No, basta, con quest’anno veramente ho chiuso. Se non lo avete detto dopo Tivoli o dopo l’inopinata sconfitta interna con la Casertana ai play-off o siete bugiardi o matti o semplicemente non avevate più voce dopo le imprecazioni e gli improperi sprecati nelle ultime due Caporetto della storia azzurrostellata.
No, basta, adesso veramente è troppo. La storia si ripete. Passa qualche mese e arriva la notizia del (possibile) ripescaggio della Casertana in serie C. Al posto dei falchetti poteva esserci la Paganese. Poteva. Invece quella Paganese che aveva fatto dannare tifosi e appassionati per un campionato intero, dopo la sconfitta di Tivoli è incappata in un’altra giornata nera con la Casertana ai play off e sappiamo tutti com’è andata: addio sogni di gloria.
Poi arriva il momento di difficoltà: il presidente dello storico ventennio che getta la spugna, il disperato salvataggio porta il marchio del sindaco e del notaio e alcuni (pochi, per la verità) imprenditori decidono di appoggiare una lucida follia con una sponsorizzazione da 25mila euro: iscriviamo la squadra al campionato di serie D, non si può perdere anche quello. Arriva un momento che neanche sappiamo definire: una fase di accompagnamento della società che deve uscire fuori dalla situazione debitoria, un momento di transizione, una situazione delicata… Chiamiamola come vogliamo: ma quest’anno è così. Così come? Pochi soldi, ambizioni misurate ma condite con la solita irrefrenabile passione.
Che fai, nel momento di difficoltà lasci andare una delle cose a cui più tieni? No, lo sappiamo: a Pagani non siamo fatti così; il tifoso vero non è fatto così: parla, parla, parla… E poi quando è il momento di scendere in campo non ci pensa neppure mezza volta e torna sui suoi passi. D’altronde lo dice anche la saggezza popolare: al cuor non si comanda. I diffidenti sono pronti a ricordare: ma tu avevi detto mai più! Vabbè, sono cose che si dicono nei momenti di sconforto… Poi c’è la campagna acquisti, le cessioni inattese, gli acquisti che non ti aspetti (Mo’ Coquin lo teniamo dalla nostra parte, altro che Tivoli!), le attese per qualcuno che farebbe al caso nostro, i tempi del mercato che stringono, la Coppa Italia alle porte, il girone che ancora non si conosce, il campionato che chissà quando comincia…
Sai che faccio? Io me la vado a vedere questa squadra giusto per curiosare. 40 gradi all’ombra, in un afoso ultimo sabato di agosto con un leggero (caldo) venticello: tutti di nuovo sulle gradinate del Marcello Torre per capire di che pasta siamo fatti, nell’amichevole con il Giffoni Sei Casali. Il primo assaggio sette giorni prima a Pompei: più di 40 gradi al sole per un’amichevole stranamente programmata alle ore 11 cinque giorni dopo ferragosto. Ma vabbè…
Al “Torre” tribuna affollata come ai bei tempi: certo, c’è un solo settore aperto e tutti sono stipati all’ombra della tribuna stampa; ma ci sono tutti o quasi, è pur sempre calcio d’agosto. Il tempo di guardarsi intorno, un paio di sguardi a destra e a sinistra, i saluti di rito e le considerazioni: ci sono pure quelli che avevano imprecato e giurato: basta, dopo quest’anno mai più. Tutti pronti a imprecare per una mossa sbagliata e a esultare per un gol, non fa niente che è un’amichevole, che l’avversario è una squadra di Eccellenza: questi undici azzurri in campo trascinano come solo una passione senza tempo e senza età sa fare.
Che poi, a dire il vero, non siamo tanto male, basta qualche innesto perché non possiamo soffrire troppo in questo campionato. Commentano due nell’intervallo fantasticando su possibili nuovi arrivi e ipotetici gironi e trasferte da organizzare. Eccoci, nonostante tutto, siamo ancora qua. Ma non avevamo detto basta? Sì, ma quest’anno è diverso, non possiamo mancare, la Paganese ha bisogno di noi.
(Foto Paganese Calcio)
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