Nel calcio c’è un tempo per vincere e un tempo per non perdere, laddove il tempo deve essere inteso come istante, periodo; non necessariamente riferito alle due frazioni di gioco. La Paganese ha avuto a portata di mano per lungo tempo la vittoria e i relativi tre punti che l’avrebbero scollata dalle zone paludose della classifica, ma si è persa per strada quando è scaduto il tempo per vincere ed è subentrato quello per non perdere.
Tutto era cominciato, come meglio non si poteva, con un pallone conquistato a centrocampo da Mendicino, dopo nemmeno venti secondi dall’inizio della gara; sul pallone si era catapultato come una furia scatenata Guadagni che aveva lasciato gli avversari sul posto e dalla sinistra, appena entrato in area, aveva fatto esplodere il suo sinistro colpendo nella circostanza il palo interno alla destra del portiere pugliese. Fuoco di paglia? Niente affatto.
Raffaele Di Napoli aveva sorpreso un po’ tutti presentando una formazione inedita; non tanto nei nomi quanto nel modo di interpretare la partita. Certo, si pensava a un turn over a causa delle tante partite da giocare in una settimana, ma nessuno poteva minimamente pensare che la squadra potesse stravolgere il suo assetto tattico. Il fatto di presentare, tutti assieme, tre attaccanti di ruolo, Guadagni, Mendicino e Diop, deve aver colto di sorpresa innanzitutto il tecnico della Virtus Francavilla.
La dimostrazione viene dal fatto che per buona parte del primo tempo la squadra di casa non è riuscita ad arginare le folate offensive della Paganese che poteva godere dalla trequarti in avanti anche di un Carotenuto straripante sulla fascia destra, costantemente impegnato a dare filo da torcere a Nunzella, l’ex di turno.
Il rovescio della medaglia, però, nel calcio è sempre dietro l’angolo. Quando si domina e si dà l’impressione di essere padroni del campo bisogna poi concretizzare; questo i ragazzi di Di Napoli non l’hanno fatto e – per eccessiva leziosità – si sono esposti almeno in un paio di occasioni a sanguinose ripartenze dei pugliesi che avrebbero potuto far male.
Proprio su questo aspetto tattico, Raffaele Di Napoli dovrà lavorare parecchio perché – con la classifica che ha bisogno di punti, con avversari diretti che corrono invece di camminare – non si può rischiare di lasciare palloni velenosi per strada quando si è in possesso di palla, e con difesa sbilanciata in avanti.
A Francavilla, l’allenatore della Paganese, con grande sagacia e lungimiranza, resosi conto che non ha nella rosa un uomo d’ordine nella zona centrale del campo, ha optato per un centrocampo di movimento schierando contemporaneamente nella zona centrale Antezza e Onescu affiancati nella fase di proposizione del gioco dai due laterali di fascia: Carotenuto a destra e Mattia a sinistra. Ha poi utilizzato Guadagni sulla trequarti campo con compiti anche di frangiflutti, non solo da attaccante puro. E a dire il vero gli è andata bene, oltre il lecito, finché i ritmi sono stati alti. Perché è vero che nel calcio moderno una squadra può anche fare a meno di un uomo d’ordine, di un regista, di un leader. chiamatelo come volete, ma in questo caso deve mantenere alti i ritmi di gioco e deve dare intensità alla manovra. Cosa che è stata fatta più che bene – con le riserve già espresse di alcune velenose leziosità – per oltre cinquanta minuti di gioco. L’interrogativo a questo punto però è d’obbligo: può una squadra di calcio mantenere gli stessi ritmi per novanta e più minuti di gioco? Questo è il punto. Ecco perché le squadre importanti preferiscono avere in squadra elementi d’ordine, riferimenti sicuri che anche nei momenti critici della gara sanno ragionare e dirigere il traffico di centrocampo a ritmi diversi da quelli ossessivi assicurati da calciatori di movimento.
Contro la Virtus Francavilla, una volta scemato man mano il tempo per vincere, è arrivato poi inevitabilmente quello per non perdere. E qui bisogna dire che la difesa, imperniata sul trio Schiavino-Sbampato e Sirignano, ha retto alla perfezione alle prevedibili risposte dell’avversaria di turno. Baiocco poi ci ha messo del suo dando tranquillità alla squadra che nei momenti critici ha potuto contare anche su un buon filtro di centrocampo.
Poteva essere, ma non è stato. Resta una considerazione: la squadra sembra aver trovato una sua anima e una sua dimensione proprio quando il cammino per la salvezza è diventato più arduo. Solo che da questo momento in poi – viste le imprese delle dirette concorrenti alla salvezza – non si può più sbagliare: bisognerà correre e non camminare.
Nino Ruggiero
(da Il Quotidiano del Sud, edizione di Salerno, del 18.02.2021)
I ritmi, l’intensità e l’uomo d’ordine
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