Ma tu hai saputo qualcosa della Paganese? Alzi la mano chi non ha ancora ricevuto una domanda simile, a bruciapelo; e alzi la mano pure chi finora si è astenuto dal fare qualche telefonata per porre la stessa domanda all’amico, al politico, all’amministratore, a quello che è sempre bene informato o a quello che a conti fatti è più tifoso di me.
La domanda, senza che ci prendiamo in giro, ce la facciamo tutti da fine maggio, da quando Trapani ha annunciato le dimissioni e da quando la patata bollente è passata nelle mani del sindaco De Prisco e del notaio Calabrese che, circondati da amici fidati e sostenuti da tifosi appassionati, si stanno dannando l’anima pur di far quadrare i conti e riuscire a iscrivere la squadra al campionato. Si è detto della necessità di reperire venti quote da venticinquemila euro, necessarie a garantire alla Paganese l’iscrizione regolare al campionato, il pagamento delle liberatorie degli ultimi stipendi della passata stagione, il saldo e stralcio che deve essere richiesto all’Agenzia delle Entrate per ripianare i debiti pregressi, e per allestire una squadra capace di mantenere la categoria. Un’operazione, volendo essere ottimisti, da non meno di 500mila euro. A cui potrebbe essere aggiunta una buona cifra proveniente da una campagna abbonamenti a prezzi popolari: mai come ora anche la città, oltre ai soliti affezionati supporter, dovrà fare la sua parte, sostenendo – ognuno con i propri mezzi – non solo la squadra ma di fatto anche gli imprenditori e i liberi professionisti che hanno accettato di buon grado la proposta di salvare la Paganese. Insomma, la società, nonostante tutti i problemi economici che la attanagliano, è un patrimonio per tutta la città e tutti – senza distinzione alcuna – sono chiamati a fare la loro parte per salvare il salvabile.
L’operazione “salvezza”, però, va conclusa a strettissimo giro: i termini per l’iscrizione al campionato scadono tra poco più di quindici giorni e, prima del 14 luglio, ci sono numerosi adempimenti burocratici da assolvere.
Sì, ma a che punto siamo? – ci chiediamo tutti noi da giorni. E allora forse è il caso di dire che siamo al punto in cui è necessario dimostrare che questa città, quando e se vuole, sa essere unita. Sì, senza che storcete il muso pensando alle questioni più gravi o serie che riguardano questo territorio, si può essere uniti anche sotto la bandiera di una squadra di calcio, specie se può rappresentare – bene – Pagani oltre le mura cittadine, e specie se il calcio rappresenta uno dei rari momenti di aggregazione in una città, come mille altre del Sud, che tenta sempre di rialzarsi tra mille difficoltà.
E allora questo è il momento di lasciare da parte le delusioni e smuovere quel senso di appartenenza che nelle occasioni che contano sappiamo tirare fuori. Non è tempo per i rimpianti, per i doveva essere e non è stato, né quello per recriminare torti o errori del passato. Né tanto meno per mettersi a discutere che, piuttosto che salvare l’attuale società, vista la situazione debitoria, si poteva optare per un’altra soluzione. I tempi erano stretti e ora lo sono ancora di più.
C’è una sola cosa da fare: mostrare, una volta e per tutte, che l’unione fa la forza non è solo un proverbio da raccontare come una favoletta ai bambini come per illuderli dell’esistenza di un mondo migliore. Perché quando vogliamo le cose possiamo cambiarle anche con piccole azioni quotidiane. Che forse non saranno tanto clamorose da fermare la guerra nel mondo; ma che dimostreranno, concretamente, che senza divisioni, personalismi e chiusure a riccio, anche la nostra Pagani può compiere un salto di qualità. E allora perché non cominciamo a farlo questo salto di qualità: chi stiamo aspettando?
Sì, ma praticamente come stanno le cose? Nel weekend si tireranno le somme dei numerosi appelli seminati nel corso di questo lungo e caldo mese di giugno. Entro domenica sapremo: dentro o fuori. A impresa riuscita sarà opportuno dare atto di un vero e proprio miracolo a quanti avranno collaborato alla sua realizzazione. Ma, badate bene, in caso di mancata iscrizione al campionato, non c’è scampo: avremo perso tutti.
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