Così è (anche se non vi pare)
Con lo Spezia si è assistito a uno spettacolo già visto: molta grinta in campo, molta determinazione, molto agonismo, ma qualità poca, molto poca. E’ bastato poi il solito golletto, che non manca mai, su palla inattiva per mettere in crisi tutto l’apparato tattico preparato a tavolino; c’è sempre qualcuno che si distrae e consente stacchi di testa in piena area, peraltro nemmeno imperiosi o in acrobazia. L’attaccante dello Spezia tutto soletto ha colpito in tutta tranquillità, senza nemmeno alzarsi da terra, e questo tipo di gol una squadra che si vuole salvare non lo deve incassare in nessun modo.
Siamo, purtroppo, ai verbi difettivi. Quando si deve cambiare marcia, quando si deve modificare l’assetto tattico per cercare di capovolgere il risultato della gara, diventa tutto complicato. La squadra appare slegata, farraginosa nella manovra, i passaggi sono quasi sempre errati, non ci sono sovrapposizioni, tutto appare scontato, prevedibile; gli avversari sembrano marziani. Arrivano sempre primi sulla palla, hanno un controllo della stessa invidiabile, si ritrovano alla perfezione nei meccanismi di interscambi e puntano decisi a rete.
A questo punto i casi sono due: o sono gli avversari troppo forti, o sono i nostri che non sono all’altezza. Non ci sono alternative.
Capuano le ha tentate tutte. Dopo l’uscita di Tortori, punito severamente con l’espulsione per un fallo veniale, Magliocco è rimasto praticamente isolato in avanti. Lepri è scomparso dalla scena troppo presto. Il collegamento dalla trequarti in avanti non c’è mai stato, nonostante qualche buona sventagliata in avanti di Vicedomini e l’impegno di Macrì, ancora una volta fra i migliori in campo per intelligenza tattica e per dedizione al sacrificio.
Dalla cintola in su la Paganese ha fatto poco, molto poco. Considerate che l’unico tiro a rete è avvenuto a dieci minuti dalla fine su cross dalla sinistra di Macrì. Sullo splendido invito si è avventato Martinelli, che – se non ve ne siete accorti, ve lo dico io – ha fatto il centravanti nell’ultimo quarto d’ora, ma il giocatore è stato rovinosamente atterrato al centro dell’area piccola; sul prosieguo, infine, maldestro tentativo al volo di Liccardo con pallone terminato altissimo sulla trasversale.
Così dove vogliamo andare?
A questo punto, per come si sono messe le cose di classifica, l’interrogativo ricorrente, quel “basterà Capuano per risollevare le sorti della Paganese?”, lo possiamo tranquillamente accantonare.
No, purtroppo, non basteranno l’impegno, l’ingegno e le strategie tattiche di Eziolino Capuano per venire a capo della difficile situazione in cui versa la squadra. ll campo ed i risultati ottenuti negli ultimi due mesi, giudici inappellabili, hanno detto inequivocabilmente che la squadra ha bisogno di essere rinforzata e che non ci possono più essere tentennamenti di sorta.
Avevamo un po’ tutti sperato che il cambio del “manico” avesse portato a risultati diversi. Sapete bene che quando le cose in una squadra non vanno come nei desideri e nelle aspettative dirigenziali, a pagarne le spese è l’allenatore. Pino Palumbo aveva abbozzato qualche richiesta in tema di potenziamento della compagine, ma non aveva mai chiesto espressamente questo o quel calciatore. In società avevano pensato che in fondo la squadra non era male, forti soprattutto di un bottino iniziale che aveva portato a tre vittorie casalinghe consecutive.
Quel Palumbo, con l’espressione sempre imbronciata, dall’aspetto nebuloso, dal lamento sempre a portata di mano, poteva pure aspettare gennaio; ma solo perché la rosa della squadra andava allargata, non certo perché c’era assoluto bisogno di qualche pedina per sostituirne un’altra.
Queste considerazioni devono essere intese come “errori di valutazioni”. Chi doveva parlare forte e chiaro non ha fatto sentire a tempo debito la sua voce in tema di potenziamento della squadra. Purtroppo la dirigenza, Trapani in testa – non sollecitata a dovere da chi avrebbe dovuto avere esperienze da vendere nel campo specifico – si è cullata troppo sulle tre vittorie di inizio campionato ed ha chiuso i cordoni della borsa pensando – in ossequio ad un sano principio di spesa – che si potesse tirare avanti così.
I mugugni del tecnico sono rimasti in un cassetto o esternati a mezza voce e la squadra è rimasta così com’era, con i suoi problemi, con le sue inquietudini, con le sue carenze.
Nelle serie dilettanti, in mancanza dei risultati sperati, quando hai fiducia piena e incondizionata in un tecnico, si procede facilmente a un repulisti: via tutti quelli che non rispondono alle aspettative, con contestuale sostituzione immediata degli stessi con atleti di fiducia del tecnico.
Ma siamo nel campo del professionismo e certe decisioni non possono essere adottate, perché gli atleti sono tutti nel libro paga e determinate scelte drastiche non te le puoi permettere. Ed allora meglio procedere al cambio dell’allenatore, specie se si pensa di far arrivare uno che ha le idee chiare, che è sicuro di sé, che conosce l’ambiente, che è un vincente, che ha dichiarato a piena voce che quella Paganese è la più forte dal punto di vista dell’organico di quelle allestite negli ultime anni.
Già, meglio …
Il guaio, purtroppo, è che i risultati ottenuti – Capuano imperante – da un mese a questa parte non si differenziano molto da quelli ottenuti sotto la guida di Palumbo. Allora il dubbio è inquietante, la domanda è d’obbligo, la risposta quasi ovvia: vuoi vedere che ci sono problemi con la materia prima?
Forse è proprio così. Ma si è ancora in tempo per rimediare, anche se ci vuole molto coraggio.
E forse – e senza forse – ci vogliono pure molti soldi.
Nino Ruggiero
(Rubrica “Così è, anche se non vi pare”, Paganese.it 1 dicembre 2010)
No Comment! Be the first one.