Si sapeva che Alessandro Erra, sostituto in corso d’opera di Fabio De Sanzo, non avrebbe potuto impugnare la bacchetta magica e fare miracoli. Contro la Casertana, squadra attrezzata per fare il salto di categoria, è arrivato solo un punto, poco in termini di resa concreta considerati i tempi di magra attuali. Il neo allenatore però ha messo in campo una squadra equilibrata tatticamente, sfruttando opportunamente per questo anche il rientro di Cesaretti, un elemento che riesce a dare velocità e verticalizzazioni alla squadra.
Erra non ha cambiato una virgola dal punto di vista tattico, rispetto alla squadra di De Sanzo. In proposito, non fatevi ingannare dai soliti imbonitori che parlano di mutamenti di schieramenti numerici, quasi si trattasse di numeri al lotto. Gli schemi numerici poco o nulla hanno a che fare con il gioco del calcio, salvo parlare di iniziale difesa schierata a tre, a quattro o a cinque e di attacco con una, due o tre punte. Inutile cercare di dividere il terreno di gioco in quattro sezioni, come fa più d’uno, quasi si trattasse di giocare a Subbuteo. Fino a prova contraria il calcio è movimento, è vita: i numeri sono solo aride e fredde espressioni da lavagna, sono buoni solo per chi ha pochi argomenti e non si rende conto che il calcio è un gioco dinamico che non può in nessun modo conciliarsi con fredde espressioni numeriche, più adatte a formule che interessino il gioco della dama o degli scacchi. C’è gente che non vuole capire – in ossequio a una moda imperante – che il calcio è gioco dinamico, non statico, che ha bisogno di intensità agonistica e di rispettare l’equidistanza tra reparti. La lavagna e la teoria sono una cosa, mentre la partita giocata con il sudore della fronte sul campo è tutta un’altra cosa.
Di solito il cambio di allenatore offre piacevoli sensazioni di novità all’ambiente e probabilmente pungola nell’amor proprio anche calciatori poco utilizzati nel corso del campionato. Ma su questo versante, in verità, Alessandro Erra ha veramente poco da scegliere perché, gira gira, gli elementi quelli sono. L’allenatore, in questo finale di campionato, allora deve puntare soprattutto su atleti che abbiano una condizione fisica ottimale, considerato che determinate qualità o si hanno o non si hanno e che quindi non è possibile seguire una propria scuola di pensiero (che Erra, da apprezzato tecnico, sicuramente ha). Crediamo che sia sotto gli occhi di tutti che la squadra abbia ritrovato una certa compattezza difensiva, grazie soprattutto agli innesti di Stendardo e Dellafiore. Allo stesso modo anche l’innesto di Capece ha dato linearità al gioco di centrocampo che adesso appare più efficace e propositivo.
Ma non si può pensare che con tre innesti, la squadra abbia potuto cambiare totalmente volto: miglioramenti sì, senza dubbio, ma una cosa sono i miglioramenti, un’altra è lo stravolgimento di rendimento di una squadra che ha fatto penare i pochi residui tifosi per tutta la prima parte del campionato.
Non è il caso di ritornare su tasti dolenti già abbondantemente trattati nel corso dell’annata calcistica, ma va ricordato il detto di una volta, tanto caro ai cronisti di un’epoca passata. “ Senza ali non si vola”- si diceva, laddove le ali erano calciatori bravi a imperversare sui due fronti d’attacco, sulle fasce laterali. È doloroso ammetterlo ma oggi la Paganese può contare per tali versanti, in funzione di incursore d’area, solo Cesaretti, calciatore che ama la profondità e la verticalizzazione; quindi Erra deve arrangiarsi con quello che passa il convento e, a poche giornate dal termine, deve soprattutto puntare molto sull’equilibrio tattico e sull’esperienza di calciatori come Scarpa, Stendardo, Dellafiore e Cesaretti.
Il cammino della speranza è difficile e imprevedibile. Lo percorre testardamente l’attuale Paganese che offre anche sensazioni epidermiche positive al manipolo di fedelissimi che continuano a seguirla.
La partita con la Casertana è andata come è andata; un pareggio – in altri tempi – per il fatto di aver incontrato una delle squadre più forti del campionato, sarebbe stato accolto con soddisfazione.
Invece a causa di una classifica deficitaria, bisognevole di punti, siamo costretti a fare di conti; a guardare, interessati, agli esiti della partite che riguardano Bisceglie e Siracusa.
È duro e impervio il cammino della speranza.
Nino Ruggiero
Il cammino della speranza
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