Con il Catania è andata meno peggio di quanto si paventava. Certo prendere un primo gol dopo nemmeno dodici secondi dall’inizio, con l’arbitro ancora alle prese con il cronometro, non è il massimo per una squadra che già ha i suoi problemi e che si presenta in campo anche senza Piana, al momento uno dei pochi difensori di mestiere in organico. Palla a centro, altri due minuti e il Catania è già in vantaggio per due reti a zero. Ancora qualche minuto ed arriva pure il pallone dello zero a tre.
In casa azzurro stellata si teme di dover fare i conti con il pallottoliere; qualcuno in tribuna lascia il suo posto sconsolato con una smorfia che vale più di cento parole e di indicibili imprecazioni.
Il Catania appare pago del risultato acquisito; non infierisce, gioca al piccolo trotto. Buon controllo della palla, buone geometrie, buone trame di gioco, ritmi sincopati propri di chi vuole solo amministrare il vantaggio acquisito. Di diverso avviso però è la Paganese pungolata nell’amor proprio e stimolata dall’eterno Scarpa, un giovanotto di quaranta primavere, vera anima della squadra. Il Catania trotterella e la Paganese prende a giocare con spirito guerriero, come si conviene a squadre che sanno di avere di fronte compagini tecnicamente superiori da contrastare con velocità di esecuzione, con agonismo e determinazione.
Non sapremo mai se i due gol messi a segno in rimonta dalla Paganese sono il frutto di una ritrovata vitalità della squadra o se invece sono da mettere in conto con una certa rilassatezza psicologica della squadra etnea; così come non sapremo mai quale piega avrebbe potuto prendere la partita se il portiere catanese non si fosse superato con il tiro a botta sicura di Parigi da due passi. Sarebbe stato il gol del tre a tre, un risultato da sogno. Con i “se”, con i “ma” e con i “però” nel calcio non si va da nessuna parte. Si tratta solo di una riflessione veicolata nel campo del possibile e del condizionale da parte di chi – in casa paganese – sabato la partita l’ha vissuta intensamente dal punto di vista emotivo.
La verità è che ancora una volta – ma non ce ne sarebbe stato bisogno, per non essere ripetitivi – la squadra azzurro stellata ha manifestato lacune soprattutto di ordine difensive. Ma non poteva essere diversamente in considerazione dell’assenza anche di uno dei pochi calciatori di esperienza difensiva, appiedato da un infortunio. Forse in proposito, per rendere meglio l’idea dell’importante assenza di Piana, possiamo prendere in prestito un colorito detto napoletano: “Già a vacante jammo bbuono carichi!”
Fusco ha dovuto giocoforza schierare una difesa con calciatori da poco diventati maggiorenni. Normale dunque che ci possa essere stata incertezza da parte degli imberbi difensori al cospetto di Marotta e Curiale, due vecchie volpi delle aree di rigore. Sapete quante volte ho sostenuto l’esigenza di qualche calciatore d’esperienza in più in difesa; è storia vecchia, ma la società non ha mai inteso aprire il discorso degli svincolati. Purtroppo, come dicevano i saggi: chi va per certi mari, questo tipo di pesci piglia.
Strano destino quello della Paganese in tema di infortuni. Era stato ingaggiato Schiavino, vecchia conoscenza, calciatore eclettico, buon colpitore di testa. Tre anni nella Paganese per il difensore ex Ascoli: tre infortuni, una vera e propria disdetta. Ma l’infortunio che probabilmente preoccupa di più Luca Fusco è quello relativo a Musacci. Il centrocampista doveva essere, nelle intenzioni, l’uomo faro della squadra, ma si è visto solo in una gara amichevole di precampionato. Non si conoscono l’entità dell’infortunio e i tempi di recupero del calciatore.
Per tornare una volta tanto anche all’aspetto tecnico, credo che vada segnalata la buona prova di Nacci che, soprattutto nella ripresa, ha tenuto autorevolmente il campo nella posizione di playmaker ed ha sfiorato un eurogol con un tiro a volo di sinistro meritevole di migliori fortune. Benino Diop, anche se poco accorto nell’azione del rigore provocato. Ma sono certo che migliorerà sotto la guida di un ex difensore come Fusco: dovrà acquistare solo il mestiere. Ha posizione, prestanza fisica, sa disimpegnarsi con il pallone fra i piedi, e ha buoni tempi di inserimento.
Gli altri giovani vanno rivisti contro squadre di pari levatura. Forse la trasferta di Bisceglie capita a proposito. Vediamo se quella specie di risveglio mostrato contro il Catania può avere una conferma in fatto di risultato; è quello che serve per dare una scossa all’intero ambiente.
Nino Ruggiero
Chi va per certi mari, questi pesci piglia
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