Servivano tre punti, ne è arrivato solamente uno. Contro una Cavese sbarazzina ma ben impostata in tutti i reparti, la Paganese ha trovato difficoltà a trovare la via della rete; ma oramai non è una novità perché se andiamo a spulciare tra i tabellini, la squadra azzurro stellata ha un solo gol all’attivo, per giunta arrivato su calcio di rigore.
Anche contro la Cavese c’è stata la possibilità di aggiungere un altro gol su rigore. Nell’occasione, Scarpa, da buon ex e da capitano di lungo corso, ci teneva particolarmente a trasformare il rigore; purtroppo ha steccato e il suo tiro è stato deviato dal portiere Bisogno. Capita nel gioco del calcio. Si sa, i rigori si possono anche sbagliare o possono essere intercettati dal portiere avversario; siamo nella norma. Piuttosto, al di là del risultato, bisogna dire che la squadra di Alessandro Erra ancora non ha ben quadrato il cerchio tattico.
E’ bene chiarire che la compagine di quest’anno è ancora tutta da scoprire perché ci sono stati veri e propri stravolgimenti, soprattutto nella zona centrale del campo. Bene ha fatto Erra nel dopo partita quando ha detto che la squadra ha bisogno di tempo per amalgamarsi; anche perchè tutti gli atleti non sono ancora al pieno della loro forma.
Il problema che investe la Paganese è quello tipico di ogni squadra che viene ricostruita sulle ceneri delle vecchie inquadrature. Della squadra che così bene si è comportata nello scorsa annata c’è rimasto ben poco. I sostituti di coloro che sono andati verso altri lidi sono tutti di valore; hanno disputato campionati dignitosi e conoscono il mestiere. Ma nel calcio non bastano i nomi; c’è bisogno di amalgama per quadrare il cerchio dal punto di vista tattico. Ogni pedina deve andare al posto giusto. L’equilibrio è sempre alla base di tutto; e l’amalgama (che non è il nome di un calciatore, come credeva un ruspante presidente di calcio all’epoca di Gennaro Rambone) non si acquista dalla sera alla mattina. E’ proprio su questo che Erra dovrà lavorare, non sulle formule tattiche che nel calcio vero, quello del sudore e dell’agonismo puro, attecchiscono poco: sono solo fredde espressioni numeriche da scrivania. Di certo, il fatto che siano arrivati negli ultimi giorni alla spicciolata atleti di una certa caratura tecnica mette anche in imbarazzo l’allenatore. Quest’ultimo da un lato, probabilmente, vorrebbe presentare la migliore formazione possibile sulla carta e dall’altro lato deve però fare i conti con condizioni fisico-atletiche ancora non perfette proprio dei neo arrivati.
Sembrerà un paradosso, ma proprio quest’anno, con la squadra che presenta sulla carta attaccanti di valore, pare che si debba fare i conti con una scarsa capacità realizzativa. Il problema del gol va visto allargando l’orizzonte; stiamo parlando infatti di un gioco di squadra e non dei singoli calciatori. Per questo, giocoforza bisogna guardare al rendimento generale degli atleti in maglia azzurro stellata. Le due fasi di gioco, quella difensiva e quella offensiva, passano attraverso un meccanismo di gioco che al momento non ha ancora una precisa identità. Erra, per come è stata affrontata la campagna acquisti-cessioni, sa che deve schierare almeno tre under – per motivi elementari di bilancio – quindi deve quadrare il cerchio con gli elementi che ha a disposizione. La fase difensiva sembra al momento quella meglio combinata, in considerazione del fatto che il reparto arretrato può contare su elementi collaudati e che Onescu – presentato come mezzala – riesce meglio a esprimere le sue potenzialità nel ruolo che una volta era quello tipico del mediano. E’ dalla cintola in su, invece, che bisognerà lavorare a lungo, diciamo dalla trequarti in avanti.
E non sarà facile.
Nino Ruggiero
(da Il Quotidiano del Sud, edizione Salerno 13.10.2020)
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