I pareggi vanno accettati, ma anche gestiti. Lo ha fatto la Paganese nell’incontro casalingo con la Gelbison quando, dopo aver capito quanto sarebbe stato arduo riuscire a superare gli avversari, ha saputo accettare la divisione della posta in palio, fedele a uno degli aforismi che hanno fatto conoscere il poeta dell’ovvio, al secolo Gigi Marzullo; una specie di “Chi vince ha sempre ragione, chi perde ha sempre torto!”.
Non hanno avuto ragione proprio Paganese e Gelbison che domenica al “Marcello Torre” si “sono misurata la palla” e alla fine, quando la partita, dopo essere stata scoppiettante per oltre un’ora, si è incanalata sui binari del salomonico pareggio che poteva accontentare tutti, è stato come vedere un film già visto.
Della partita avete già letto le valutazioni dei singoli stilate a fine gara dal collega Paolo Saturno che ha magnificato l’ottima prova del portiere Esposito, assurto agli onori della cronaca per aver evitato almeno tre nitidissime palle gol agli avversari. A queste considerazioni che fanno capire quanto importante sia avere tra i pali un giovane di valore, va aggiunta anche la prestazione complessiva degli atleti in maglia azzurro-stellata che hanno ribadito di attraversare un buon periodo di forma. E qui forse è il caso di elogiare le buone doti realizzative di Mancino, atleta buono per tutte le stagioni che oltre a giocare nel ruolo privilegiato di “tuttocampista” ha cominciato anche a prendere confidenza con il gol.
Detto in tutta sincerità, dopo la segnatura iniziale scaturita da uno scambio in velocità del duo Setola-Mancino, in tanti ci saremmo aspettati una specie di sdoganamento delle ambizioni per una squadra che – è bene ricordarlo sempre – sta facendo miracoli. È stata l’illusione del momento – per inguaribili nostalgici dei tempi che furono – materializzata da un gol segnato proprio nel periodo di maggiore pressione degli avversari. L’illusione di poter avere tra le mani una squadra spietata, cinica come quella di un tempo, soprattutto in terza serie, quando riusciva ad estrarre dal cilindro tutte la sua prorompente vitalità e a sconfiggere squadre titolate, oltre ogni pronostico. E l’illusione si è allungata fino a quando la Paganese ha avuto l’occasione di raddoppiare il vantaggio fallendo un gol che pareva facile facile quasi allo scadere del tempo.
In quei momenti in tanti hanno sperato che la squadra si fosse scrollata di dosso il peso della formazione giovane e inesperta per assumere l’atteggiamento spregiudicato e disinvolto delle compagini costruite per vincere. Ma è stata solo l’illusione di un momento. È stato in quell’istante che c’è stato un ritorno repentino alla realtà.
Poi, la Paganese è tornata nel suo alveo naturale di squadra giovane, ben messa in campo, caratterizzata da buone giocate, da buoni interscambi tra i reparti, ma anche incostante nel rendimento. Di fronte, aveva un’avversaria tosta, costruita senza guardare tanto per il sottile all’aspetto economico; un gruppo che si può permettere di avere in panchina gente che avrebbe il posto assicurato in qualsiasi squadra del girone.
Come accogliere il pareggio con la Gelbison? Di sicuro come un risultato da non disprezzare. Ho imparato da persone di grandi esperienze che quando non si riesce a vincere una gara, è importante non perdere. E la Paganese – ricordiamolo sempre – sta vincendo una scommessa importante perché con pochi mezzi disponibili, grazie a una concertazione che vede coinvolti l’allenatore Agovino, il direttore sportivo Accardi e il direttore generale Raiola, è stato quasi raggiunto l’obiettivo di minima fissato nella salvezza. E poi, chissà! Il tutto, in attesa di poter avere dati certi sulla possibilità di poter usufruire in ambito fiscale\erariale del famoso “saldo e stralcio”.
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