Alti e bassi. Come nei sentimenti. No, più di un sentimento. Dalla vertigine del primo posto in solitaria ai quattro schiaffi di Sassari. Dalle stelle alla stalla. Dai sogni di gloria al brusco risveglio. Come sulle montagne russe. Si sale e si scende. Con il coinvolgimento forte che solo una passione vera può causare. Ma il giusto, come sempre, sta nel mezzo: la Paganese non ha vinto il campionato con l’Ilvamaddalena e non l’ha perso con il Latte Dolce. Dolce: ironia della sorte nel nome di una squadra che dopo giorni sa ancora solo di amaro.
Eppure stava andando tutto per il verso giusto: la vetta solitaria, qualche vittoria agguantata nonostante prestazioni non proprio esaltanti, il legame con la città, storico, viscerale, sedimentato e sempre più forte, l’impegno nel sociale, a testimonianza del fatto che la Paganese non è solo calcio. Non lo è da nessuna parte nel mondo e non può esserlo qui, dove la squadra è patrimonio da tutelare, come la Madonna delle Galline e Sant’Alfonso. È una fede. E come tale che non si discute. Ce lo ricorda qualche video virale sui social. Tutto il resto viene dopo. Solo chi non sa cosa rappresenti questa squadra per la città starà storcendo il muso. Centinaia di parole a sfondo sociologico o ideologico potranno essere soppiantate da poche e semplici immagini: le foto della festa di Natale al Dopolavoro comunale.
Squadra al completo attorniata da una folla festante, a caccia di autografi e di selfie; un Natale speciale, azzurrostellato, interamente dedicato ai ragazzi del Centro Polifunzionale per persone con disabilità “Il Giardino dei Campioni” e “Gioven_tù”. A riprova del fatto che la Paganese non è solo sport. Il calcio è sinonimo di integrazione e inclusione e, come tale, contribuisce alla cultura del rispetto e diventa leva di sviluppo sociale anche in contesti svantaggiati. Ecco, la vera vittoria sta qui, non solo sul campo. Sta nei volti di donne e bambini finalmente travolti da una passione che un tempo si definiva solo maschile e partecipi di una realtà sempre più inclusiva. Vincere non è solo far punti; vincere significa fare gruppo, rafforzare l’identità, aggregare, suscitare emozioni forti e sane anche fuori dal rettangolo verde.
Stava andando tutto per il verso giusto, dicevamo, prima di una sconfitta che ha abbattuto momentaneamente qualcuno ma scoraggiato pochi. La Paganese è fede e non si discute. “Al di là del risultato sono pronto a sostener” – gridano gli ultras. Così sarà. Per un motivo semplice: Paganese è identità: “La maglia che indossi per me è tutta la vita” – il coro da stadio oramai è un mantra. Mentre a Pagani arriva D’Angelo, l’attaccante atteso a lungo e ufficializzato poche ore fa con un tempismo da Babbo Natale, c’è chi già chiede un regalo speciale per l’anno nuovo. Cosa? Quasi nessuno osa dirlo ad alta voce, forse perché a dirle le cose belle non succedono. Ma un coro ultras, uno dei più intonati anche fuori dal campo, rompe gli indugi: “Dovete combattere con il cuore, il campionato conquistare, vogliam tornare in serie C”.
(foto Paganese calcio)
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