Un’altra vittoria in trasferta per la Paganese – la terza in queste prime giornate di campionato – dovrà pur significare qualcosa. Allora cominciamo a chiarirci le idee sul prosieguo del campionato e cerchiamo di capire dove la squadra può arrivare.
Non si vincono tre partite fuori casa – lo dobbiamo dire – se non ci sono ambizioni di classifica e si punta solo salvarsi; se fossimo costretti a dirlo, diremmo solo un’eresia con offesa all’intelligenza di chi segue il calcio da una vita. L’attuale Paganese ha tutte le potenzialità per fare bene; forse non proprio benissimo, ma con qualche opportuno innesto potrebbe dire la sua nel corso del campionato. Specie se sarà definito una volta e per sempre il sospeso del famoso “saldo e stralcio”.
Il seme della speranza non è mai morto; è soltanto in letargo per prudenza e per scaramanzia, pronto a sbocciare se solo si riuscisse a dare continuità ai risultati.
Ho detto già quasi tutto sulla prestazione dei singoli in modo analitico e dettagliato subito dopo la partita con l’Olbia. Devo aggiungere doverosamente che probabilmente in terra sarda si è vista la migliore Paganese di questo inizio campionato; questo almeno limitatamente al primo tempo. Gli azzurrostellati hanno fatto subito valere i diritti di una classe e di un’impostazione di gioco superiore. In campo, per oltre quarantacinque minuti, c’è stata una sola squadra: la Paganese. I ragazzi di Raffaele Esposito hanno macinato gioco, senza mai essere impensieriti dagli avversari, facendo intendere di conoscere a menadito lo spartito preparato a tavolino dall’allenatore. È scaturita così la prima rete messa a segno da Mancino. seguita dopo poco dall’azione che ha portato al secondo gol realizzato su rigore da Faella. Ma va detto che le occasioni da rete sono state numerose. Discorso diverso per la ripresa, durante la quale la Paganese ha dovuto cambiare registro per due motivi che di solito viaggiano a braccetto. Per prima cosa, perché gli avversari hanno aumentato la pressione offensiva nella speranza di poter pervenire a un improbabile pareggio; e poi perché, contemporaneamente, qualche atleta in maglia azzurro-stellata che aveva speso troppo nella prima parte della gara, è venuto meno sul piano dell’intensità del gioco; proprio una delle doti che avevano consentito alla Paganese di prendere il sopravvento.
Credo che su questo tipo di inconveniente, vale a dire sulla distribuzione controllata degli sforzi fisici durante gli interi novanta minuti, debba andare nel prosieguo del campionato l’attenzione di Raffaele Esposito. Certo, in campo ci sono anche gli avversari, motivo per cui bisogna per prima cosa sforzarsi di distribuire bene le forze per tutta la durata della gara e poi, in sottordine, di saper controllare le prevedibili sfuriate di avversari in cerca di rivalsa. In questo, a dire il vero, la squadra ha mostrato di saperci fare in virtù di una saggia impostazione di contrasto sugli avversari in possesso di palla e con un apparato difensivo che finora è risultato all’altezza della situazione.
Può bastare per ora?
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