Chapeau! Tanto di cappello alla Reggina, una signora squadra costruita per vincere e che ha dimostrato anche a Pagani di avere tutte le carte in regola per poter arrivare direttamente in serie superiore. Ma tanto di cappello soprattutto alla Paganese, che si avvia a diventare la vera mina vagante del campionato, a patto che non perda per strada tutte le peculiarità tecnico-tattiche e di carattere che stanno caratterizzando il suo cammino.
Che partita, ragazzi! Una di quelle che appassionano e che restano impresse indelebilmente nella mente degli amanti del vero calcio. Una pietra miliare per un percorso di crescita che sta interessando la Paganese.
La gara. Una Reggina spavalda e fiera per una buona mezzora; trenta minuti e più di sofferenza per le coronarie dei tanti tifosi paganesi accorsi finalmente in massa al “Marcello Torre”; ma soprattutto trenta minuti di grande trepidazione e forse anche di sconforto per gli atleti azzurro stellati costretti perennemente sulla difensiva da un’avversaria arrembante e presuntuosa. Baiocco sugli scudi in almeno due occasioni, quando si è temuta la disfatta.
Alla distanza, dopo gli scampati pericoli di una doppia e tripla segnatura che avrebbero probabilmente messo kappaò la squadra, si è vista la Paganese dei sogni, quella che entusiasma e inorgoglisce, quella che non si arrende mai e che riesce sempre a dire la sua brava parola anche nei confronti di avversari indubbiamente più titolati.
Onore e merito agli atleti in maglia azzurro stellata e al suo tecnico, Alessandro Erra. Il lavoro del manico si vede e si apprezza soprattutto quando investe il lato tattico e quello delle cosiddette palle inattive, un neologismo per i calci di punizione inventato dal compianto Franco Scoglio quando allenava il Genoa in serie A.
Le palle attive invece sono costituite dal gioco che la squadra esprime e dalle mosse tattiche che ogni allenatore ha in serbo; prima, per bloccare le iniziative degli avversari ritenuti più pericolosi e determinanti e poi per trovare soluzioni alternative alla manovra di attacco che non trova sbocchi. Sulle palle attive, Erra è stato bravo perché domenica per prima cosa ha cercato di imbrigliare Reginaldo che, volenti o nolenti, rappresenta uno dei punti di forza della Reggina. Non è facile marcare un calciatore come Reginaldo che gioca, come si suol dire, a occhi chiusi; mai un ghirigoro in più, smistamento del pallone di prima, senza esitazioni, sapendo già di trovare il compagno pronto a raccoglierlo. Sull’ex di turno hanno giostrato a turno Panariello e Dramè e lo hanno fatto con grande perizia. Bene.
Per le manovre di attacco, poi, Erra ha intuito di dover ricorrere a Calil per sostenere adeguatamente il gran lavoro di Diop in avanti; e la sua scelta è stata felice perché finalmente il calciatore brasiliano, ex catanese, in un paio di occasioni ha dimostrato di essere sulla strada del completo recupero.
Una parola a parte meritano le palle inattive. Erra ha dimostrato che la squadra esprime grosse potenzialità sui calci da fermo. Lo specialista è Capece. Le sue traiettorie di destro a rientrare sono diventate proverbiali e sono manna per i colpitori testa della Paganese, vale a dire Alberti, Schiavino, Stendardo e Panariello ai quali si è felicemente aggiunto anche Diop. Non è un caso che la maggior parte dei gol realizzati quest’anno hanno origine proprio dai calci di punizione e dai calci d’angolo battuti da Capece. Purtroppo, non sorprendono più nessuno perché i mezzi tecnici televisivi a disposizione vivisezionano ogni peculiarità dell’avversario da incontrare. Quindi l’effetto sorpresa delle prime gare sta venendo a mancare; ma Capece continua a calciare punizioni deliziose per teste in cerca di gloria.
Intanto possiamo dire che i giovani continuano a crescere bene, con riferimento a Carotenuto e Gaeta, fra i migliori in campo anche contro la Reggina. Buono l’impatto di Dramè sulla fascia sinistra dello schieramento; una vera sorpresa poter constatare anche il suo apprezzabile grado di forma. In ripresa Calil e Caccetta. Straripante Diop, un vero incubo per la difesa calabrese.
Domenica prossima, ancora al “Marcello Torre”, ci sarà l’occasione per dimostrare che la squadra di quest’anno può giocarsela veramente con tutte. Arriva l’Avellino, già incontrata in Coppa Italia. Ma saranno due squadre diverse. Soprattutto la Paganese che ha trovato una sua identità e deve confermare tutto quello che di buono ha fatto vedere contro la Reggina, soprattutto nel secondo tempo.
Nell’occasione, mezz’ora prima dell’incontro, ci sarà la cerimonia di intitolazione della tribuna stampa a Raffaele Ianniello, storico corrispondente de Il Mattino.
Nino Ruggiero
Le palle attive e quelle inattive
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