Ci sono squadre che vengono costruite ogni anno per vincere e poi non vincono. Ci sono invece altre squadre che, senza clamori mediatici e favori del pronostico, si affermano, fanno parlare di sé e vincono pure.
Ci sono due tipi di aspettative. La numero uno è quella della piazza importante con dichiarate ambizioni di primato. In questo caso è chiaro come il sole che la tifoseria si aspetta sin da subito risultati concreti. “Quest’anno andiamo alla grande e non abbiamo badato a spese. Compriamo questo, prendiamo quest’altro che ha vinto tot campionati di categoria, mandiamo via chi lo scorso anno non ha reso per quello che è costato. Abbiamo un allenatore che ha vinto dovunque è stato“. Ci sono tutti gli ingredienti per vincere? Manca qualcosa? Sì, mancano le vittorie che tardano ad arrivare. La squadra balbetta, gioca a sprazzi; gli attaccanti falliscono gol che sembrano facili facili da realizzare. Allora cosa non va?
Il secondo tipo di aspettativa, la numero due, quella che ci interessa più da vicino, è rappresentata da una piazza che viene da anni di delusioni sportive e che ha dovuto, giocoforza, fare i conti con il bilancio societario. In questi casi, con budget limitati, si deve puntare su giovani e su calciatori che cercano il riscatto sportivo. Anni di delusioni portano a una malcelata accettazione della realtà da parte della tifoseria. Tutto quello che viene è ritenuto guadagnato.
Ci vorrebbe uno psicologo per sbrogliare il complicato discorso sulla mente umana. Quanto giocano le pressioni di una piazza su una squadra costruita per vincere? Probabilmente tanto, forse troppo. Rimedi? non si sa.
Pressione zero per una squadra come l’attuale Paganese affidata nelle mani esperte di Massimo Agovino. Tre partite, disputate rispettivamente contro Barletta, Nardò e Matera, hanno consegnato alla città una squadra giovane e sbarazzina al punto giusto; una squadra che gioca un calcio d’avanguardia e che fa strabuzzare gli occhi quando cala i suoi assi migliori sul tappeto verde. Non ci poteva essere una risposta migliore da parte della squadra azzurro-stellata che con prestazioni di buon livello sta confermando che nel calcio non sempre vince chi spende di più.
La massima però non deve essere presa per oro colato. Nel caso della Paganese, c’è tempo per valutare le potenzialità della squadra, il suo carattere e le sue risposte nel periodo lungo. Non è solo una questione di valori tecnico-tattici. Non bastano tre partite per fare grande una squadra. Allo stesso tempo, però, è il caso di salutare con legittimo orgoglio una banda di ragazzi che ha fatto fare pace con il calcio a tanti tifosi e appassionati che a fine gara con il Matera hanno avuto apprezzamenti che non si sentivano da anni.
Sogni e speranze non possono essere messe in gabbia, sia ben chiaro, ma bisogna procedere per gradi e tenere i piedi ben saldi per terra. Intanto complimentiamoci con Accardi e Agovino che hanno saputo scegliere elementi di buona qualità. Non era facile farlo – ecco il discorso delle aspettative – con pochi mezzi a disposizione. E oggi vediamo in campo una squadra ben equilibrata, sicura del fatto suo e che sembra giocare a occhi chiusi come un attore che si presenta sfrontato sul proscenio perché conosce a menadito la parte da recitare.
Della partita con il Matera vi dico solo che la squadra ha risposto alle aspettative. Se volete saperne di più sulle prestazioni dei singoli vi rimando alle pagelle
Credo che nessuno sia in grado di anticipare il futuro. Resta la consapevolezza di poter dire che la squadra è in grado – in linea potenziale – di incidere tanto nel discorso complessivo di un campionato che annovera squadre di assoluto valore tecnico.
Agovino ci va cauto, e fa bene. Gli è stata chiesta la salvezza e lui giustamente conta i punti che mancano in tale ottica. Per altri obiettivi, ci vorranno conferme che arriveranno nelle prossime settimane, prima da Gallipoli e poi dall’incontro in casa con il Manfredonia.
Intanto una buona notizia: da domenica Agovino potrà nuovamente disporre di Faiello che ha scontato le tre settimane di squalifica. Un’arma in più per la squadra che potrà contare su un calciatore di assoluto valore. Non per niente gli è stata affidata la fascia di capitano.
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