Per la seconda volta di fila, a pochissimo dal termine, la Paganese perde l’appuntamento con la vittoria. Poteva essere ma non è stato, si dice; ma così vanno le cose del calcio. Resta il fatto, incontestabile, che la squadra riesce a giocare solo a tratti un buon calcio verticalizzato, grazie innanzitutto a una buona organizzazione complessiva di gioco. Perché a tratti? – direte. Ve lo dico io: perché la squadra purtroppo è incompleta nel suo assieme; perché ha in organico alcuni calciatori dai ritmi lenti; perché gli avversari di turno, nessuno escluso, hanno in organico calciatori che costano un occhio della fronte e sono temprati per questo tipo di campionato.
Il bottino raccolto fino a questo momento in campionato, al netto del rammarico di aver perduto quattro punti proprio nelle fasi finali delle ultime due gare, può però anche essere soddisfacente. Certo, vorremmo tutti una squadra che pigiasse il piede sull’acceleratore fin dai primi minuti di gioco, vorremmo vedere una formazione che mettesse alle corde gli avversari in ogni momento della gara; ma non è così perché le potenzialità complessive della squadra non lo consentono. Miracoli non se ne possono fare. La società ha pescato sul mercato elementi di buon valore senza fare follie: altro non poteva fare, anche se si attende da un momento all’altro qualche altro acquisto determinante ai fini dell’organizzazione del gioco.
L’allenatore Erra fino a questo momento ha fatto un buon lavoro; con gli elementi che ha a disposizione probabilmente non potrebbe fare di più anche se qualche cambio effettuato sul finale della gara con la Virtus Francavilla ha fatto storcere il muso a più d’uno. Ma si sa: l’allenatore è ritenuto bravo solo quando effettua cambi ritenuti opportuni perché salvaguardano il risultato positivo.
A Erra, tra l’altro, va ascritto il merito di aver saputo gestire la delicata posizione di Francesco Scarpa, sempiterno attaccante con il vizio del gol. Un calciatore che, per quanto bravo, purtroppo deve fare i conti con l’età e con la sua autonomia atletica. Questo l’allenatore Erra e la società azzurro stellata lo sanno bene. Di qui l’utilizzo part-time del calciatore. Di solito si parla di asso nella manica quando si ricorre a un artifizio per risolvere una questione delicata di cui nessuno è al corrente. Invece, lo sanno tutti: Scarpa costituisce dall’inizio del campionato proprio l’asso nella manica della Paganese; entra, gioca e risolve. Cosa che ha fatto domenica quando mancava una mezzora circa al termine sul risultato di zero a zero. Mezzora di fuoco, in tutti i sensi, sotto un solleone agostano, che ha scombussolato tutti i piani tattici della Virtus Francavilla. Ma può l’attuale Paganese, con il massimo rispetto per Scarpa, basare le sue fortune sempre sulle autentiche magie di un calciatore di quarant’anni?
La partita di domenica, a dire il vero, ha entusiasmato proprio solo dopo l’ingresso in campo di Scarpa e di Gaeta. Il primo tempo è stato quasi interamente di marca pugliese e per la verità la fase difensiva predisposta da Erra ha tenuto davanti allo strapotere pugliese. Quello che ha funzionato poco, purtroppo, è stata la gestione del pallone a centrocampo dove Capece ha trovato pochi compagni per impostare la manovra e si è dovuto sacrificare oltre il lecito anche in un oscuro lavoro di interdizione.
Il centrocampo, al momento, è il reparto che più di tutti avrebbe bisogno di sostanza. È nella zona centrale del campo che si gestiscono le partite, specie quando si è in vantaggio. La qualità di palleggio è tipica delle squadre che hanno elementi dai piedi buoni ed è determinante quando si deve gestire un risultato senza dover buttare palloni in tribuna; oggi alla Paganese purtroppo manca proprio la gestione del pallone e ci si affida quasi sempre a lanci lunghi a scavalcare il centrocampo che non sempre pagano, nonostante la buona vena di Diop che si avvia a ridiventare lo spauracchio delle difese di qualche anno fa.
Le scommesse effettuate quest’anno dalla società, in tema di ingaggi, non si discutono ma sono pur sempre scommesse; ben altre sono le certezze. Guardiamole le scommesse di quest’anno: Bonavolontà ha buoni numeri tecnici ma deve crescere; Musso non sembra ancora pronto per recitare in pianta stabile il ruolo di prima punta; Calil è lontano mille miglia da una buona condizione atletica.
Si può fare di più? Certo, soprattutto se arriverà un elemento a centrocampo in grado di sostenere il gran lavoro dell’insostituibile Capece.
Detto tra noi, prima arriva meglio è.
Nino Ruggiero
Related Posts
Il segnale che ci voleva
Novembre 10, 2024
Rigori fatali per gli azzurrostellati
Novembre 6, 2024
La minestra e l’acino di sale
Novembre 2, 2024
Una quaterna che fa sognare
Novembre 1, 2024
No Comment! Be the first one.