C’è il titolo di una commedia del grande Eduardo che da ieri mi risuona nella mente, dopo la sconfitta patita dalla Paganese ad Andria per tre reti a uno. Si chiama “Ogni anno, punto e da capo”. Per quale motivo, starete chiedendo? Eccolo.
Quando sembra che la squadra – dopo un periodo di assestamento e di buoni risultati raggiunti – stia migliorando nell’intesa e nell’assieme, ecco che arriva la batosta; una brutta e inattesa sconfitta che ci fa sobbalzare e ci fa svegliare dal piacevole sogno che – come tifosi, ammaliati dalla stella, non ci stanchiamo mai di accarezzare. Ecco perché risuona ancora nelle orecchie il refrain di “Ogni anno, punto e a capo”, forse non proprio ogni anno, ma certamente quando tutto pare indirizzarsi verso un traguardo preciso e raggiungibile, si torna indietro e punto da capo.
E allora, in partite del genere, si perdono tutte le certezze e le speranze accumulate da una malattia endemica che si chiama tifo o, se volete, associata fortemente all’appartenenza e ai colori sociali.
Ad Andria, se vogliamo, è andata peggio che in altre occasioni. La squadra, dopo un inizio incerto, aveva risposto “presente” alle sollecitazioni del suo allenatore e aveva preso a macinare il gioco che sa fare, fatto di sovrapposizioni, di intensità agonistica, di interscambi tra reparti che di solito riescono a mettere in crisi il gioco delle squadre avversarie. E lo aveva fatto talmente bene da meritare l’elogio degli stessi spettatori di parte pugliese. Prima aveva pareggiato le sorti dell’incontro con un gol spettacolare realizzato da Porzio su suggerimento dalla destra di Setola; poi, ancora, continuava a svolgere le solite manovre avvolgenti che la squadra riesce a sviluppare sulle direttive di Langella, nominato d’ufficio grande maestro d’orchestra dell’intera manovra.
Avrete già letto le valutazioni scaturite dalle prestazioni dei singoli nel solito pagellone di fine partita. Aggiungo a queste valutazioni che è stato bello vedere all’opera tutte in una sola volta le accelerazioni di Setola sulla destra, accompagnate da un Mancino sempre pronto al dialogo e allo scambio stretto. Guardate, non è per piaggeria, ma credo che determinate azioni della migliore Paganese, soprattutto quelle del duo Setola/Mancino siano da portare ad esempio nel variegato mondo dei dilettanti perché non è facile riuscire a contare sulla profondità e sulla bravura di atleti che sanno arrivare a fondo campo per proporre invitanti cross a rientrare per attaccanti in cerca di gloria e di gol.
Paganese superstar, allora? Non proprio così. Quello che non è riuscita a fare l’Andria in tema di realizzazione lo ha fatto la difesa azzurrostellata, incappata nella pagina più grigia dell’intero campionato. Due dei tre gol incassati portano le stimmate di una difesa molto distratta e che, in definitiva, ha demolito le speranze di riuscire indenni dall’impianto pugliese. Agovino ha tutte le scusanti del mondo, quando cita gli assenti, assicurando che non poteva fare di meglio per sostituirli. Il suo lavoro non si discute perché bisogna riconoscere che ha dato un volto alla squadra; ma determinati errori in fase di disimpegno non possono essere commessi da una squadra che avrebbe le potenzialità di dire la sua parola in tema di play-off.
E allora, come la mettiamo? Forse ancora una volta dobbiamo ripetere un concetto che sarà bene inculcare in tutti coloro che guardano con fiducia al prossimo avvenire. Concetto ripetuto ancora una volta, ma non metabolizzato ancora. Siamo quelli che giocano un buon calcio, che catalizzano le attenzioni di grossi esperti, ma che poi si perdono nei meandri della semplicità e riescono a demolire in un amen tutto quello che è stato faticosamente costruito.
Purtroppo, questi siamo; nella buona e nella cattiva sorte!
(Foto di Gianluca Albore – Facebook Fidelis Andria)
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