Quando non ci sono rifornimenti per un attacco, hai voglia di schierare punte e contropunte; hai voglia di parlare di un attacco spuntato che non segna. Oggi, se c’è qualcosa, sulla carta, che non manca all’attuale Paganese è l’attacco, composto da Faella, capocannoniere indiscusso del campionato, e da D’Angelo, per le cui qualità sono state spese fiumi di belle parole prima che fosse prelevato a dicembre dal Cynthialbalonga. Eppure domenica, contro il Cassino, i due sono stati lasciati soli soletti a vedersela con l’agguerrita difesa ospite, senza mai avere uno straccio di invito o suggerimento da chi dovrebbe essere deputato a collegare difesa e centrocampo con l’attacco. Solo una combinazione? O cos’altro?
È luogo comune pensare che in una squadra che abbia ambizioni di primato, il ruolo del trequartista, del fantasista o dell’uomo dell’ultimo passaggio smarcante sia fondamentale per il collegamento tra due anime, individuate come centrocampo e attacco. Il ruolo del fantasista non è stato inventato, così per caso. È un ruolo che spetta a chi innanzitutto riesce a dare del “tu” al pallone; una dote che non è per tutti. Un calciatore o ce l’ha o non ce l’ha.
Domanda tecnica soprattutto per il tecnico Esposito: questo tipo di calciatore a Pagani c’è o non c’è? Mancino, Ferreira, lo stesso Gianmarco De Feo, sono in grado di recitare un ruolo di tale spessore in questa squadra? Se sono in grado, allora, perché non giocano, o giocano solo per pochi minuti?
Da quello che si è visto domenica contro il Cassino, gli ultimi minuti di gioco, dopo l’ingresso proprio di Mancino e Ferreira, sono sembrati forieri di buone novelle; peccato, però, che non vi sia una controprova per riuscire a decifrare il loro impiego apparso alquanto tardivo. Forse è solo senno di poi, ma può essere che il mancato utilizzo in contemporanea dei due calciatori abbia potuto condizionare l’andamento complessivo della partita? Non credo perché non tutte le squadre hanno fantasisti nel loro organico: la classe, la genialità e lo stile nel calcio non sono merce comune. Ma solitamente, alla mancanza di uomini di spessore, dotati di grande personalità oltre che di classe eccelsa, si supplisce con il gioco di squadra, con l’equidistanza tra i reparti e con l’intensità di gioco, che riescono a mascherare proprio la mancanza dell’ultimo passaggio illuminante. Le casistiche ci dicono che quando l’uomo dell’ultimo passaggio non c’è in formazione, bisogna ricorrere per la fase propositiva e di attacco all’equilibrio tattico. E sapete perché? Perché tutti gli atleti devono concorrere con intensità e sagacia a rifornire quelli che sono preposti a fare gol. In alternativa, proprio la manovra corale dovrebbe consentire ai centrocampisti di inserirsi in avanti, approfittando del fatto che gli attaccanti sono guardati a vista, e di riuscire a stanare le agguerrite difese avversarie con inserimenti a sorpresa.
Quando una squadra ha un gioco che si sviluppa a partire dalle retrovie, significa che la compagine ha un equilibrio tattico invidiabile e tutto funziona a meraviglia come un orologio. Il difficile è proprio riuscire ad avere un equilibrio, in cui la fase di organizzazione del gioco cominci subito dopo la neutralizzazione della fase di attacco avversaria. È in questa transizione che le grandi squadre costruiscono i loro successi perché riescono a capovolgere una situazione tattica e si propongono con manovre lineari quanto efficaci da centrocampo in avanti. L’equilibrio si ottiene avendo un centrocampista centrale pensante, bravo a fare viaggiare il pallone con lanci millimetrici, con mediani che sappiano coadiuvare il lavoro geniale di chi è deputato a fare girare la squadra, ma anche e soprattutto con trequartisti che riescano a mettere fantasia nel loro gioco di proposizione e di rilancio.
Tutta teoria, forse anche tutto studiato, ma poco attuato. Il campo, che è giudice inappellabile, risponde solo con i risultati, fredde espressioni aritmetiche che fanno però classifica; raramente anche con il gioco. Ma i risultati dove sono? E ancora, questo gioco dov’è? Lo avete visto da un po’ di tempo a questa parte? Ha per caso lasciato tracce e non ce ne siamo accorti?
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