Nella foto, tratta da Sportube, l’occasione non concretizzata da Deli dopo quattro minuti di gioco.
C’è sempre un inizio e una fine, anche in una partita di calcio.
Analisi spicciola, quasi a caldo, di Paganese-Salernitana. L’inizio è decisamente buono. La fine – con tutto il peso di un risultato negativo – è una specie di liberazione da una vera e propria tortura cinese.
Comincia proprio bene la partita per la Paganese che addirittura, dopo quattro minuti, ha la possibilità di segnare; ma Deli stavolta non riesce a compiere le sue magie e da buona posizione colpisce l’esterno della rete. È un primo tempo molto tirato. Da un lato c’è la Salernitana che gioca al piccolo trotto e aspetta l’errore degli avversari piuttosto che prendere l’iniziativa del gioco; dall’altra una Paganese ben disposta tatticamente, con Bergamini in cabina di regia, con Vinci che corre come al solito per due e non si risparmia mai e con Russini che riesce a interpretare alla perfezione, lui che ha appena diciannove anni, il difficile ruolo di tornante: un occhio alla fase difensiva e uno pronto per le ripartenze.
La squadra di Sottil sa bene che deve impostare il gioco sulla velocità giocando d’anticipo sugli avversari che sono più compassati e, di conseguenza, più lenti a mettersi in moto. Finché il fiato li sorregge, i ragazzi in maglia azzurro-stellata cercano di imporre freneticamente il loro gioco e giostrano da pari a pari con la titolata avversaria; anzi più di una volta, proprio perché più rapidi e grintosi, riescono a mettere in crisi l’apparato tattico salernitano.
Dura giusto un tempo la vivacità della Paganese. Il secondo tempo è da cancellare subito e definitivamente dalla memoria; e non solo per lo sfortunato autogol di Moracci, che suona subito come condanna definitiva dopo solo nove minuti di gioco.
La Paganese non è più quella del primo tempo. È la brutta copia della squadra che nella prima parte della gara ha tenuto testa orgogliosamente alla più titolata avversaria .È una squadra che sembra aver perso la sua identità; le gambe appaiono molli, le idee annebbiate. I cambi disposti da Sottil non portano niente di buono alla squadra in termini di nuova linfa. Contro una Paganese che inspiegabilmente si perde da sola, la Salernitana gioca come il gatto fa con il topo; piccolo trotto, finezze stilistiche e gol falliti di un soffio. Il tutto mentre gli azzurro stellati devono aspettare il novantaquattresimo di gioco, a recupero scaduto, per tirare almeno una volta verso la porta difesa da Gori.
Finisce zero a uno con pochissimi rimpianti da parte paganese, con calciatori più protagonisti che vittime di un insulso secondo tempo; l’occhio di molti adesso è rivolto alle altre gare che interessano la zona retrocessione. Che vi devo dire ancora?
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