Così è, anche se non vi pare
I campionati a cui quest’anno partecipa la Paganese sono due.
Il primo, agonistico, prevede vittorie, pareggi e sconfitte. Per essere competitivi, non necessariamente vincenti, in questo tipo di campionato bisogna avere fondamenta salde, avere un assetto di base con una spina dorsale che non ti abbandona mai perché poggiata su mestiere ed esperienza. Ma qui, quest’anno, siamo ai verbi difettivi, prova ne sia che in cinque gare è stato racimolato un solo punto e sono stati incassati la bellezza di quindici gol.
Il secondo, amministrativo-contabile, prevede conteggi ragionieristici di costi e ricavi. In questo campo probabilmente la Paganese è ai primi posti di una ipotetica graduatoria, perché se c’è una cosa che è a posto questa è rappresentata dall’oculatezza dei bilanci societari. Questo però è un campionato anomalo che non prevede spettatori; è un campionato solo per ragionieri ed analisti contabili.
Ce ne poteva essere anche un terzo, per la verità, ma la società non ha inteso parteciparvi. Ed è quello della armonica convivenza fra le due anime; fra l’allestimento di una squadra discreta che poggiasse le sue certezze su un nucleo di quattro-cinque calciatori di mestiere nei ruoli chiave, soprattutto in difesa, con il dovuto occhio alle esigenze di bilancio. Purtroppo ancora una volta, chi doveva costruire la squadra ha commesso il grave errore di non guardare prima ai pilastri o, fate voi, alle mura maestre; detto più chiaramente, alla difesa che è il reparto fondamentale di una squadra di calcio.
Una squadra che si deve salvare deve avere un reparto difensivo affidabile e l’affidabilità, soprattutto nella propria area di rigore, te la può dare solo il mestiere. Se andiamo a vedere con la lente di ingrandimento, noteremo che alcuni gol incassati fino a questo momento sono figli di errori madornali di difensori che non riescono a liberarsi del pallone nei momenti di maggiore pressione avversaria o – peggio ancora – escono maldestramente dalla propria area, palla al piede, innescando il contropiede avversario a difesa scoperta. L’allenatore Fusco, che ama parlare di un calcio propositivo (e fa bene), deve però fare i conti con il materiale umano a disposizione. Nell’attuale Paganese, se si eccettua Sapone, non vedo giovani particolarmente bravi nell’uscire palla al piede. Se non c’è qualità, visto che non si può competere sul piano del palleggio con avversari ben dotati tecnicamente, allora, meglio puntare sul ritmo; anche a costo di dover ricorrere a “palla lunga e pedalare” per evitare di scoprire la parte restante della difesa.
Adesso, con la squadra sconsolatamente all’ultimo posto (giacché è impensabile che la Viterbese nelle cinque gare da recuperare possa ripetere lo stesso fallimentare cammino della Paganese), con un pubblico oramai disamorato e sempre più assente, la società può solo puntare a mettere qualche puntello in difesa pescando tra i tanti svincolati. Se non lo farà, sarà chiaro e lampante che – per la salvezza – si punta solo ed esclusivamente sulle disgrazie amministrative di qualche altra compagine del girone che verosimilmente non avrà adempiuto a tutti quegli obblighi che invece la Paganese ha puntualmente eseguito nei termini previsti.
Magra consolazione che potrà anche soddisfare la società ma non certamente il pubblico che sempre di più, settimana dopo settimana, sta abbandonando la squadra perché si sente tradito e umiliato. La società ha tempo per mettere qualche opportuno correttivo, non deve per forza attendere gennaio: basta volerlo e fare qualche opportuno fischio.
Intanto sono alle porte due impegni: domani si gioca in notturna a Monopoli e sabato prossimo arriva il Catania al “Marcello Torre”.
Nino Ruggiero
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