Così è, anche se non vi pare
Freddi e impietosi numeri da bilancio: tre gare, zero punti, dieci gol incassati.
Quando in tre gare prendi dieci gol, a prescindere dai risultati, è chiaro come il sole che c’è qualcosa che non va.
Rimedi, cure, medicine? Nel calcio non c’è mai la ricetta giusta per arrivare a traguardi prefissati, anche se – è notorio – che per prima cosa è importante avere buona materia prima. La Paganese, che ha come unico obiettivo la salvezza, difetta parecchio in questo campo, ma lo si sapeva da tempo perché le casse non hanno mai permesso di arrivare a calciatori di spessore.
Ma anche in questo ci sarebbe tanto da dire, in quanto le poche risorse disponibili probabilmente andavano spese meglio. Ci si è affidati, purtroppo, al presunto fiuto di improbabili talent scout in tema di allestimento della squadra, fidando poi nella buona sorte e nel lavoro del proprio allenatore. Ma gli allenatori, si sa, non fanno miracoli. E non è il solito detto di poi; lo si sapeva da tempo che bisognava costruire una squadra tosta, sia pure solo per salvarsi.
Una volta, le squadre si costruivano dalle basi, un po’ come si fa con i palazzi. Prima le fondamenta, per dare sostanza alla squadra e per essere certi di poter contare su qualcosa di solido e affidabile. Lo facevano e lo fanno ancora tutte le squadre che hanno un progetto; ancora di più, se possibile, lo fanno le squadre che hanno programmi di minima e che già sanno di dover affrontare avversarie che non si pongono limiti di spesa e che hanno il portafoglio a mantice.
Oggi è la difesa, o, come si dice adesso, la fase difensiva della Paganese che lascia interdetti. Intendiamoci, a scanso di equivoci, i ragazzi schierati hanno la sola colpa di non essere ancora pronti e di aver bisogno di maturare esperienze. Ma non si possono affidare le importanti chiavi di una difesa a un manipolo di ragazzi pieni solo di buona volontà. Tanto di cappello alla bravura degli avversari quando vanno in gol con azioni irresistibili. Ma i gol incassati domenica contro la Juve Stabia suonano come atto di accusa sul reparto che, nei momenti di pressione offensiva avversaria, non riesce a disimpegnarsi con mestiere e autorevolezza. Del resto, dieci gol incassati in tre partite rendono meglio, più delle parole, l’idea della fragilità difensiva di cui la squadra soffre.
Nel calcio, quando un reparto, che dovrebbe dare certezze, barcolla, è tutta la squadra nel suo insieme che ne soffre. Qualcuno, più esigente, a ragione, starà pensando anche ad altre disfunzioni di carattere tecnico-tattiche emerse nelle tre gare disputate: ma è chiaro che quando mancano le basi da cui partire, quando mancano certezze difensive, altri problemi (che pure ci sono) vengono in sottordine.
Allora, che si può fare per cercare di raddrizzare la baracca?
Il rimedio ovvio c’è: ci vorrebbe qualche rinforzo, qualche svincolato di buona caratura, tra l’altro pure pronto per la bisogna. Con il materiale umano a disposizione, Fusco, mischiando le carte in un modo o in un altro, non potrà compiere miracoli; a lui addebito la sola colpa – nella fase iniziale di contrattazione – di non aver richiesto un paio di elementi di spessore in difesa, lui che è stato un difensore centrale di categoria superiore.
Il presidente Trapani e i suoi amici, se vogliono sperare di mantenere la categoria, devono pensare a un ulteriore sacrificio economico.
In caso contrario, bisogna solo sperare nelle improbabili qualità taumaturgiche del povero Luca Fusco e in qualche disavventura amministrativa delle squadre avversarie, tipo Matera e Reggina, che incorreranno nei fulmini della Lega per non aver prestato a tempo la dovuta fideiussione.
Ma possiamo stare a questo, per sperare nella salvezza?
Nino Ruggiero
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