, arrivando sempre per primi soprattutto sulle seconde palle, quelle che schizzano via dopo ogni contrasto e che rappresentano il termometro dello stato di salute di una squadra. La Juve Stabia ha compreso troppo tardi di dover cambiare marcia, che quella che si stava giocando era una gara per la sopravvivenza. In questo tipo di gara – su un terreno infido al limite della praticabilità – ha prevalso in tutti i sensi la Paganese che probabilmente ha giocato la sua migliore gara di questo campionato, non tanto sul piano tecnico, quanto per l’intensità agonistica che l’ha caratterizzata dal primo all’ultimo minuto. Ma non sono nemmeno mancate giocate di alta classe sull’asse Piovaccari-Firenze. Quella che ha portato al definitivo tre a uno finale ha tutti i crismi di una classe indiscutibile: una vera e propria riedizione del gol messo a segno a Bari, nella partita dell’uno a uno, sempre sull’asse Piovaccari-Firenze. Una semplice casualità? Non credo. Determinate qualità non si inventano dalla sera al mattino: sono nelle corde di chi al pallone riesce a dare del tu, anche su terreni al limite della praticabilità. Ottima Paganese, dunque, e ottimo risultato che riporta la squadra in una zona meno pericolosa della classifica. Grassadonia ha ritrovato per strada calciatori importantissimi per l’economia della squadra; ha recuperato in pieno Schiavino in un reparto che in precedenza aveva lasciato parecchio a desiderare; ha ritrovato il miglior Cretella della stagione, che ha giocato la gara più intensa della stagione imponendosi nella zona centrale del campo con grande autorevolezza trovando anche il tempo di segnare una rete con uno spunto irresistibile; ha potuto usufruire di un lavoro eccezionale di Guadagni sia in fase di attacco, sia nella fase di contenimento: ha potuto usufruire della classe immensa di Piovaccari e di Firenze, due giganti tra il fango del “Marcello Torre”. In questo tipo di partite in cui predomina il collettivo riesce difficile fare una graduatoria di meriti, forse sarebbe anche ingeneroso verso tutti gli atleti che contro una supponente Juve Stabia hanno onorato la maglia e hanno dimostrato di non essere affatto in un periodo di crisi certificato da quattro sconfitte consecutive. Ma qualche parola andava spesa per atleti che non sempre nel corso del campionato avevano avuto attestati di stima da parte di una tifoseria esigente e competente al tempo stesso.
Quando mancano tre sole gare prima dell’apertura della campagna invernale (prossima trasferta a Picerno, incontro in casa con la Turris e prima di ritorno a Messina) la società dovrà fare, in concerto con il tecnico Grassadonia, le sue scelte di mercato. Dalla bontà delle stesse forse capiremo dove sarà possibile arrivare.
Per il momento, la parola d’ordine è una sola: salvezza senza affanni.
Nino Ruggiero
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