I patemi e le sofferenze per la Paganese non finiscono mai. Quando sembra tutto a portata di mano, basta un niente, un gol subìto nei minuti di recupero, perché tutto sia rimesso in discussione. Non è finita e non finirà tanto presto; perché se è vero che i numeri al momento assolvono la squadra, è pur vero che bisognerà attendere l’ultima partita, quella di domenica prossima con la Viterbese al “Marcello Torre” per avere la certezza di potersi giocare la permanenza in serie C con il Bisceglie in due gare senza appello. Sui carboni accesi si sta male, molto male.
La matematica dice che basterebbe un punto, salvo codicilli di ordine federale visto che i pugliesi hanno prodotto reclamo per vedere ridotti i tre punti di penalizzazione loro attribuiti di recente. Eppure, se si vincesse domenica con la Viterbese, cosa evangelicamente buona e giusta perché la squadra di Erra sta dimostrando di non essere più la squadra colabrodo della prima parte di campionato, la Paganese non solo sarebbe pronta a incontrare il Bisceglie ma – in caso di superamento del turno – potrebbe giocarsela a tu per tu con la vincitrice dell’altro play-out che, come è noto, coinvolge anche i gironi A e B. L’impresa non è di poco conto. Ma le ultime prestazione degli azzurro stellati aiutano a credere che l’impresa possa essere alla loro portata.
A dire il vero, sono apparse poco felici le modifiche apportate all’art. 49 delle norme federali a pochi turni dalla fine, anche inopportune – se vogliamo – nonostante sia stato anche introdotto il principio di premiazione delle squadre virtuose. Fra queste squadre cosiddette virtuose, lo sappiamo oramai tutti, c’è la Paganese cui è stata calata una preziosa quanto meritata ciambella di salvataggio di ordine amministrativo per la sua oculata gestione. Ma le riforme, per correttezza, non si fanno mai in corso d’opera. Lo impone soprattutto il buon senso.
Queste sono cose che andavano dette e lo abbiamo fatto.
Altro è invece il discorso agonistico che non può mai ridursi a calcoli ragioneristici. Il calcio è bello quando attrae le masse, quando una squadra riesce a entusiasmare le folle in virtù di prestazioni di rispetto, di risultati non necessariamente sempre vincenti. Le squadre devono avere un’anima, devono calamitare attenzioni e suscitare emozioni. Tutto questo non c’è stato da un po’ di tempo, diciamo da quando necessariamente si è dovuto fare i conti con un bilancio difficile da far quadrare.
È andato tutto storto fin dall’inizio in estate, il tifo è mancato, la massa degli sportivi si è allontanata, la disaffezione verso i colori azzurri stellati si è ridotta a minimi storici.
Adesso però c’è da salvare una categoria, c’è da fare quadrato attorno alla squadra e alla società. I conti potranno essere fatti successivamente, anche a muso duro. Bisogna salvare una storia e quindi non si deve andare tanto per il sottile.
Nel momento del bisogno ci sarebbe voluta un’apertura dello stadio alla città con un prezzo d’ingresso simbolico; ma nemmeno questo crediamo sia possibile, visto che, oltre alla tribuna inagibile per lavori che interesseranno la disputa delle Universiadi, c’è anche il settore “distinti” ancora chiuso per misteriose lungaggini burocratiche.
Allora bisognerà ancora una volta fare affidamento sulla passione del solito zoccolo duro degli ultras e di pochi altri fedelissimi che dalla curva vorranno accompagnare la squadra nella partita più delicata dell’anno. Avanti, fino all’ultimo respiro!
Nino Ruggiero
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