Allenatori ai tempi del Coronavirus. Per molti è tempo di studio e di verifiche. Studio, perché non si finisce mai di cercare soluzioni vincenti, modifiche di ordine tattico, magari da applicare nel prossimo futuro. Verifiche, perché è tempo di guardare dietro per poter andare avanti.
Mentre tutti gli altri mortali, condannati a restare chiusi in casa, passano il loro tempo tra letture di libri mai sfogliati, ingialliti dal tempo; tra visione di film passati e ripassati, loro, gli allenatori, verificano il cammino svolto dalla propria squadra sbobinando intere partite in TV che dalla panchina, al piano terra, a livello del manto erboso, avevano solo vissuto emotivamente.
Guardate, una cosa è vedere una partita dall’alto, in visione prospettica, un’altra è vederla da bordo campo. Anni fa, parecchi anni fa, per inagibilità della tribuna, ne vidi una appostato dietro una panchina; quando gli arbitri erano meno rigorosi nell’applicare il regolamento. Ne ricavai una impressione sconvolgente e una visione d’assieme penosa tra gambe che si rincorrevano, si incrociavano, con palloni impazziti che andavano avanti e indietro. Quella stessa partita, rivista in registrazione televisiva la sera stessa, non poteva essere quella del pomeriggio. Era proprio un’altra partita.
Gli allenatori di calcio, soprattutto quelli vincenti, spesso vengono identificati come maghi della panchina. Non a torto perché – per quanto abituati a vedere le partite dal basso – si affidano al fiuto e al mestiere nel momento in cui devono effettuare cambi o mutare assetto tattico nel corso della gara. Sono maghi perché dalla panchina vedono e interpretano partite che un comune mortale non vedrebbe mai.
Tempo fa un dirigente di una squadra importante mi confidò che lui in panchina aveva avuto solo poche esperienze in veste di dirigente accompagnatore. “Decisi di andarmene in tribuna – disse, sconsolato – perché dalla panchina vedevo solo gambe che correvano e prendevano a calci un pallone impazzito”.
Forse non è un caso che in diversi stadi, soprattutto quelli di nuova costruzione, vedi Allianz Stadium di proprietà della Juventus, hanno posizionato le postazioni per allenatore e componenti della panchina qualche gradino più in alto del solito. Non è molto ma qualcuno ha intuito che più si va su e meglio si vede una partita di calcio. Detto tra noi, nessuno più di un allenatore dovrebbe vedere bene la partita.
Bella cosa le partite in TV: visione di assieme ampia, prospettica, globale. Ah! Se un allenatore potesse guardare la partita dall’alto!
Ve lo ricordate Garcia, allenatore della Roma di qualche anno fa? Aveva intuito, forse primo tra i tanti, che dall’alto la visione d’assieme è diversa. Dalla panchina si collegava a mezzo telefono con il suo assistente Frederic Bompard presente in tribuna e con lui, che in campo largo aveva una visione più ampia e rispondente, scambiava pareri di ordine tecnico.
Quello strano vizio del cellulare, costò a Rudi Garcia 122 mila euro. “Ben spesi – spiegò poi a suo tempo l’allenatore – perché dall’alto si ha una migliore visione d’assieme e si possono effettuare mosse tattiche che dalla panchina possono sembrare solo azzardi”.
In un’audizione l’allenatore spiegò che era una normale modalità di lavoro, tollerata in Francia. La Roma chiese tramite lettera spiegazioni a Aia, Figc, Lega e Procuratore Federale: a quella lettera non ha mai risposto nessuno.
Tutt’ora c’è da dire che in materia vige la regola numero 4 – equipaggiamento dei calciatori – interpretazione delle Regole di Gioco e Linee Guida per gli Arbitri – altro equipaggiamento del gioco del calcio: “L’uso di sistemi di comunicazione elettronica tra calciatori e/o staff tecnico non è consentito”.
La pratica dell’allenatore in tribuna è in uso in tutto il mondo nel rugby e del Football americano: allenatore in tribuna e collegamento a mezzo radiotelefono con un assistente a bordo campo. Difficile? Vallo a dire alla Roma e a tutte le squadre che di soppiatto, assai più spesso del passato, hanno intuito che le partite si vedono meglio dall’alto. Per i poveri mortali, ma anche per gli allenatori. I cosiddetti maghi delle panchine..
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In materia si è espresso coloritamente Massimiliano Allegri, ex allenatore del Milan e della Juventus. In una intervista rilasciata alla rete televisiva ESPN e al quotidiano New York Times ha parlato a cuore aperto: “Devi stare in panchina. L’allenatore deve stare in panchina, deve respirare la partita, deve capire quando è il momento in cui bisogna cambiare un giocatore e il momento in cui c’è anche bisogno di togliere il migliore perché la squadra ha bisogno di un altro giocatore. Come fai a vederlo dalla tribuna? A me è capitato di stare in tribuna da allenatore e la vivi in modo distaccato. Ti senti come disconnesso. Non senti il suono del campo, non guardi i giocatori in faccia. Non guardi in faccia i giocatori ed è una cosa che hai bisogno di fare per capire se è il momento di sostituirlo, di incoraggiarlo o spronarlo. Se te non sei lì come fai? Sei solo capace di telefonare col telefonino e dire: ‘cambio’, come il tifoso. In campo la percezione è diversa. Ora il calcio è diventata una scienza, allora l’allenatore può andare al cinema».
Nino Ruggiero
(da Il Quotidiano del Sud – Ediz. Salerno del 31.03.2020)
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