È tutto maledettamente difficile. La serie C sta attraversando uno dei periodi più delicati della sua lunga storia. Se è vero, infatti, che nel prossimo campionato ci sarà un “parterre” di tutto riguardo, con squadre blasonate che rappresentano capoluoghi di regioni e di province, è anche vero che nell’ambiente si respira un’aria a dir poco pesante. Perchè? Presto detto. Le restrizioni sanitarie a cui sono state sottoposte tutte le società costano un occhio della fronte e prevedono controlli ripetitivi.
Proprio le società più piccole puntavano almeno sulla riapertura degli stadi al pubblico, sia pure con tutta la prudenza possibile, per cercare di fidelizzare almeno una parte della tifoseria. Tutto sembrava andare nella direzione giusta, tanto è vero che sia l’Alessandria, sia la Vis Pesaro per le partite amichevoli rispettivamente con Sampdoria ed Ascoli proprio nei primi giorni di settembre avevano comunicato la vendita di biglietti, solo on line, per una capienza massima di mille spettatori.
Ma il provvedimento ultimo del governo, datato 7 settembre, ha negato tale possibilità; gli stadi resteranno chiusi al pubblico di serie A, B e C almeno fino al 30 settembre. Poi si vedrà. Il guaio è che senza incassi non si cantano messe e le società, specie quelle più piccole, sono in forte difficoltà economiche. Molte società arrancano perché, oltre ai mancati incassi degli abbonamenti, non possono nemmeno contare sugli sponsor occasionali; per loro restano, forse, solo quelli fedelissimi da sempre vicini ai vari patron.
I vertici della Lega Pro conoscono benissimo le situazioni in cui versano le società. Proprio il presidente Francesco Ghirelli aveva chiesto che si aprissero gradatamente gli stadi al pubblico ma la sua richiesta è caduta nel vuoto a causa dell’ultimo decreto del Presidente del Consiglio.
Ma non finisce qui. È scesa in campo anche l’Associazione dei calciatori che chiede l’abolizione del provvedimento che ha portato a 22 il limite massimo dei calciatori da tesserare in ogni singola squadra. Il documento presentato dall’avvocato Calcagno, presidente dell’Associazione calciatori, minaccia – in caso di mancato accoglimento dell’istanza – uno sciopero per la prima giornata di campionato prevista per il 27 settembre.
È finita? No, per niente. Il giorno 7 del corrente mese ci doveva essere la decisione finale, inappellabile per la giustizia sportiva, relativa all’illecito riscontrato nella partita Bitonto-Picerno, quando le due squadre militavano in serie D. Riunione poi rinviata.
Le due squadre, in prima istanza, con delibera del tribunale Federale, sono state escluse dal campionato di serie C, con motivazioni diverse, ma la sostanza non cambia, e dovrebbero retrocedere tra i dilettanti. Da qui l’appello.
La decisione finale spetta alla Corte Federale di Appello che – da quello che si dice – dovrebbe pronunciarsi definitamente venerdì prossimo, 11 settembre.
Al loro posto sono in rampa di lancio il Foggia e il Rende, una perché classificatasi alle spalle del Bitonto, l’altra perché riammessa. Intanto, proprio per il rinvio della decisione finale in merito a Picerno e Bitonto, è saltata la presentazione del calendario prevista per il giorno 10.
Dalla Lega confermano che il campionato prenderà il via regolarmente il 27 settembre. Sarà vero?
Nino Ruggiero
(da Il Quotidiano del Sud edizione Salerno del 10/09/2020)
Senza incassi non si cantano messe
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