Il ricordo di cinque gol segnati tutti in una volta dalla Paganese si perde nella notte dei tempi. Per questo chiedo aiuto al collega Peppe Nocera, che di statistica se ne intende. Forse bisogna andare all’undici febbraio del 1979, con Gennaro Rambone allenatore, per trovare un analogo risultato di 5 a 1 ai danni del Catania, maturato sul campo neutro di Caserta.
Cinque gol, ci pensate? Eppure… eppure non tutto è filato liscio come l’olio, come il rotondo risultato finale indurrebbe a credere.
Il primo tempo è stato da incubo. I ragazzi del Rende schizzavano via da tutte le parti, erano come tarantolati; arrivavano sempre primi sul pallone, un po’ come lo scorso anno quando, sempre nel mese di settembre, riuscirono a espugnare il “Marcello Torre” con un risultato di 1 a 4 che non ammetteva repliche.
Più di mezzora ieri è durato il predominio netto e incontrastato dei calabresi durante il quale si è temuto la disfatta. Poi, come d’incanto, la musica è cambiata senza cambiare i suonatori. Questo è il calcio, per fortuna o purtroppo, secondo i vari e diversi punti di vista; e forse proprio per questo continua ad affascinare. Le sue contraddizioni sono evidenti e non sono solo tecnico-tattiche; probabile che nel discorso “rendimento” intervengano tanti fattori, non escluso quello psicologico.
Insomma, tornando alla partita di ieri, dopo aver subìto ininterrottamente il predomino territoriale e tecnico da parte degli scatenati avversarie per oltre mezzora, la Paganese si è scrollata di dosso tutta l’apparente apatia con la quale era scesa in campo e ha cominciato a giocare con i ritmi congeniali alle caratteristiche dei suoi elementi più rappresentativi.
Probabilmente non sapremo mai se la ripresa delle redini in mano da parte di Capece e compagni è dovuta a un calo di prestazione agonistiche degli avversari o se, invece, sia stata brava la Paganese a prendere le misure agli avversari. Forse tutte e due le ipotesi. Una cosa solo è certa: si è vista in campo, specie dopo il pareggio segnato da Sbampato, una squadra più compatta, più consapevole delle sue possibilità e soprattutto più tonica.
E a questo proposito mi sento di segnalare la grossa prova fornita da due ragazzi che formano la pattuglia delle cosiddette scommesse: Gaeta e Perri.
Il primo è fra quelli che meglio interpretano il calcio come movimento continuo; non sta mai fermo, avanti e indietro, al centro o sulla fascia. È maturato molto nelle ultime apparizioni. Alcune sue accelerate, man mano che i minuti passavano, hanno consentito alla squadra un cambio di passo dando respiro alla manovra offensiva orchestrata come sempre magistralmente da Capece.
Il secondo, Perri, schierato nella seconda parte della gara, ha nobilitato la fascia sinistra dello schieramento, denotando proprietà di palleggio che migliorano di settimana in settimana. L’impressione – che deve essere suffragata dalle risposte che arriveranno dal campo – è che Alessandro Erra abbia tra le mani due calciatori che se ben utilizzati, con interventi mirati, potranno rappresentare due autentiche novità positive nel corso del lungo e difficile campionato che attende la Paganese.
Erra ha schierato dall’inizio, per un normale turn-over, Francesco Scarpa. Una sorpresa per tanti ma una scelta saggia per un atleta che di solito viene schierato nell’ultima mezzora di gioco. Scarpa, ancora oggi a dispetto dell’età, rappresenta una delle certezze della squadra, un vero patrimonio; e lo è sempre anche quando deve naturalmente centellinare la sua presenza. Sintomatica la stretta di mano fra il calciatore e l’allenatore – sinonimo di intesa – al momento del cambio nella ripresa.
Intanto sono arrivati tre punti pesantissimi che costituiscono ossigeno puro per la squadra e che servono molto anche per migliorare l’autostima che soprattutto i più giovani devono coltivare per arrivare più in alto.
Se arriva, poi, come pare certo, anche il navigato Dramè, un calciatore che fino a qualche anno fa ha calcato i terreni della serie A, Erra avrà tra le mani un calciatore universale, bravo cioè a interpretare sia la fase difensiva che quella di proposizione in avanti.
Insomma, il mosaico della squadra tende a completarsi.
Ancora una sforzo, presidente Trapani, e poi la squadra potrà giocarsela con tutte.
Nino Ruggiero
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