Ogni partita ha sempre una storia. Guardavo la partita su Sportube e ammiravo lo schieramento iniziale della squadra. Vedevo i due centrali difensivi, Moracci e Perna, intendersi a memoria; una difesa alta, protetta da un Bergamini padrone del ruolo, addirittura spavaldo e sicuro come non mai. Vedevo un Barletta ansimare e pasticciare dalla trequarti in avanti. Vedevo il gran lavoro di Vinci e Malaccari sulle due fasce, uno a destra e l’altro a sinistra. Almeno venticinque minuti iniziali di calcio geometrico, ragionato, con un Deli che in possesso di palla metteva in ambasce i difensori del Barletta. Insomma una parvenza di vera squadra, tosta, sicura di sé, da non confondere con quella delle ultime prestazioni (Ischia a parte)
Poteva anche passare in vantaggio la squadra azzurro stellata nel primo tempo solo che Vinci fosse arrivato con una frazione di secondo sul pallone crossato rasoterra dalla sinistra da Girardi.
Ma poteva mai durare – in un’annata difficile – una tale piacevole sensazione?
Il Barletta, preso forse alla sprovvista, con il passare dei minuti, cambiava atteggiamento: diventava aggressivo, aumentava i ritmi del gioco ed intuiva che solo aggredendo agonisticamente gli avversari poteva metterli in difficoltà.
Il gol, che avrebbe rappresentato il giusto premio per l’atteggiamento tattico iniziale della Paganese, arrivava comunque nella ripresa grazie ad un colpo di testa di Vinci..
In vantaggio di un gol, quando mancavano meno di quindici minuti alla fine, gli azzurro-stellati diventavano vittime delle loro eterne incertezze e in due minuti il punteggio veniva ribaltato.
Le sconfitte sono sempre amare, anche quando sembrano inevitabili e meritate. Ma mi sento di dire che stavolta la squadra, finchè le gambe hanno sorretto soprattutto Deli, ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità.
Nella foto, tratta da Sportube, Vinci arriva con un attimo di ritardo sul cross rasoterra di Aurelio
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