Così è, anche se non vi pare
Leggete queste considerazioni: “Il calcio è materia opinabile. Partiamo da qui. Se ci fosse una giusta ricetta per guarire le innumerevoli disfunzioni tecnico-tattiche che una partita di calcio produce, specie in assenza di risultati, allora credo che tutti la utilizzerebbero: allenatori, dirigenti di società e – perché no? – i tifosi che sono i primi malati di una passione che travolge e che assai spesso lascia poco spazio al buon senso e alla saggezza.
L’unica medicina universale che mette tutto a tacere sono i risultati positivi. Quando arrivano le vittorie c’è poco spazio per ogni tipo di disquisizione tecnica perché le vittorie rappresentano la panacea di tutti i mali. Hai giocato male e hai vinto? Bene, altri tipi di considerazioni – che pure fanno parte del calcio – passano in secondo piano.
La ricetta giusta, quando i risultati non sono quelli sperati, non c’è; non c’è mai stata e mai ci sarà. Sappiamo tutti che il primo colpevole viene individuato nel manico: nell’allenatore. E’ storia vecchia, storia di sempre. A pagare è sempre l’allenatore, è prassi consolidata; l’allenatore paga sempre, a prescindere da colpe e manchevolezze. Qualche volta il cambio di allenatore può essere necessario. Ma bisogna avere le idee chiare in merito. Bisogna valutare tante cose: se la squadra segue ancora i dettami tattici dell’allenatore; chi l’ha costruita e con quali criteri; se, infine, ci sono i tempi tecnici per dare eventualmente una sterzata. Cambiare per cambiare, non serve.
Prendete Zamparini, presidente del Palermo e Cellino, presidente del Cagliari: ho perso il conto di quanti allenatori hanno cambiato negli ultimi anni. Non arrivano le vittorie e allora via l’allenatore. Continuano a non arrivare successi, ecco allora ancora un altro allenatore. Non si muove una foglia? allora facciamo ritornare il primo allenatore. Insomma una giostra, un via vai, tipo Stazione Termini, senza per questo risolvere il problema. La considerazione più ovvia che viene fuori allora è questa: possibile che questi allenatori siano tutti scarsi? Allora, quando i risultati sperati non arrivano, di chi è la colpa? Forse di tutti e di nessuno. Detto alla Pirandello, forse di uno, nessuno, centomila.”
La nota che avete appena letta è stata scritta dal sottoscritto ed è datata 11 marzo 2013. Sono trascorsi quattro anni, ma credo sia di grande attualità. Infatti, le considerazioni sono quelle che volevo fare anche oggi, con qualche aggiunta che non fa mai male perché chiarisce ancora di più i concetti espressi. Aggiungo anche che l’allenatore dell’epoca, molto contestato per mancanza di risultati, era Gianluca Grassadonia. Intelligenti pauca…
Ho sempre pensato – e non sono il solo – che le squadre da formare, sia pure cosiddette sperimentali e composte in prevalenza da giovani da valorizzare, debbano avere solide fondamenta per evitare che il “palazzo” da costruire sia friabile e poco solido.
Portiere, difensore centrale, centrocampista e attaccante costituiscono la spina dorsale di cui ogni squadra non può e non deve prescindere se vuole formare una compagine non dico vincente, ma almeno non perdente. Se ci guardiamo intorno, e scoviamo fra le cose nostre, ci accorgiamo che all’attuale Paganese manca il pilastro centrale che negli anni non è mai mancato per padronanza del ruolo, per personalità e per qualità carismatiche. Oggi che la difesa è sotto accusa per i tanti gol incassati nelle ultime giornate, forse riusciamo a capire quanto importante sia il ruolo di un leader difensivo. Intendiamoci, non ci sono colpe specifiche per gli atleti che sono arrivati alla spicciolata e che stanno facendo di tutto per dare il loro contributo. Ma che volete, una cosa è fare il proprio dovere, con alterna fortuna, un’altra è emergere per classe ed esperienza dando così sicurezza all’intero reparto. Senza andare troppo indietro nel tempo, cito solo alcuni difensori che a Pagani hanno fatto la storia: De Sanzo, che oggi è vice allenatore, Di Napoli, Taccola, Fusco, e buon ultimo Sirignano. Questo per l’atleta cui consegnare le chiavi del reparto più delicato della squadra, la difesa.
Per gli altri componenti della cosiddetta spina dorsale, per fortuna. mi pare che ci siamo. Gomis fino a questo momento è stata la lieta sorpresa della squadra compiendo veri e propri miracoli a difesa della sua porta; Carcione sta tornando quello che conoscevamo ed assicura qualità e mestiere al centrocampo; per l’attacco Cesaretti e Talamo stanno fornendo buone e rassicuranti prestazioni in attesa del rientro di Fabinho che – una volta pronto ed in perfetta efficienza fisica – dovrebbe arricchire con qualità il reparto offensivo.
Capitolo allenatore. Favo potrebbe anche non essere un’aquila in panchina, ma non è il responsabile unico di una situazione di classifica a dir poco imbarazzante; deve avere il tempo per guardarsi intorno e per scegliere gli elementi che ritiene più adatti al suo concetto di calcio. Se una cosa gli si può imputare è quella di aver accettato la guida della squadra senza richiedere opportune garanzie tecniche, perché era lampante da tempo che la squadra di qualche rinforzo aveva assoluto bisogno. Poi avrà commesso sicuramente anche degli errori – come li commettono umanamente tutti quelli che vivono la vita di tutti i giorni – ma non mi pare giusto che sia additato come il maggiore colpevole di una situazione che al momento appare sicuramente preoccupante.
Il tempo, probabilmente, assicurerà alla squadra la migliore medicina; Raffaele Trapani, che tiene alla Paganese più di qualsiasi altro, conosce la strada da intraprendere per salvarla dal baratro senza affanni e patemi d’animo.
Adesso però pensiamo a fare punti.
A cominciare da domani nell’incontro infrasettimanale con il Trapani.
Nino Ruggiero
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