Così è, anche se non vi pare
Nella foto, tratta da Sportube, il primo gol della Juve Stabia realizzato di testa
Le sconfitte nel calcio lasciano sempre scie indesiderate; una sequela di interrogativi, di considerazioni, di rimpianti per quello che poteva essere e non è stato. Il senno del poi è materia facilissima; in questo – dobbiamo riconoscerlo – siamo tutti bravi: tifosi, semplici appassionati e giornalisti. Tutti abbiamo la ricetta giusta non spedita; tutti sappiamo evidenziare le carenze di una squadra e gli errori commessi nel corso di una partita; tutti avremmo fatto qualche mossa tattica che l’allenatore non ha fatto.
Una volta, saggiamente, si diceva: solo chi non opera non commette errori. E’ così, sempre che gli errori poi non costituiscano una fonte inesauribile di guai. Tutti coloro che definirei simpaticamente “quelli del giorno dopo” hanno negli occhi il film di una partita appena disputata e – soprattutto quando il risultato non è stato di gradimento – riescono a rilevare tutto quello che non è andato per il verso giusto. Per le sentenze però bisognerà andarci cauti.
Non voglio e non devo recitare la parte dell’avvocato difensore di Massimiliano Favo, ma dopo la partita con la Juve Stabia di sabato scorso ne ho sentito di tutti i colori sul suo conto; credo però che un poco di raziocinio in materia di giudizi bisognerebbe averla. Mestiere difficile l’allenatore. Negli anni ho imparato che un trainer è bravo se vince o – al limite – perde poche volte. Sono i risultati che fanno bravo un tecnico, al di là del gioco espresso o non espresso. Favo è a Pagani solo da tre settimane; diamogli il tempo che merita.
Prendete la partita di sabato, confrontatela con quella vittoriosa di Cosenza o con il primo tempo giocato alla grande in casa contro la Reggina. Tre gare diverse l’una dall’altra. La prima, a Cosenza, che evidenziò una squadra quadrata e sicura del fatto suo, implacabile quando si trattò di punire in contropiede l’avversaria. La seconda, indecifrabile: un primo tempo alla grande contro la Reggina e un secondo tempo da incubo. Infine, quella contro gli stabiesi; una squadra apparentemente senza capo né coda, alla mercé degli avversari per tutto il primo tempo e con pochi segni di risveglio nella ripresa.
Solo colpa dell’allenatore? Non credo. A Massimiliano Favo imputo solo il tardivo inserimento di Bensaja, calciatore di buona predisposizione alla regia, sostituto naturale di Carcione; l’ex catanzarese probabilmente avrebbe assicurato quelle geometrie che né Baccolo, ancora alla ricerca della forma migliore, né Tascone, frenetico cursore, né Bernardini, encomiabile razzolatore, ligio alle consegne ricevute in tema di contenimento, avrebbero mai potuto assicurare.
Per il resto, dal punto di vista tattico, credo che nessuno possa rimproverare alcunché all’allenatore. Per un quadro più chiaro penso che si debba fare un’analisi seria e precisa sulla bontà complessiva dell’inquadratura. E, per favore, non facciamoci prendere dalla smania di confrontare la squadra di adesso con quella dello scorso anno. Il paragone non regge perché come recita una famosa commedia di Eduardo: ogni anno, punto e daccapo.
Intanto bisogna rilevare che alla squadra mancano tante certezze; a cominciare dalla difesa che, specie sui palloni alti, in occasione di palle inattive, si fa trovare impreparata così come si fa trovare imbarazzata nei momenti topici della gara perché probabilmente non c’è un leader difensivo in grado di dare sicurezza al reparto.
A centrocampo bisognerà sperare in un recupero totale e pieno di Carcione; con lui la squadra acquisterà in certezze e geometria calcistica e anche Tascone, unitamente a Bernardini e Ngamba potranno maturare perché hanno buone qualità. Qualcosa in più bisognerà aspettarselo dall’attacco dove Talamo e Cesaretti non sempre ricevono l’assistenza giusta per puntare a rete. Discorso a parte per Regolanti che avrà bisogno ancora di lavorare molto per raggiungere una forma accettabile.
A Matera, nell’anticipo di venerdì trasmesso in diretta da Sportitalia, sapremo probabilmente qualcosa in più sulle reali possibilità della squadra.
Nino Ruggiero
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