Adesso in casa Paganese si deve essere solo pratici e guardare al sodo. L’unico miglioramento tangibile dopo la sostituzione dell’allenatore poteva arrivare dai tre punti, che però non sono arrivati. Per il resto, la squadra è la stessa con tutti i problemi di carattere tecnico che si porta appresso dall’inizio del campionato.
Le moderne teorie di Luca Fusco, frutto di una scuola che vorrebbe un calcio ragionato, geometrico, anche piacevole, non avevano attecchito. Troppi giovani in formazione, troppe inesperienze, troppa poca qualità di palleggio in tanti atleti ancora alla ricerca di una propria identità. Allora si cambia, si torna all’antico; al calcio epico, al calcio operaio. Ed ecco De Sanzo sulla tolda di comando, fautore di un calcio che si basa molto sull’agonismo, sul pressing, sul raddoppio di marcature dal centrocampo alla propria difesa e sulle verticalizzazioni.
Fabio De Sanzo contro la Cavese ha cercato di modificare lo stato mentale dei suoi ragazzi e – soprattutto – ha dato ordini precisi: dalla fase difensiva si esce con palloni lunghi, anche a scavalcare il centrocampo, per evitare quel “titicchete-titocchete” a ridosso della propria difesa, quel “io passo a te e tu ripassi a me” stucchevole che aveva prodotto danni incalcolabili. Quando non si hanno calciatori di qualità, meglio il calcio paesano, quello casareccio che difficilmente tradisce perché trasuda impegno e grinta.
Una volta, tanto tempo fa, soprattutto quando le squadre che sapevano di essere più deboli dovevano vedersela con squadre organizzate e tecnicamente impeccabili, non si andava troppo per il sottile. Difesa protetta con centrocampisti immediatamente a ridosso per restringere lo spazio agli attaccanti avversari e – soprattutto – “palla lunga e pedalare”, per innescare atleti veloci e scattanti pronti a prendere d’infilata le difese avversarie. Un modo di giocare che veniva etichettato come “gioco all’italiana” e che premiava solitamente proprio le squadre meno forti o, se volete, anche più furbe.
Chi ha visto la partita di sabato scorso con la Cavese avrà ancora davanti agli occhi l’azione dell’uno a zero, azione chiaramente preparata a tavolino: punizione di Scarpa, colpo di testa di Diop con suggerimento finale per la testa di Parigi. Ma avrà davanti agli occhi anche le successive due limpide azioni da gol che avrebbero potuto chiudere la partita. La prima con Fornito ben servito da Cesaretti, sciupata maldestramente a due passi dalla porta; la seconda con Scarpa, autore di una irresistibile azione personale sulla sinistra del proprio attacco e conclusa con un tiro che avrebbe potuto avere maggiore fortuna. Insomma due limpide e vere azioni da gol sul risultato che già arrideva alla squadra; cosa che non si era mai verificata nelle numerose gare precedenti.
Che significa? Che la Paganese ha cambiato pelle? Che De Sanzo ha la bacchetta magica? Niente di tutto questo. La squadra si è solo calata nel clima agonistico di un torneo di terza serie e ha capito che non può competere sul piano del palleggio con avversarie che sono di un’altra caratura tecnica. Tutto qui.
Chiudo con qualche doverosa citazione. La prima per Francesco Scarpa, emblema della squadra, ancora una volta fra i migliori e più che mai voglioso di far capire che l’età anagrafica conta fino a un certo punto. La seconda per il giovanissimo portiere Santopadre, una vera sorpresa fra i pali e meritevole di riconferma. La terza per un altro giovane, il difensore di fascia Carotenuto che migliora di partita in partita. L’ultima per Nacci. Il mediano si avvia a diventare il fulcro della manovra di centrocampo; ha mezzi fisici, buone qualità di palleggio, un sinistro delizioso; deve solo imparare a dosare le forze e a non strafare.
Sembrerebbero citazioni di elogio per una squadra che veleggia in piena salute. Sono solo riconoscimenti per ragazzi – escludendo l’eterno Ciccio Scarpa – che devono e possono migliorare il loro standard di rendimento. Ma il discorso che investe il rafforzamento della squadra non deve essere chiuso. I rinforzi ci vogliono; e come…
Il calendario segnala che sabato c’è il proibitivo incontro serale a Caserta. Forza, non fasciamoci la testa prima che sia rotta!
Nino Ruggiero
Il gioco corto e quello lungo
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