Una partita di calcio è sempre una partita di calcio. È un gioco; bello, intrigante, avvincente, vario, dall’esito sempre in discussione, mai scontato, ma pur sempre un gioco. Come tale ha le sue regole e i suoi interpreti. Questi ultimi sono esseri umani e, proprio perché non sono robot, possono sbagliare. Perché questa premessa? Perchè sento in giro tante recriminazioni sul risultato di ieri a Salerno, comprensibilissime per carità, anche legittime tenendo conto dell’andamento della gara, ma crudeli ed impietose quando tirano in ballo un errore di un calciatore.
Credo che il calcio possa contemplare gli errori e i malfunzionamenti degli schemi tracciati sapientemente sulle lavagne; e sapete perchè? Perchè è un gioco maschio, vivo, vero con atleti che in campo sudano la maglia e cercano di dare il meglio di se stessi spesso al di là dei dettati puramente tattici. Certo, soprattutto quando si tratta di derby, resta l’amaro in bocca per un risultato frutto di un errore difensivo, ma nel calcio devono essere contemplati errori e prodezze; se si trattasse di muovere solo pedine in funzione tattica, con squadre brave ad eseguire le disposizioni impartite da tecnici, probabilmente le partite finirebbero sempre zero a zero.
Proprio perchè interpretato da esseri umani, lontani dall’essere macchine, una partita di calcio è soggetta ad errori che sono tipici dell’uomo. So che l’ala più oltranzista del tifo non sarà d’accordo con la mia analisi perchè in tanti è ancora negli occhi l’indecisione fatale di Schiavino in occasione dell’unico gol della partita realizzato dalla Salernitana, ma sono convinto che quello del giovane difensore, praticamente al debutto ufficiale dopo una breve apparizione con il Benevento, non è stato il solo errore della partita.
Certo, è normale che venga visto con la lente di ingrandimento un errore determinante commesso da un calciatore, ma ad onor del vero devo dire – e lo dico spassionatamante – che proprio Schiavino, almeno fino al momento del patatrac, mi era sembrato l’elemento giusto per sostituire Tartaglia al centro della difesa. Apro e chiudo parentesi. Visto che ho nominato Tartaglia, devo dire che il giocatore anche sulla fascia destra ha dato ancora dimostrazione di grandi doti atletiche e tecniche spingendosi anche spesso e volentieri in avanti con cognizione di causa. Oggi, a mio parere, Tartaglia è da annoverare fra i difensori più bravi del girone e lo reputo meritevole di palcoscenici più prestigiosi. Andiamo oltre.
Il risultato finale con la Salernitana ha lasciato tante recriminazioni nell’ambiente azzurro-stellato. Ma nel calcio vince chi è più concreto in zona gol e chi riesce a capitalizzare gli errori degli avversari. La Salernitana lo ha fatto in virtù di atleti bravissimi sul piano tecnico, tipo Calil, cui non è sembrato vero di poter usufruire di un errore avversario e di poter beffare Marruocco con uno splendido quanto calibrato pallonetto. La qualità, quando c’è, non perdona e la Salernitana, squadra costruita senza risparmi per vincere, sa raccogliere per strada i graziosi omaggi che le offrono le squadre che devono fare i conti con i debutti e con atleti alla ricerca di definitive consacrazioni.
Ma, gol incassato a parte, la Paganese ha fatto tutto per intero il suo dovere di squadra che deve puntare a salvarsi. Ha patito per buoni venticinque minuti il gioco arrembante degli avversari, non riuscendo a fare filtro nella zona centrale del campo, ma poi man mano – soprattutto per merito di De Liguori che resta l’uomo più rappresentativo della squadra per personalità calcistica – è riuscita a ritagliarsi qualche buona occasione in avanti. Così si spiegano le due azioni partite dal piede di Herrera: la prima conclusa direttamente di un soffio a lato; la seconda conclusa da Caccavallo con un tiro di prima intenzione centrale, capitato proprio in mano al portiere.
Delusione a parte, comprensibilissima, per un risultato stiracchiato, bisogna però dire che la Paganese è sembrata in palla. Certo, una cosa è giocare per le prime posizioni della classifica, avendone le potenzialità, un’altra giocare per non retrocedere. La Paganese però deve fare un suo percorso che non può essere confuso con quello della Salernitana anche se ha giocato da pari a pari con la più titolata avversaria. La differenza sta nel fatto che i granata hanno sfruttato l’unico errore difensivo degli avversari e lo hanno capitalizzato, mentre gli azzurro-stellati, pur premendo territorialmente per tutto il secondo tempo, non sono stati bravi in zona gol tanto che Gori ha parato l’ordinaria amministrazione. Ma, come dicevo prima, la qualità nel calcio conta; perciò ci sono squadre che lottano per il primato e squadre che lottano per la salvezza.
Adesso Sottil è chiamato a un duro lavoro psicologico: deve recuperare mentalmente Schiavino che, svarione a parte, ha disputato una gara onesta. Poi deve quadrare il cerchio a centrocampo che al momento può contare ad occhi chiusi solo su De Liguori. Calamai, purtroppo, continua ad alternare buone esibizioni ad altre incolori; e per un calciatore che deve assicurare quantità al reparto non è un buon segnale perchè i giocatori di quantità non possono accusare pause. Va meglio con Baccolo, che ha qualità di rilievo ed è nettamente in ripresa sul piano della continuità.
In avanti, Caccavallo deve ancora riprendersi del tutto dopo l’infortunio che lo ha tenuto lontano dai terreni di gioco per quindici giorni, ma lo aspettiamo presto all’appuntamento con il gol. Bene Herrera, soprattutto quando non deve sfiancarsi nella fase di appoggio alla difesa e bene anche Girardi che lavora di sponda per fare spazio agli inserimenti di centrocampisti e difensori.
Con il Lamezia è attesa una prova della squadra più concreta in zona gol. Ma non sarà facile perchè questo girone non concede pause.
L’appuntamento con la riscossa è fissato per sabato alle ore 16 al “Marcello Torre”.
Nino Ruggiero
Non sparate sul pianista
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