Barbare’, che fa la Paganese? Le conversazioni iniziavano sempre così. Maurizio Romano lo domandava sempre con interesse, e con partecipazione ascoltava pure la risposta. L’attenzione si capiva dallo sguardo e dalle repliche. La sua non era una domanda di cortesia o un semplice convenevole, come accade in un mondo in cui chi ti chiede come stai? non si aspetta neppure una risposta.
Un grande professionista, sempre al seguito del Napoli, che mostra attenzione concreta a una squadra, prima di serie C e poi di serie D. Maurizio Romano incarnava le caratteristiche del cronista di razza; si capiva anche da queste cose. Ed era evidente anche dagli aneddoti con cui era sempre pronto a infarcire le conversazioni davanti a una fumante tazza di caffè, accompagnata da un bicchiere d’acqua rigorosamente frizzante. Lui, volto e voce di Novantesimo Minuto, che aveva seguito sempre il Napoli, anche quello di Maradona, non mancava di ricordare i primi passi nel mondo del giornalismo sui polverosi campi delle serie minori e a seguire gli infuocati derby dell’Agro nocerino Sarnese. Forse anche per questo un giorno gli chiesi a bruciapelo Ma ti andrebbe di scrivere la prefazione al libro sulla Paganese e di presentarlo? Sì, «ti» – avete letto bene: la differenza di età e di statura professionale non erano un piedistallo per Maurizio che chiedeva sempre di rivolgersi a lui con il «tu» (siamo colleghi – diceva con la semplicità dei grandi). Lecito aspettarsi un «no» alla domanda impertinente. Ma chi conosce Maurizio sa che il garbo e la disponibilità non erano di facciata. A quella domanda mi rispose sì con l’entusiasmo di un ragazzino innamorato di un mestiere sempre dannatamente meraviglioso. Lo fece ricordando i momenti in cui la sua carriera, prima di Novantesimo Minuto e della Rai, si incrociò con la Paganese, senza dimenticare la figura che più di tutte lo legava ai colori azzurrostellati: Oreste Cafiero, compagno di scuola e goleador raffinato della Paganese a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Rispose sì e fu presente, all’Auditorium, poco meno di otto anni fa, in un appuntamento memorabile che fu serata amarcord e di festa per i colori azzurrostellati.
Maurizio Romano mi rispose sì anche quando, come una vera cavia, tenne a battesimo una rubrica – nata dall’idea di Andrea Manzi – di interviste ai giornalisti sui cambiamenti dell’informazione sportiva negli anni; un’opportunità che mi consentì di apprendere segreti, trucchi e aneddoti con i grandi dell’informazione sportiva meglio di qualsiasi scuola di giornalismo.
Maurizio Romano non c’è più – mi hanno avvisata ieri. No, non è così, non può essere così. Maurizio c’è e ci sarà sempre con la sua saggezza e con la sua signorilità che non è l’immagine di un mondo che non c’è più; deve essere un esempio per tutti noi.
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