Così è, anche se non vi pare
Nella foto, tratta da Sportube, l’abbraccio di Cunzi a Caccavallo dopo la seconda segnatura
Anche questa è fatta. Il capitolo salvezza è archiviato, non al cento per cento, ma è come se lo fosse, giacché è impensabile – a tre giornate dalla fine – che qualche assurda combinazione possa ancora coinvolgere in un discorso di classifica avulsa anche la Paganese.
È fatta, e possiamo anche tirare un grosso sospiro di sollievo.
Il campionato che si avvia a conclusione è stato palpitante, avvincente, interessante. La Paganese ha interpretato – nel copione dello stesso – un ruolo di comprimaria; come quei giovani attori emergenti che si affacciano alla ribalta ma alla fine sono sopraffatti dai mostri sacri del settore. Al tirar delle somme, però, possiamo anche dire che i risultati finali sono stati rispondenti alle attese della vigilia.
Si voleva un campionato tranquillo che potesse dare qualcosa in più della semplice salvezza; ebbene, mi pare di poter dire, che il traguardo è stato tagliato – non dico agevolmente – ma senza grossi affanni. Guardate, l’ipotetico confine fra le squadre che aspirano ad alti traguardi e quelle che, invece, vogliono solo salvarsi è labile, molto labile. Bastano due o tre vittorie di fila, o due o tre sconfitte di seguito perché i traguardi vengano stravolti.
L’esempio calzante viene dall’inizio del girone di ritorno. Gli azzurro-stellati in sole sei partite hanno raggranellato 14 punti, una media da promozione diretta. Il tesoretto accumulato ha poi consentito alla squadra di superare anche i momenti di stanca che inevitabilmente arrivano in lungo campionato, specie quando non si hanno le risorse umane di ricambio.
Proprio la mancanza di elementi di valore che potessero dare respiro a chi ha tirato la carretta per un anno intero ha costituito il dato negativo di quest’anno. In determinati periodi, quando la squadra è stata falcidiata da infortuni e squalifiche, Grassadonia ha trovato grandi difficoltà ad allestire la squadra. Così si può spiegare l’altalenante rendimento: risultati eclatanti e sconfitte assurde, tipo quella rimediata contro la Lupa Castelli.
Allora, che cosa ha insegnato il campionato che sta per finire?
Due cose importanti. La prima: è difficile, se non impossibile, arrivare a traguardi impegnativi quando il materiale umano non è del tutto rispondente alla bisogna; quando la rosa è ristretta e la panchina non ha elementi di valore pari a quelli schierati in campo.
La seconda: c’è bisogno di stimoli nuovi per una città che oramai si è abituata, quasi assuefatta, a campionati anonimi. Due argomenti che, se andiamo bene a vedere, in simbiosi, possono e devono essere all’ordine del giorno in vista del prossimo campionato.
Il presidente Trapani, cui va il riconoscimento unanime della piazza per aver tagliato il non trascurabile traguardo di tredici anni di presidenza, ha sicuramente in serbo delle novità per il futuro.
Credo abbia in mente di ravvivare gli interessi di una tifoseria apparsa stanca e sfiduciata nella massa. Per farlo ha già cominciato a guardare avanti, così come non era mai successo nella lunga storia della Paganese. I primi segnali vengono dalla riconferma di Gianluca Grassadonia e dal prolungamento del contratto di Carcione, Cunzi e Cicerelli. Non so, al momento, se ci sia l’intenzione di fare la stessa cosa con Marruocco, Caccavallo e Sirignano, apparsi meritevoli di grande considerazione non solo per il valore mostrato a più riprese, quanto per professionalità e dedizione ai colori sociali.
È certo però che in casa Paganese si guarda al futuro perché il prossimo anno, con la nuova riforma che prevede play-off allargati fino al nono posto, ci sarà spazio per tutte le malcelate ambizioni di alta classifica.
Nell’aria finalmente si sente la primavera; le temperature di questi giorni sono dolci, come non capitava da tempo, così come non capitava da tempo immemorabile che si pensasse ad allestire una Paganese di tutto rispetto.
C’è in giro un’aria nuova, dal sapore ineguagliabile della primavera, e non possiamo che esserne contenti.
Ne sarebbe stato sicuramente felice Salvatore Francavilla, un’icona del tifo paganese, scomparso prematuramente proprio ieri: un destino crudele lo ha portato via all’affetto dei suoi cari nel fiore della sua esistenza. Gli sia lieve la terra.
Nino Ruggiero
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