La partita con la Reggina è finita quando l’arbitro ha decretato un calcio di rigore in favore della squadra di casa all’inizio della ripresa. Allora si è capito che non c’era alcuna possibilità di uscire indenni dall’Oreste Granillo. Un rigore dubbio, discutibile, almeno quanto il gol di testa realizzato da Rivas e annullato dall’arbitro, in accordo con il segnalinee, agli sgoccioli del primo tempo. Un rigore generoso che ha avuto il sapore di una compensazione; probabilmente non sarebbe stato concesso senza l’episodio del gol annullato.
Una volta accusato il colpo, dopo la realizzazione dal dischetto di Denis, la Paganese ha sbandato, ha perso tutte le sue certezze difensive e pochi minuti dopo ha accusato anche la seconda segnatura. Quella di Reggio è apparsa una partita segnata.
Eppure nel primo tempo gli azzurro stellati hanno recitato alla perfezione il copione difensivo tracciato da Alessandro Erra. Quest’ultimo ancora una volta ha dimostrato che la teoria degli spazi non è affatto tramontata; basta avere gli elementi adatti per poterla applicare. Una teoria elementare. Nessuno deve mai distrarsi dai compiti ferrei assegnati: marcature assillanti, raddoppi continui sugli elementi in possesso di palla e restringimenti degli spazi a disposizione di chi attacca e deve segnare.
Ecco, la teoria degli spazi seguita soprattutto dalle squadre che sulla carta sono indicate come più deboli e che si devono industriare per mettere gli avversari in difficoltà. Questa benedetta teoria degli spazi prevederebbe però anche ribaltamenti tattici. Una volta veniva definita “gioco a fisarmonica”, dispendiosa al massimo e poco amata da atleti non adatti al sacrificio; tutti dietro a difendere la propria zona e tutti avanti dopo aver conquistato il possesso del pallone.
Le teorie sono belle e intriganti quando si enunciano, ma sul pratico sono difficilmente attuabili. E sapete perché? Perché ci vogliono gli elementi adatti per praticarle. Ci vogliono elementi che sappiano capovolgere situazioni tattiche portandole da difensive ad offensive una volta conquistato il pallone; ci vogliono velocità e intraprendenza oltre a una buona dose di qualità. Ma nella vita bisogna accontentarsi di quello che si ha. E gli azzurro stellati, in verità, hanno ancora una volta dimostrato di essere una squadra più che buona solo quando devono attuare la fase difensiva.
In questo sono stati superbi. Avevano di fronte la capolista assoluta del campionato, una squadra costruita per stravincere, talmente imbottita di elementi di alto bordo da potersi permettere il lusso di avere in panchina elementi come Denis, De Francesco, Doumbia, Corazza; ebbene, gli atleti in maglia azzurro stellata l’hanno affrontata con fiero cipiglio, con l’orgoglio tipico delle squadre provinciali.
La Reggina, nel primo tempo, ha avuto quasi sempre il comando delle operazioni, ha avuto tutto il dominio territoriale che strategicamente la Paganese le ha concesso ma alla fine dei conti, in termini pratici, ha tirato in porta solo su palla inattiva in occasione del gol realizzato da Rivas e poi annullato. A sostegno di quanto enunciato, se andiamo a sviscerare l’andamento della partita, notiamo che per la prima volta in questo campionato il portiere Baiocco non è stato determinante a difesa della sua porta; infatti, nei primi quarantacinque minuti (diventati poi cinquantadue per recupero concesso dall’arbitro) ha dovuto compiere solo interventi di ordinaria amministrazione. Nient’altro!
Alla fine la Reggina ha vinto con un punteggio largo, al di là dei suoi indiscussi meriti. Ma la Paganese non è affatto naufragata. Alessandro Erra, da allenatore intelligente, aveva fatto i suoi calcoli, aveva soppesato le diffide di alcuni calciatori e aveva pensato bene di dare un turno di riposo a Mattia, Capece, Schiavino e Gaeta in vista dell’incontro infrasettimanale di mercoledì ad Avellino. E per la verità i sostituti sono sembrati all’altezza della situazione.
Qualcosa in più, adesso, è lecito attendersi dalla trasferta in Irpinia.
Nino Ruggiero
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