Nel calcio moderno, la qualità può coesistere con la quantità; anzi, quando i due ingredienti si fondono è più facile che si arrivi al successo. Difficile però e laborioso arrivare al traguardo della perfetta sintesi, cui ambiscono tecnici di calcio preparati e all’avanguardia.
Per il momento a Pagani la qualità prevale di gran lunga sulla quantità e sul gioco prodotto; i singoli, quelli che valgono e hanno una storia alle loro spalle, sanno come fare risaltare il marchio di fabbrica delle loro specialità.
Paganese-Taranto. Due perle al “Marcello Torre”, una per tempo, in una partita dal risultato sempre in bilico e sotto un sole cocente. La prima, con Firenze che addomestica un pallone vagante in area tarantina, lo controlla, sembra quasi che lo perda tutto spostato sulla destra ma poi, con il guizzo di uomo d’area, lo indirizza a rete con un diagonale che non lascia scampo al portiere pugliese. Questo, signori, è Marco Firenze, l’ultimo arrivato in casa azzurrostellata, pupillo di Gianluca Grassadonia che lo ha voluto fortemente alla sua corte.
La seconda perla allo scadere del tempo regolamentare, per la precisione al 95′, autore Piovaccari. Un tiro di sinistro dal limite, tirato fuori dal cilindro di un mago di periferia, roba per pochi privilegiati di un calcio sempre più povero di contenuti tecnici; una rasoiata millimetrica che se ne è andata a conficcarsi tra palo e sostegno della rete.
Già, qualità. Che partita sarebbe stata senza due guizzi d’autore, senza due pennellate di autentici artisti della sfera di cuoio? Sarebbe stata una delle tante partite anonime giocata su un canovaccio tattico piatto e probabilmente noioso; per giunta disputata in un orario impossibile, in un pomeriggio dal vago sapore ferragostano e con due soste intervenute, come da accordi preliminari, per rifocillare gli atleti in campo.
La partita, a dire il vero, non ha avuto mai un solo padrone. La Paganese, ristrutturata tatticamente per trovare posto a Firenze, è parsa ben messa in campo con uno schieramento a quattro in difesa, diciamo con una difesa più equilibrata che prevedeva il duo centrale Schiavi-Murolo e la coppia dei due terzini (meglio chiamarli con la definizione di una volta) formata da due under; Scanagatta a destra e Manarelli a sinistra. Il centrocampo, anch’esso nuovo di zecca, ha potuto contare sull’estro e sul senso tattico di Tissone, sul gran movimento di Zanini e di Cretella, quest’ultimo da annoverare sicuramente fra i migliori in campo. Ma, si sa, il calcio è gioco dinamico, di movimento, e alle fortune del centrocampo, dove si costruiscono i successi, hanno contribuito a turno anche Castaldo, Diop e soprattutto Firenze, bravo a sdoppiarsi – finché lo stato di forma glielo ha consentito – in un ruolo non solo di proposizione in fase offensiva ma addirittura di contenimento.
Forse non si è vista all’opera la migliore Paganese, o quella cui tende Grassadonia che ha un’idea ben precisa sull’identità della squadra da mandare in campo, ma in alcuni momenti della gara, quando ha funzionato la spinta energica di Manarelli sulla sinistra; quando Firenze ha recitato la parte del leone catapultandosi su tutti i palloni che gravitavano nella sua zona; quando Cretella è riuscito a dialogare autorevolmente con i compagni di reparto, allora si sono visti sprazzi di bel gioco conditi da giocate di alta scuola. Un cosa è certa, al momento: la squadra ha già una sua identità, un suo gioco e ha interpreti all’altezza della situazione, ivi compresi i tanti elementi di valore attualmente in panchina ma pronti a dare alla squadra – anche in corso d’opera – il proprio prezioso contributo di energie, classe e di esperienza.
Ci sarà ancora molto da lavorare per Grassadonia, soprattutto sulla tenuta atletica; ma intanto la squadra si gode la sua seconda vittoria consecutiva. Se non è un record, visti i miseri rendimenti degli ultimi anni, poco ci manca!
(da Il Quotidiano del Sud, edizione Salerno, del 20/09/2021)
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