Tutto nel primo tempo: gol ed emozioni.
Finché le gambe e la testa hanno tenuto, la Paganese è sembrata una squadra vera, quella che ogni tanto fa capolino solo nei sogni e nella fantasia dei suoi irriducibili tifosi. Lecito l’interrogativo: sogno o son desto? Si è visto un gioco lineare, geometrico, con passaggi precisi, con ricerca di profondità a beneficio di uno scatenato Guadagni, sempre in agguato dietro le linee. Si è visto un centrocampo ordinato, buoni fraseggi e padronanza nei ruoli, sia da parte di Bramati che di Antezza chiamati a dare ordine a un reparto che negli ultimi tempi ha brillato assai poco.
Problema di personalità risolto, allora? Macché, solo illusione!
Una buona mezzora di gioco passata troppo in fretta, proprio volata, per poi fare posto alla solita squadra timorosa, incerta, incapace di prendere in mano le redini del gioco nei momenti critici che in una partita di calcio non mancano mai.
Come si faccia a cambiare radicalmente atteggiamento non è dato di sapere. La condizione fisica degli atleti schierati sembrava buona. Antezza e Bramati, chiamati a dare forma al reparto di centrocampo, sembravano in palla, anche autorevoli; la manovra scorreva lineare come mai, ognuno nel suo ruolo era disciplinato e presente. Sulle fasce laterali, quella di sinistra presieduta da Squillace e quella di destra affidata a Zanini, il gioco si sviluppava interessante e propositivo; i cross in area non mancavano per Diop e Raffini assistiti da uno sgusciante Guadagni.
Tutto stava andando secondo i piani dell’allenatore Di Napoli che aveva scompaginato l’assetto tattico di sempre, sia per concedere riposo a qualche atleta che aveva tirato troppo la carretta, sia per sorprendere gli avversari con una formazione di assalto che prevedeva Guadagni sulla trequarti a ridosso dei due soliti attaccanti, Diop e Raffini.
Proprio Guadagni, uno che non sta mai fermo e attacca la profondità oltre che gli avversari in possesso di palla, dopo sette minuti di gioco andava a inventarsi un rigore cercando, con uno scatto repentino, di recuperando un pallone oramai perduto. Il portiere avversario gli franava addosso. Rigore. Dal dischetto Diop, solito implacabile cecchino, mandava il portiere da una parte il pallone dall’altra.
Dopo aver segnato il gol del momentaneo vantaggio, la squadra azzurro stellata sembrava addirittura galvanizzata e più volte sfiorava il meritato raddoppio. Clamoroso al 36’ l’incrocio dei pali colpito da Sbampato a due passi dalla porta su calcio d’angolo battuto da Squillace. Nell’occasione il difensore si infortunava e mentre si doveva procedere alla sua sostituzione la Viterbese pareggiava le sorti dell’incontro con un tiro rocambolesco deviato sfortunatamente dallo stesso Sbampato che spiazzava il bravo Baioccco.
Mezzora di illusioni e speranze. Poi, la realtà: solita Paganese, poche idee e anche ben confuse. Una volta stabilito che non si tratta di stanchezza, come si spiega questa metamorfosi? Ce lo chiediamo in tanti, forse lo stesso Di Napoli. Questione di testa? Non sarà il caso di interpellare uno psicologo o un motivatore per un consulto?
Oggi come oggi, è certo solo che gli uomini a disposizione di Di Napoli sono questi e che non c’è più tempo per recriminare su quello che poteva essere fatto. Questi sono gli uomini che dovranno cercare di scalare le posizioni in classifica per arrivare alla salvezza diretta.
Il calendario è spietato. Domenica gli azzurro stellati saranno di scena ad Avellino e dovranno anche fare a meno di Sirignano, uno dei più in forma della difesa.
E’ tutto tremendamente difficile, ma il calcio ci ha insegnato che niente è mai scontato.
Nino Ruggiero
(da Il Quotidiano del Sud, edizione di Salerno, del 4.03.2021)
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