Così è, anche se non vi pare
Nella foto, la Paganese insidia la porta della Vibonese sul finale del primo tempo.
Serata fresca, poco ferragostana, al “Marcello Torre”. Pubblico scarso, ma non è una novità, valutabile intorno alle quattro-cinquecento unità. Una Paganese informe, ma lo si sapeva, ancora tutta da costruire, ma di certo encomiabile nei suoi tantissimi “under” che si sono dannati l’anima per mettersi in evidenza. Una squadra che non è e non potrebbe essere quella che verosimilmente – dopo la pronuncia definitiva del Tar Lazio, prevista per fine mese – andrà a occupare la sua prestigiosa casella nel campionato di Legapro. Poche le certezze. Su tutte Marruocco, oramai promosso definitivamente “capitano coraggioso”, che riesce a dare un senso tattico alla difesa anche in assenza di almeno due pedine indispensabili nel reparto. Subito dopo, un’altra certezza: Cicerelli. Il calciatore è già in grande spolvero e pare investito anche di grosse responsabilità, grazie forse alla maglia numero dieci che Grassadonia gli ha affidato. È lui che illumina il gioco della squadra svariando su tutto il fronte di attacco, con prevalenza per il settore destro. Quando cambia passo, ondeggia e punta l’avversario sono dolori per la difesa vibonese.
Quello che resta della squadra dello scorso anno ha buone conferme anche in Della Corte, anche se il calciatore pare inizialmente a disagio nel nuovo ruolo di centrocampista. A dire il vero, lo preferisco da giocatore di fascia perché ha acquisito il passo dell’incursionista.
I nuovi. Pestrin non ha bisogno di presentazioni ed è chiamato nell’ingrato compito di non far rimpiangere Carcione. Compito delicatissimo per chi deve prendere la squadra per mano. Grassadonia gli ha già consegnato – come è giusto che sia – le chiavi del centrocampo. Ma ci sarà da lavorare molto perché Pestrin ha la struttura di un motore diesel e deve ancora carburare. Impossibile pretendere al momento qualcosa in più. Ma il calciatore ha personalità e esperienza da vendere e non mancherà di essere l’uomo faro di cui la squadra ha bisogno.
In attacco, Caruso ha fatto vedere buone cose; svaria bene su tutto il fronte di attacco e ha buoni numeri. Ma è da rivedere, così come è da rivedere anche l’altro ex catanzarese Longo, schierato al centro della difesa a fianco di Mansi. Quest’ultimo non è dispiaciuto. Controlla bene l’avversario, ha uno stacco di testa affatto disprezzabile e riesce anche a impostare la manovra dalle retrovie.
Qualche parola per i numerosissimi under, quattro di essi classe ’98. Il più pronto è sembrato Bernardini, un moto perpetuo a centrocampo, tanta frenesia e anche qualche buon numero. Ma i giovani devono essere inseriti, con raziocinio e oculatezza, in un complesso già funzionante per trarne il meglio. Cosa che Grassadonia, al momento, non può fare proprio per il fatto di avere una “rosa” deficitaria quantitativamente.
Chiosa finale. Impressioni estive, da calcio agostano, qualcuna positiva, qualche altra meno. È certo però che l’attuale squadra, alla prima esibizione della stagione, è la lontana parente di quella che sarà verosimilmente allestita in vista del campionato. Ci sarà bisogno di innesti importanti in tutti e tre i reparti. Poi ne riparleremo. Intanto applausi convinti per la pattuglia degli “under” che hanno tenuto il campo con autorevolezza e determinazione. Forse – come si dice coloritamente dalle nostre parti – dovranno ancora mangiare molti forni di pane per emergere. Ma la fame c’è.
Ed è già molto.
Nino Ruggiero
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