No, non è saltato il consueto appuntamento settimanale con “Paganese graffiti”. E’ stato solo posticipato. Sono stati salutari un paio di giorni di riflessioni. Tralascio deliberatamente ogni tipo di commento sulla partita di sabato a Bisceglie. Quello che in linea tecnico-tattica avrei potuto dire sulla squadra, del resto, l’ho già scritto ampiamente per tutta la durata del campionato. Se avete dubbi al riguardo vi invito a leggere tutti gli scritti sull’argomento che restano in memoria su questo blog.
Quindi, basta così per quello che riguarda la partita di sabato scorso. Rischierei, anche a distanza di giorni, di dire cose che potrebbero destabilizzare un ambiente che in questo momento ha bisogno solo di ricompattarsi per un fine sublime: quello di salvare un bene comune. Si, perché – e mi rivolgo particolarmente a chi è abituato a storcere il muso quando si parla di Paganese – c’è da sottolineare che ogni problema che riguarda la città di Pagani, squadra di calcio compresa, è argomento che interessa una intera comunità. Né vale il discorso di persone che vorrebbero dare priorità ad altri argomenti ritenuti più impellenti. I problemi sono sempre problemi; e quelli che intendono stilare graduatorie di merito sono di solito quelli che non vedono al di là del proprio naso, che hanno sempre il ditino alzato da primi della classe, che sanno solo eccepire e dissentire, che riescono sempre a trovare il pelo nell’uovo e che, ultimamente, sono diventati anche campioni da tastiera.
La Paganese è un bene comune, inestimabile. In una città che ha pochi motivi per essere orgogliosa di qualcosa, se si escludono le eccellenze religiose, non si può rischiare di perdere un bene prezioso. Quindici anni consecutivi di serie C costituiscono onore e vanto per Pagani, un vero fiore all’occhiello per una città di provincia. Ci sarebbe sull’argomento anche tanto da precisare, tanto da eccepire; si potrebbe discutere all’infinito sulla poca accortenza tecnica avuta in fase di allestimento della squadra, sugli scarsi risultati calcistici ottenuti negli ultimi tempi. Ma abbiamo un bene comune, è ancora lì, serie C: un bene prezioso conservato nel difficile mondo calcistico regionale da tre lustri a questa parte. Se ci guardiamo intorno, Salerno è una eccezione, c’è poco da stare allegri.
Vogliamo per caso, solo per dispetto, per ripicca, forse per partito preso, perdere anche quel poco che ci è rimasto? “La stella è tutto quello che abbiamo, non possiamo perderlo” – hanno scritto coloritamente i ragazzi della “Curva Nord, Salvatore Francavilla”. E mai espressione del tifo organizzato è stata tanto felice.
Queste sono cose che andavano dette, senza peli sulla lingua, senza riserve, e le ho dette.
C’è un tempo per tutto nella vita. Tante le tappe in un’esistenza terrena che concede gioie, dolori, passioni, emozioni. Sentimenti a parte, c’è anche un tempo per vivere, uno per riflettere, uno per rimediare, uno per insistere, uno per glissare, uno, infine, per morire.
Per la Paganese questo è il tempo per glissare, per sorvolare, per “scurdammece o‘ passato”, per cercare di arrivare indenni al traguardo della salvezza.
Per spulciare gli altri tempi della vita – da analizzare doverosamente – bisognerà avere la pazienza di attendere la fine dei play out. Perché se è chiaro che adesso bisogna porre tutta l’attenzione sul raggiungimento dell’unico traguardo possibile, è altrettanto vero che bisognerà una volta per sempre – all’indomani di una auspicabile salvezza – soffermarci su tutte quelle disfunzioni che hanno caratterizzato uno dei campionati meno decorosi della lunga storia della Paganese.
La salvezza è un traguardo a portata di mano e bisogna credere fermamente di poterlo raggiungere. A Bisceglie è andata come è andata, con tutte le attenuanti possibili, ma sabato prossimo non ci possono essere scuse: bisogna vincere senza “se” e senza “ma” contro quelli che sono diventati i rivali storici delle sfide play out degli ultimi anni.
Stavolta però, ci sarà bisogno di avere in campo la migliore formazione possibile, composta da atleti adusi alla prevedibile battaglia agonistica e dei nervi; di quella consolidata, non sperimentale, che abbia personalità e certezze, che faccia dimenticare in una sola partita tutte le incongruenze e le sfasature di ordine tecnico-tattico patite nel corso del campionato.
L’appuntamento è per sabato, 22 maggio 2021, ore 17 e 30, stadio “Marcello Torre”. Stadio vuoto solo in apparenza; ci saranno tanti cuori che batteranno all’unisono per spingere la squadra azzurro stellata verso la salvezza.
Sarà il momento della verità e dell’orgoglio paganese.
Avanti, per la miseria!
Nino Ruggiero
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