E’ stato bello pensare in grande: è stato bello sognare. Il risveglio però è stato brusco, impietoso, come quando sul più bello, nel pieno di un bel sogno, ti strattonano, quasi a dire: ”ma che fai, dormi ancora?”
Il tifoso dorme, sogna, vuole sognare: perché, forse è vietato?
Diversa, purtroppo, è la realtà. Ma che ce ne importa… dobbiamo solo e sempre ricordare quali sono gli obiettivi che la nostra amata Paganese si prefigge di raggiungere. Tutti vorremmo una squadra tosta, quadrata, spietata, in grado di spadroneggiare dovunque. Chi non vorrebbe una squadra siffatta? Dobbiamo però fare i conti con la realtà, dobbiamo ricordare a noi stessi – anche nei momenti di sacrosanta euforia per qualche risultato positivo raggiunto – che abbiamo avuto ed avremo a che fare con squadre attrezzate per raggiungere ben altri traguardi che la salvezza. Contro tali compagini, composte per lo più da elementi di serie superiore, che lasciano da parte il discorso degli under per andare sul sicuro, quando si va fuori casa, è anche comprensibile che la Paganese non renda come quando gioca al “Marcello Torre”.
“Perché?” – vi starete chiedendo. Perché le condizioni ambientali sono diverse e soprattutto perché, schierando coraggiosamente una pletora di under, la squadra deve fare i conti con l’inesperienza e con la scarsa convinzione nei propri mezzi che di solito caratterizzano elementi giovani, sia pure ben dotati.
I giovani sono una risorsa imprescindibile per una squadra come la Paganese che deve sempre necessariamente guardare al bilancio societario; ma i giovani hanno un rendimento alterno, devono maturare le giuste esperienze; ed è anche giusto che sia così. Non è un caso che le squadre di serie A mandino a fare esperienza in terza serie i loro giovani più promettenti, soprattutto quelli provenienti dalle squadre “primavera”. Una volta si diceva in un dialetto forbito ed efficace, riferendosi a ragazzi dotati ma inesperti: “ne deve mangiare ancora forni di pane!!!”.
E’ così, inutile negarlo. Giovani come Sciannamè, Tortori, Triarico, Lepri hanno tutti grandi potenzialità. Ma devono maturare: e per maturare devono giocare. Se giocassero sempre su uno standard elevato saremmo al cospetto di veri e proprio giocatori prodigio; e – diciamocelo a chiare lettere – non avrebbero da maturare quelle esperienze che solitamente servono a forgiare il carattere di un calciatore.
Contro una Spal attrezzata senza risparmio alcuno per il salto di categoria, la Paganese ha fatto quello che ha potuto, anzi in alcuni frangenti ha fatto pure troppo.
Ho visto e rivisto la partita in TV, grazie a LI.RA Sport, puntuale nel proporre le partite della Paganese dopo averne acquistati i diritti. Ha incassato un gol quando ancora le lancette dell’orologio non avevano completato centoventi secondi. Ha riorganizzato al meglio le sue fila perché, giocoforza, ha dovuto cambiare pelle. Quella che doveva essere, nelle intenzioni della vigilia, una gara di attesa, è diventata così una gara d’attacco. Quando fai un pensiero e ti trovi a doverne rimuginare un altro quasi sempre vai in difficoltà. La Paganese, pur colpita a freddo da uno spietato Cipriani, non ci ha messo molto per rendersi conto che la partita da giocare sarebbe stata diversa da quella studiata a tavolino.
Il pallino del gioco è così passato nelle mani di Casisa e Vicedomini che in fatto di ritmo e organizzazione di gioco non sono stati da meno dei più titolati avversari di reparto. Mi ha positivamente sorpreso in questa fase, almeno fino a quando la condizione fisica lo ha sostenuto, Macrì, schierato a sorpresa sulla fascia destra. Mi aspettavo Triarico su quella fascia, visto che l’ex leccese in casa aveva sciorinato numeri di alta scuola con cross “al bacio” per i suoi compagni di attacco. Triarico, invece, spostato sulla sinistra, è stato quasi impalpabile per tutto il periodo in cui è stato in campo, se si eccettua l’azione che ha portato al gol di Casisa. Dal calciatore, tecnicamente molto dotato, in tutta onestà, Pagani sportiva si attende molto di più.
Macrì, invece, schierato quasi a sorpresa, ha imperversato nella sua zona: è stato presente e reattivo nella fase difensiva ed è stato pronto a raccogliere in avanti tutti gli inviti che gli venivano proposti. E’ stato tra i pochi a tentare anche il tiro a rete senza peraltro avere molta fortuna. Puntuali un paio di cross dal fondo, ciccati malamente però sia da Tortori che da Tedesco.
Il gol del pareggio è arrivato grazie ad una inzuccata di Casisa fra una selva di gambe, un gesto di grande tempestività e di una coraggiosa scelta di tempo che ha lasciato di stucco il pur bravo portiere spallino. Forse poteva arrivare anche qualcosa in più nel periodo in cui la Spal sembrava quasi imbambolata al cospetto del gran ritmo di gioco imposto dagli azzurro-stellati. Ma qualcosa non ha funzionato nella zona della tre quarti campo, nel collegamento fra centrocampo ed attacco. Gli interscambi fra i reparti hanno lasciato a desiderare e in avanti Tortori e Tedesco hanno recitato da solisti, tentando sempre e comunque la soluzione personale.
Devo dire che per il resto la squadra si è espressa come sa fare. Gabrieli ha mostrato sicurezza fra i pali e si reso autore di una gran parata su tiro a colpo sicuro di Cipriani qualche minuto dopo aver incassato il primo gol. Panini, Cuomo e Martinelli sono sembrati un tantino in affanno nelle fasi iniziali della gara su Cipriani e Fofana; poi man mano sono riusciti a prendere le dovute contromisure, ma non si può dire che siano stati impeccabili. Casisa e Vicedomini, con un ritmo frenetico, sono riusciti a prendere il sopravvento sul compassato Coppola e su Bedin, ma più di una volta è bastato il solo Paolo Rossi, bravissimo a svolazzare fra le linee di centrocampo e di attacco, per mettere in crisi più di una volta un’approssimativa organizzazione difensiva. Sciannamè, poi, ha avuto sempre un gran da fare nei confronti di un indiavolato Melara.
Il risultato di uno a uno a un certo punto della gara pareva essere a portata di mano. Ma un azzeccato quanto fortunoso colpo di testa (o di spalla?) di Battaglia su calcio d’angolo riportava i padroni di casa in vantaggio. Il pallone si inarcava e con una strana traiettoria andava a terminare la sua corsa nell’angolo alto alla sinistra dell’incolpevole Gabrieli. Il terzo gol non ha storia, serve solo per il tabellino.
Adesso la situazione, dopo la sconfitta di Ferrara, è più chiara. I punti che servono per la salvezza, che resta l’obiettivo principale della squadra, bisognerà conquistarli al “Marcello Torre”. Che deve riconfermarsi fortino inespugnabile. Per il resto c’è tempo.
Nino Ruggiero
(Rubrica “Così è, anche se non vi pare” Paganese.it, 29 settembre 2010)
No Comment! Be the first one.