Il calcio moderno ha mutuato tutto da quello di tanti anni fa. Ha mutuato prerogative indispensabili, tipo necessità di avere buoni fondamentali, buona tecnica e garretti sani. Nel corso degli anni ha poi affinato le tattiche rudimentali che l’avevano contraddistinto agli inizi del Novecento e che avevano portato alla formazione dei cosiddetti “metodo” e “sistema”. Era arrivato successivamente, nell’ottica di poter contrastare le squadre più forti, da parte di quelle meno dotate, il battitore libero, ultimo uomo della difesa, grazie a una intuizione del salernitano Totonno Valese quando l’allenatore dei granata in serie A era Gipo Viani. Con il tempo tante regole nel calcio sono cambiate: il battitore libero è scomparso, le regole sul fuorigioco sono state modificate, i ruoli tradizionali dei calciatori hanno trovato altre denominazioni: quello che era terzino, oggi è esterno basso; l’ala di una volta è diventato esterno alto e così via di seguito.
La sostanza del calcio non è però cambiata anche se c’è più tatticismo e c’è la possibilità di effettuare più cambi nel corso di una partita.
Oggi in un incontro di calcio, tecnica individuale a parte, quello che riesce a fare la differenza è l’intensità di gioco, una prerogativa di cui non si può fare a meno se si vuole arrivare al successo. L’intensità era pressoché sconosciuta in un calcio che si giocava a ritmi sincopati, come il suono prodotto da un vecchio giradischi regolato a 33 giri laddove il disco sul piatto era invece un 45 giri (perdonatemi, questa metafora è per quelli della mia generazione che ben conoscevano la funzione di un vecchio giradischi).
Oggi nelle partite di calcio l’intensità di gioco è quella che riesce a fare differenza. A essa puntano gli allenatori emergenti, quelli che non esasperano il tatticismo da lavagna e che hanno capito quanto intensità e psicologia spicciola possano influire sull’andamento di una partita di calcio.
Perché ho scritto queste cose? Perché è giusto riconoscere alla Paganese nei momenti topici una dote imprescindibile nel gioco del calcio; proprio quella dell’intensità di gioco.
La partita con l’Avellino ha dimostrato che gli azzurro stellati sanno cambiare registro in corso d’opera. Il suo allenatore – dopo aver intuito il momento alquanto molle e monocorde della squadra in fatto di intensità – nella ripresa è corso ai ripari inserendo Perri e Calil, due elementi in grado di dare una sterzata decisa al gioco della squadra apparsa scontata nel suo incedere.
A questo aggiungeteci l’utilizzo di Scarpa che a quarant’anni suonati, pungolato nel suo orgoglio, mostra di avere l’argento vivo addosso; aggiungeteci il movimento continuo di Gaeta, sempre più indispensabile nell’ingranaggio di centrocampo. Aggiungeteci, infine, la grande e ineguagliabile regia di Capece, vero e incontrastato signore del centrocampo.
Insomma Erra ha intuito nell’intervallo di dover dare alla squadra più slancio dal centrocampo in su e lo ha fatto da buon stratega ridando profondità intensa sulla fascia sinistra dove Perri – fresco e pimpante – riesce a dare il meglio di se stesso per padronanza del ruolo. Dal piede del calciatore sono partiti cross invitanti per gli attaccanti. Uno fra tutti il lancio perfetto per l’implacabile testa di Scarpa, autore del gol del provvisorio pareggio.
Il tutto mentre la squadra, psicologicamente carica, intuiva di poter arrivare al risultato pieno. Riconosciamolo: gran merito della vittoria va attribuito alla classe e alle invenzioni di Scarpa, che riesce a fare la differenza quando i ritmi delle squadre avversarie non sono più gli stessi dei primi minuti di gioco.
Ma sarebbe da ingenerosi non citare le prestazioni di tutti i componenti della squadra, a partire dal portiere Baiocco, autore di un grande intervento salva risultato quando si era già in svantaggio di una rete.
Con l’intensità di gioco, che emerge soprattutto nella seconda parte della gara, almeno fino a questo momento, Erra riesce a mantenere la squadra su buoni standard di rendimento.
Il traguardo da raggiungere per Erra è costituito da una intensità per tutti i novanta e più minuti di gioco. Potrà mai riuscirci?
Ci auguriamo di si, contando sulla freschezza atletica di coloro che dalla panchina attendono di essere utilizzati ma contando anche e soprattutto sul pieno recupero di Dramè e Calil, due elementi di spessore che potrebbero dare alla squadra quella esperienza e quel tasso tecnico di cui ha bisogno.
Nino Ruggiero
La classe, la tattica, l’intensità
Related Posts
Le partite difficili
Novembre 18, 2024
La Paganese non sfonda
Novembre 18, 2024
Fallo su Mancino, chi non l’ha visto?
Novembre 17, 2024
0-0 al “Torre”, nel podcast il commento a caldo
Novembre 17, 2024
No Comment! Be the first one.