Alcuni giocatori nel mondo del calcio se non ci fossero bisognerebbe inventarli. Uno di questi è Stefano D’Agostino, leader indiscusso della Paganese, squadra che in serie D, girone G, comanda – a quattro giornate dal termine – la classifica con tre punti di vantaggio sul Sorrento e sei sulla Casertana. D’Agostino è il classico calciatore dai piedi buoni, anzi dai piedi educatissimi perché al momento propizio sanno farsi apprezzare, senza essere – per la sua parte – invadente o indiscreto. È uno di quelli che nel calcio vengono etichettati come “uno che gioca a occhi chiusi”, tanto sa già quello che deve fare. I momenti in cui i suoi piedi hanno avuto l’opportunità di mettersi in evidenza, nel corso del campionato, sono stati tanti; si sono espressi con assist millimetrici, con conclusioni che un comune mortale orbitante tra le serie dilettanti potrebbe solo sognare di mettere a segno. D’Agostino ieri nell’incontro in terra sarda contro il Cos Sarrabus di Ogliastra si è superato. La sua firma è come quella di Zorro, inconfondibile. Ha messo a segno un gol impossibile su calcio di punizione, dopo due minuti di gioco. Una parabola telecomandata che ha finito la sua corsa all’incrocio dei pali alla destra del portiere sardo quando sembrava che il pallone dovesse finire altissimo; una traiettoria prerogativa esclusiva di calciatori che danno del “tu” al pallone e che difficilmente si vedono anche in partite di serie superiore.
Il gol di D’Agostino è stato unico e solo e ha deciso le sorti della partita. Ha vinto la Paganese con pieno merito grazie non solo al magnifico gol del suo conclamato capitano, ma anche grazie a una prestazione complessiva di tutto rispetto. Certo, in partite del genere, quando si riescono a tenere in mano le redini del gioco, quando si dimostra nell’arco di una partita tutta la bontà dell’inquadratura sia dal punto di vista tecnico-tattico, sia di adattamento ambientale, sarebbe preferibile arrivare a un punteggio meno risicato. Ma non sempre nel calcio si riesce a essere spietati sotto rete. Lo sono le grandi squadre, costruite per vincere a mani basse, ma nemmeno è detto o sacramentato che ci riescano sempre e facilmente. È il calcio, una disciplina che piace e avvince proprio perché niente é mai certo, La Paganese ha avuto tante occasioni per arrotondare il punteggio, sia nel primo che nel secondo tempo. Ma c’è stato sempre qualcosa, un’indecisione, un rimpallo, una conclusione affrettata, una parata del portiere avversario, che ha impedito almeno una seconda segnatura che avrebbe consentito alla squadra di giocare con meno apprensione soprattutto nel finale di gara che di solito è sempre il più infuocato.
C’è da dire che la squadra in questo finale di campionato ha ritrovato fiducia nelle proprie forze e nel momento del bisogno ha saputo tirare fuori gli attributi che fanno grande una squadra di calcio. Se D’Agostino, ancora una volta, è risultato elemento determinante per le fortune della squadra, bisogna anche dire che ogni atleta schierato in terra sarda ha dato il meglio di se stesso. L’allenatore Giampà sta tirando fuori il meglio dai ragazzi a sua disposizione. Le sue scelte di ordine tattico hanno sempre una valenza e i risultati che arrivano dimostrano che anche le sostituzioni effettuate nel corso della gara sono azzeccate. Quando nel secondo tempo si è accorto che a centrocampo mancava un po’ di sostanza e che c’era bisogno di rinforzare gli ormeggi, Giampà ha chiamato all’appello Verna e Cipolla mutando anche l’assetto tattico della squadra. E i due chiamati in causa hanno giocato uno spezzone di gara molto intenso e produttivo riuscendo a contenere le ultime sfuriate offensive degli avversari.
Adesso la Paganese è sola al comando con tre punti di vantaggio sul Sorrento e sei sulla Casertana. Mancano quattro gare. Siamo a buon punto, ma il campionato non è finito.
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