Brutta notizia: se ne è andato per sempre da questo mondo terreno, Costantino Ferraioli, classe 1952, paganese purosangue, già calciatore e allenatore della squadra azzurro stellata.
Costantino aveva grande talento, una dote istintiva che lo portò alle soglie del grande calcio a Torino all’età di diciassette anni. Amava troppo però la sua terra. E non seppe resistere al richiamo della “sua” Paganese nella stagione 1972/73; fu accolto come un divo dal presidente Attilio De Pascale, dal direttore sportivo Nando Saturno, suo mentore, dal segretario generale Gino Quaratino e dall’allenatore Ercolino Castaldo. Non si mosse da Pagani nemmeno nell’anno successivo nonostante avesse richieste di squadre di serie superiori da più parti. Anzi vi restò a lungo, anche con la fascia di capitano e fu uno dei principali artefici della prima promozione (anno 1975/76) in serie C sotto la guida di Lamberto Leonardi.
Breve, invece, la sua carriera di allenatore, manco a farlo apposta con la Paganese perchè non seppe dire di no all’amico Vincenzo Cascone.
Lascia un vuoto senza fine nella sua famiglia e nei tanti che lo hanno conosciuto, apprezzato e voluto bene.
Addio Costantino, caro amico, ti sia lieve la terra.
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La partita con il Rieti ha portato in concreto solo punti. I punti, contano i punti. Bisogna essere concreti nella vita nel momento del bisogno. Il fine quasi sempre giustifica i mezzi. Lo sosteneva Machiavelli nel “Principe”, lui che di certo non era certo uno sprovveduto.
Bruttina la partita, per non dire altro. Paganese briosa solo a tratti. Una squadra che solo ogni tanto riesce a cambiare passo e che diventa sempre più Diop-dipendente. Due le perle dell’attaccante senegalese. La prima solo dopo nemmeno venti secondi quando riesce a deviare in rete da gran marpione un cross di Perri dalla sinistra; la seconda nella ripresa quando ripete la felice giocata di Monopoli: attira su di sé tre difensori e poi serve in corridoio a Gaeta uno di quegli inviti che non si possono rifiutare. Pochi sprazzi, poco dominio territoriale, qualche imperdonabile leggerezza in difesa. Ma sono arrivati tre punti. E sono punti d’oro.
Tutti, per la verità, in campo calcistico, vorremmo sempre vedere all’opera una squadra scintillante, briosa, dal gioco accattivante e contemporaneamente redditizia per quello che riguarda il risultato finale. Non è facile per nessuno, nemmeno per le cosiddette corazzate.
Coniugare il risultato positivo con il bel gioco è difficile, non impossibile per carità, ma assai difficile perché un campionato di calcio logora e non può essere affrontato con lo stesso spirito ogni settimana. Lo è ancora di più per una squadra come la Paganese che – lo diciamo da tempo – ha chiari limiti strutturali e deve soprattutto badare al sodo per raggiungere quanto prima il traguardo della salvezza.
Già, salvezza. I tre punti conquistati domenica contro il Rieti sono punti d’oro. Primo, perché conquistati contro una squadra che veniva considerata diretta concorrente nella lotta per non retrocedere; secondo, perché, quatta quatta, la Paganese è arrivata a conquistarsi una undicesima posizione in classifica che, al momento attuale, le consentirebbe di partecipare alla lotteria dei play-off. Questo in teoria, ovviamente, perché ci sarà da lottare e sudare ancora nelle restanti gare per chiudere una volta per sempre innanzitutto il discorso salvezza. Trentaquattro punti in classifica sono indice di un buon lavoro complessivo. Però non è stato ancora raggiunto alcun traguardo e bisognerà ragionare per gradi, salvaguardando, al più presto possibile, la permanenza in terza serie. Una volta raggiunta quota tranquillità, spazio alla fantasia e ai sogni. Non sarà facile, ma i sogni qualche volta si materializzano.
Nino Ruggiero
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